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lunedì 31 dicembre 2012


Siamo arrivati all'ultimo giorno di questo 2012. Un anno che, dal punto di vista della corsa, mi ha riservato solo soddisfazioni.
Non so dire quale sia stato il traguardo più bello raggiunto in quest'anno. Pensavo che il fatto di abbattere il muro delle 3 ore in maratona avrebbe rappresentato la più grande soddisfazione. Ripensandoci, però, faccio fatica a dire se mi abbia dato più soddisfazione quel risultato oppure l'aver portato a termine la Trans D'Havet. E'  una bella lotta.
La cosa bella è che ho potuto tracciare tutto quanto grazie a Garmin Connect ed ora posso riportare un po' di dati dell'anno appena concluso.

  • Km percorsi: 2892
  • Numero di uscite: 223
  • Mese dal kilometraggio più alto: Settembre con 316 km
  • Dislivello positivo percorso: 45966 Metri
  • Gare disputate: 31 così suddivise (3 Maratone, 6 Mezze Maratone, 8 Trail, 4 corse in salita,  1 Campestre, 4 diecimila, 3 gare di distanze intermedie tra il diecimila e la maratona, 2 ritiri).
Un gran bel bottino direi.
Per il nuovo anno mi basterebbe ripetere quanto fatto in questo 2012, magari potrei puntare a quota 3000 km. Basterebbe non infortunarsi mai. Che poi è sempre il migliore degli auspici.

Buona fine anno a tutti e un augurio per un 2013 carico di felicità e soddisfazioni.

domenica 30 dicembre 2012

7^ Maratonina della Città Murata. 21 km e rotti da correre a Cittadella una delle città più belle che si trovano qui nel circondario. Peccato aver visto le bellissime mura del centro soltanto alla partenza e all'arrivo per un totale di meno di un km. Tutti gli altri 20 si correvano all'esterno, molto all'esterno e, in particolare, in mezzo ai campi.
Tengo a precisare che, quando dico in mezzo ai campi, non mi riferisco a passaggi in mezzo a paesini di campagna ma proprio a strade di terra circondate dai campi arati. Complice la giornata soleggiata, il tepore che già alle 10, orario della partenza, irradiava la zona era sufficiente a sciogliere il ghiaccio formato nella notte. Il risultato è stato che i pezzi di sterrato si correvano su di un leggero strato di fango. Non molta roba, ad essere onesti, ma quel che basta a farti smadonnare visto che dalla mezza di Cittadella mi aspettavo un percorso più che veloce. E invece mi son ritrovato a correre in mezzo a quello che, dalle nostre parti, viene definito paciòro.
Peccato, gli organizzatori si sono fatti perdonare solo con un pacco gara davvero molto generoso. Senza quello non so se la manifestazione avrebbe raggiunto la sufficienza nel mio personalissimo cartellino.
Alla fine, dopo tanto fango, tanta terra e tanta fatica ne è venuta fuori comunque una grande prestazione con un sostanzioso ritocco al personale.
Il mio Garmin, al traguardo, segnava 1h 22' e 59" mentre TDS, che ha rilevato il tempo, restituisce solo l'official time che corrisponde a 1h 23' e 10".
Ho un unico rammarico, dal km 15 in poi ho dovuto convivere con la solita fitta al fegato che mi ha condizionato non poco nella ultima parte di gara. Al km 17 e al km 19 mi sono dovuto anche fermare per cercare sollievo. La fitta era divenuta talmente acuta da impedirmi di respirare. Con le due soste mi sono giocato, come minimo, una ventina di secondi.
Peccato per questo inconveniente che, ogni tanto si presenta, e che ancora non sono riuscito a risolvere.
Ad ogni modo, oggi ho faticato davvero tanto. La Stragiaxà probabilmente non era ancora riassorbita. Sarebbe da tentare una nuova mezza tra tre settimane per vedere cosa ne può uscire.
Quasi quasi vado a dare un'occhiata alle gare in programma.

giovedì 27 dicembre 2012

È stato un grandissimo successo l'ultima  edizione della Stragiaxà, la corsa ideata dal presidente Bress che, anno dopo anno,cresce sempre di più.
La Stragiaxà 2012 verrà ricordata per lo scenario, per la prima volta si è corso in centro città a Thiene, e per l'altissimo numero di partecipanti, circa 300. Un successo tale che ha permesso di versare più di mille e settecento euro ciascuno alle fondazioni Onlus supportate dall'iniziativa: Ambulatorio autismo di Thiene e Città della speranza.
Tutto questo ha reso ancora più bella la festa cui tutti i fulminei, a loro modo, hanno dato il proprio contributo.
Ma c'era anche una gara da correre, un circuito di 3 giri per un totale di 10 km. Nonostante i bagordi di Natale e nonostante lo scopo principalmente benefico dell'iniziativa, ogni volta che si spilla un pettorale alla canotta, l'adrenalina sale e così pure la voglia di competere. Ecco dunque che ho dato fondo a tutte le energie di cui disponevo  per onorare con il massimo impegno quei 10 km tutti curve e sanpietrini.
Ho dovuto, mio malgrado, rinunciare a correre con Rowdy, troppo rischioso farlo correre sul porfido bagnato da una pioggia costante. Talmente costante e fastidiosa che in molti hanno suggerito di rinominare la gara, per quest'anno soltanto, Strabagnà.
Pronti via e mi ritrovo intruppato nel mezzo del gruppo, accelero, freno, scarto da una parte e dall'altra. Verrebbe quasi da sgomitare non fosse che si sta correndo per beneficenza. Passano i primi 200 metri ed il traffico diminuisce, finalmente si può correre liberi. Imposto il ritmo senza sapere per bene la velocità cui sto andando. Corro in base allo sforzo che avverto. Fatico un bel po', anche per evitare le molte pozzanghere, ma non vado mai fuori giri. Tengo il ritmo in maniera tutto sommato agevole anche se mi rendo conto di correre piuttosto veloce. Alla fine taglio il traguardo in 36’ e 57”, mancano però 200 metri ai 10 km previsti (dati presi da Garmim), ma va benissimo uguale. Anche se non è personale so comunque che sotto ai 38 minuti ci vado abbastanza tranquillamente. Tanto mi basta per essere molto soddisfatto.
Oltretutto, è stata una bella sgasata, ottima in vista della mezza di cittadella di Domenica.
Il post gara è stata un'altra grande prova, una festa continua proseguita fino a sera inoltrata al termine della quale siamo usciti tutti enormemente soddisfatti.
E' la magia della Stragiaxà, una corsa nata per caso che si è trasformata in un evento di successo. Tra Fulminei e non ci siamo divertiti con le premiazioni e con l'estrazione dei numerosi premi. Ed un premio, all'impegno del presidente Bress e de La Fulminea tutta, è stato il ricavato versato in beneficenza.
Un iniziativa meravigliosa che spero possa ripetersi ancora per tanto, tantissimo tempo. 
Lunga vita alla Stragiaxà.

domenica 23 dicembre 2012

Vi regalo uno spezzone tratto dal film L'ultimo capodanno. Una scena che, se l'avesse girata Tarantino, saremmo tutti qua a strapparci le vesti gridando al miracolo.

 

Bene, ora che sapete dove fanno le olive ascolane torno a parlare un po' di me.
Archiviata l'esperienza portoghese ora sto cominciando a fare due conti in previsione 2013. A marzo torno a Treviso per la maratona mentre ad Aprile volerò a Boston che rappresenta certamente l'evento più importante della prima parte della nuova stagione.  Poi a Settembre ci sarà Berlino, nel mezzo un bell'intervallo a base di Trail.
Dopo Lisbona mi sono preso una settimana abbondante di pausa, me lo chiedeva anche il lavoro, ed ora sto ricominciando pigramente a macinare km.
Il 26 Dicembre, a Thiene, prenderò parte alla Stragiaxà Race con tutta l'intenzione di vincere nella categoria Atleta a 6 Zampe.
Correrò infatti col Rowdy al mio fianco. Spero solo non soffra il porfido del centro di Thiene perchè, per il resto, non avrebbe problemi a vincere contro chiunque. Semmai sono io che lo freno col mio passo stanco.
Dopo Thiene, il 30 andrò a Cittadella (PD) per la mezza della città murata. Cittadella è un posto magnifico, il percorso è piatto e scorrevole, se la condizione è quella di Lisbona le premesse ci sono tutte per abbassare il personale sulla distanza. Non sarebbe male chiudere l'anno con un nuovo personal best.
Infine, il 31, assieme a Capitan Rigo, Massive Attack e Zanze, ce ne andiamo a Calderara di Reno a correre la maratona di San Silvestro, versione staffetta. A quanto mi dicono, la maratona di Calderara è unica nel suo genere in quanto a tristezza del percorso. Un circuito talmente improbabile da diventare affascinante. Sono proprio curioso di vedere come sarà.
Chiuderò così, con un bel po' di impegni podistici, questo 2012 che tante soddisfazioni mi ha regalato. Chi ben finisce...l'anno prossimo può fare ancora meglio.

lunedì 17 dicembre 2012

Un tempo, quando un amico tornava dalle ferie, vi invitava a casa sua a vedere le diapositive delle ferie. Era un supplizio cui toccava sottoporsi, in nome dell'amicizia. Ora le diapositive sono sparite, però c'è Youtube.
Pertanto vi invito a vedere il video della mia vacanza appena conclusa a Lisbona. Sperando sia un po' meglio delle diapositive di una volta.
(Se potete, guardatelo in HD. Basta clickare sull'icona a forma di ingranaggio ed impostare la risoluzione).

venerdì 14 dicembre 2012

Da quando ho iniziato a correre le maratone ho sempre avuto un obiettivo in testa: il muro delle 3 ore. Sapevo di potercela fare, sapevo anche che sarebbe stato difficile ma, con il giusto impegno, ce l'avrei fatta.
Il muro è caduto Domenica scorsa (il 9 Dicembre), dopo 7 maratone ed al secondo concreto tentativo di scendere sotto la fatidica soglia.
Devo dire che mi hanno fatto molto bene i lunghi trail che ho svolto in estate, così come mi ha fatto bene un anno nel quale ho corso con costanza senza subire pesanti stop per infortuni o altri cazzi.
Nonostante una buona preparazione, ho provato a mettermi i bastoni tra le ruote da solo con delle scelte logistiche non proprio felici.
Su tutte, la scelta della maratona: Lisbona.
Il pre maratona è stato quasi una campagna su quello che non si dovrebbe fare. La cena dovrebbe essere a base di carboidrati ? Benissimo, noi siamo andati in un ristorante portoghese a mangiare il Churrasco che, in sostanza, è una sorta di grigliata mista.
L'idratazione è importante ? Lo sappiamo bene, peccato che idratarsi con la birra non sia esattamente il metodo più indicato. Certo che, con la bionda bevanda a 4 euro al litro....come si fa a resistere ?
Il percorso di gara va studiato e i dettagli pianificati ? Per la prima volta mi presentavo al via senza alcun gel, dimenticati a casa, e del percorso avevo un'idea  che definire sommaria è un eufemismo.
Già, il percorso. Chi conosce Lisbona sa bene che è una città collinare. Il centro è un continuo saliscendi e l'unico tratto piatto è quello che costeggia la baia. Peccato solo si trovi un centinaio di metri più in basso rispetto al centro della città. Il percorso, ovviamente, partiva dal centro, faceva un giro di 16 km circa tra i saliscendi poc'anzi descritti, quindi scendeva con decisione verso la baia.
Il tempo perso nei saliscendi, con i pacer delle 3 ore volati a 200 metri di distanza, mi ha costretto a forzare nel tratto di discesa facendo  una cosa che mi piace molto poco e cioè tirare nella prima parte. Già qui avevo capito che sarebbe stata dura, e le gambe, dopo la discesa, lo testimoniavano.
Giunti alla baia ci aspettavano 8 km in una direzione, con strada finalmente piana, quindi giro di boa e nuovi 8 km nella direzione opposta. All'andata tutto bene, a parte un po' di caldo e a parte il fatto di trovarsi sul percorso della Mezza maratona partita 2 minuti dopo il mio passaggio. Farsi superare dai mezzi-maratoneti e perdere i punti di riferimento non è stato d'aiuto, ma, comunque, niente di terrificante.
Al ritorno, sorpresa, si presentava il vento contro. Stavamo sul mare dove l'aria si sente. Soffia a intermittenza ma è piuttosto fastidiosa. Provo a schermarmi con qualche runner zigzagando pure parecchio ma non c'è verso, il vento cambia costantemente angolazione ma finisce sempre per remare contro.
Terminati anche gli ultimi 8 km tocca risalire. I km sulle gambe sono 36 e quando la strada gira, lasciando la baia sulla destra per puntare il centro città, ecco che si presenta la salita. Inizialmente sale dolce ma, dopo un incrocio, diventa una piccola rampa. Un rettilineo di un paio di km che sale, sale e sale ancora. Poi con tutto quello che già è alle spalle diventa un bel calvario.
Qui vado in difficoltà. La fatica è tanta, so di avere un po' di vantaggio sul passo gara delle 3 ore ma so anche che è ancora lunga. Mi sembra di andare pianissimo e ho pure la tentazione di porre fine alla sofferenza e di fermarmi, una voce interna dice che non ce la farò.
Per fortuna c'è quell'altra voce, quella determinata che mi scrolla e mi ricorda di quanto sarebbe una sconfitta il fatto di rinunciare, di quanto mi pentirei poi e di quanto abbia lavorato sodo per raggiungere il traguardo che, se ci penso un attimo, è li a pochi km. E allora decido di non fermarmi, magari andrò piano ma non devo cedere alla tentazione.
E' la scelta giusta, mi sembra di andar piano ma, controllando il Garmin successivamente alla gara, scopro che stavo procedendo a 4'26/km. Mi fossi fermato sarebbe stato proprio un delitto.
I km passano sempre più lentamente ma, raggiunto il 40°, capisco che ormai è fatta.
Si presenta un'ultima salita e, con essa, quella fottutissima fitta al fegato che tante tribolazioni mi ha dato. Ho un momento di sconforto ma poi reagisco, mi premo il fianco, espiro con forza l'aria dai polmoni, mi piego pure un po' in avanti. Faccio di tutto pur di evitare che il dolore diventi insopportabile.
Un km e mezzo dopo anche il dolore se ne va. Mi vien da pensare fosse di natura psicologica, una sorta di paura di vincere.
Si ripresenta lo stadio I de Mayo, questa volta veniamo dirottati verso la pista di atletica. L'arrivo è bellissimo, con il mezzo giro di pista e con una giornata baciata dal sole. Quando imbocco il rettilineo vedo che il crono non ha ancora raggiunto le 2 ore e 59. Ho un runner di fronte a me ed ancora qualche energia da parte, sprinto andandolo a riprendere e tagliando il traguardo in 2 ore 59' e 02".
E' stata durissima ma ne è valsa la pena. Ritiro la medaglia e penso che è la prima che ricevo dopo aver terminato una maratona in meno di 3 ore. Me la guardo per bene, la osservo, voglio cercare di imprimere nella memoria le sensazioni di quel momento.
E' una gran soddisfazione. Potrà sembrare stupido ma è un piccolo successo e ne vado orgoglioso.
Il seguito è una dolce attesa dei miei compagni di avventura. Arrivano in sequenza, quasi equidistanti. Alberto G. sfonda il muro delle 3h e 10 chiudendo in 3h 09' e 52", Zanze migliora nettamente il suo personale sulla distanza con un ottimo 3h 18' e 36" e infine Simone, chiude la sua fatica nella mezza maratona in 1 h 41' e 46".
Il resto della permanenza a Lisbona è una continua festa. All'indomani della gara, controllando la classifica, scopro che mi sono stati regalati 4 secondi. Il mio tempo ufficiale diviene pertanto di 2h 58' e 58". Sono sicuro si siano sbagliati ma direi che non ho lamentele da fare a riguardo.
Per i restanti due giorni ci siamo goduti una città che a tutti è piaciuta tantissimo. La maratona è stata una bella parentesi ma il bello è venuto dopo.
Il fatto è che mi piace vedere posti nuovi ma conto di tornare a Lisbona perchè, appena ci penso, sento già un po' di saudade.

lunedì 10 dicembre 2012

2 ore 59 minuti e 2 secondi. Garmin alla mano, questo è il responso che il crono mi restituisce dopo 42 km e 195 metri di fatica. È stata dura, più del previsto.
Il percorso della maratona di Lisbona è tra i meno piatti che io ricordi. Si parte in salita, quindi si scende e poi si risale di nuovo. Un'alternanza di saliscendi che va avanti fino al km 18 circa. Qui si scende con decisione per un paio di km buoni fino a raggiungere il livello del mare. 8 km per la prima volta piatti e rettilinei. Giro di boa e si ritorna sui propri passi ripercorrendo la strada dell'andata e beccandosi un bel po' di vento in faccia. Terminati gli 8 km di ritorno, km 36 della maratona, si ricomincia a salire, prima in maniera dolce, poi sempre più decisi.
Al km 38 un rettilineo in salita ci si presenta avanti. Le gambe sono legnose e pare di non riuscire a fare strada. Gli ultimi km sono una lenta agonia. Mi ritrovo a fare conti per capire se, anche con un crollo finale, riuscirò a raggiungere l'obiettivo, pare di si, ma è meglio non rischiare. Le energie però sono quasi svanite.
Calo la testa e abbasso lo sguardo mentre percorrono l'ennesimo tratto in salita e poi, finalmente, bello e dolcissimo si presenta la sagoma dello stadio Primerio de Mayo.
Controllo il Garmin e pare proprio sia fatta. Ancora mezzo giro di pista ed ecco il traguardo. Il crono ha appena superato i 59 minuti dopo le due ore. È fatta! Il muro è caduto, terminino una maratona facendo segnare un tempo la cui prima cifra inizia con 2. Che soddisfazione.
Ora festeggio e mi godo la città, prossimamente darò maggiori dettagli sull'andamento della corsa. Ora mi resta il ricordo di una gara veramente durissima e di un risultato che mi riempie di soddisfazione. Così come soddisfazione mi da l'idea che un muro è caduto.

sabato 8 dicembre 2012

...esprimo il mio sentimento nei confronti della situazione politica italiana:




Ecco, mi sono sfogato, ora parto.
Ciao

venerdì 7 dicembre 2012

Tutto pronto. Fuori nevica e tra poco mi caccio sotto le coperte che domani non ce la possiamo prendere troppo comoda. Thiene - Venezia - Lisbona. Queste le tre tappe che la gita propone. Una volta in terra lusitana, via a depositare le valige e quindi si fa rotta verso l'Estadio 1° de Mayo per ritirare il pettorale. Li ci sarà anche modo di abbuffarsi visto che è previsto il pasta party.
Terminato il carbo loading non rimarrà che correre la maratona. Il mio obiettivo è noto, terminare entro le tre ore.
In Portogallo troveremo un clima decisamente più caldo (tra i 13 e i 15 gradi circa) e troveremo anche delle belle salite da affrontare. La foto del post parla da sola anche se, spero, il percorso sarà un po' più clemente rispetto all'immagine.
Altro da dire non c'è, ci risentiamo al ritorno in Italia oppure, se ci riesco, da una postazione di fortuna in quel di Lisbona.
In alternativa, per saperne qualcosa, potete provare a dare un'occhiata qui: Lisbon Marathon o sul mio Twitter: @viverestanca un'aggiornamento da cellulare dovrei essere in grado di darlo non molto dopo l'arrivo.
Spengo tutto che domani si parte.
A presto.

martedì 4 dicembre 2012


E' sera, sono le 18, mi vesto in fretta e furia ed esco a fare l'allenamento del giorno.
E' completamente buio e tranne per qualche sporadico lampione la mia lampada frontale è l'unica fonte di illuminazione. Ad accompagnarmi c'è il cane che, lo vedo, è impaziente di sgambettare dopo una giornata a poltrire in cuccia. Dopo i primi km più urbani, percorro un breve tratto di sterrato al termine del quale sbuco su una stradina asfaltata perpendicolare al tratto dal quale provengo. Giungendo vedo che il lato sinistro è libero, imbocco la strada compiendo la curva a destra, Rowdy, alla mia sinistra allarga un po', e quando ci ritroviamo sulla strada incrociamo una macchina che stava giungendo dal lato opposto.
Noto subito una certa agitazione nell'auto la quale si ferma di colpo, anche se procedeva piano. Quindi, al mio passaggio, riparte suonando il clacson con insistenza. Io attraverso la strada, ormai libera, portandomi a sinistra e proseguo. Ma è solo un attimo, quello strombazzare mi ha dato fastidio, del resto non avevo fatto niente di che. Soltanto avevo evitato di fermarmi per immettermi nella strada vedendo che il lato sinistro era libero.
Mi volto e inseguo l'auto che, nel frattempo, era ripartita lentamente. Il conducente mi scorge e si ferma. Lo affianco attendendo che apra il finestrino. E' quello che fa.
- Beh - dico io - che succede ?
- Come che succede, uno non può neanche prendere paura ? Sei sbucato come un disperato con il cane in mezzo alla strada!
- In mezzo alla strada proprio no, sono rimasto nella mia carreggiata.
Al che il tipo comincia a scaldarsi.
- Ma cosa dici ? Stai scerzando ? - e fa per scendere.
- Dai Nino, lascia stare - Interviene la moglie che avrà pensato, questo che corre di notte col cane, poco poco, è un pazzo squilibrato.
- No guarda - faccio io - la mia carreggiata era libera e io non ho invaso la tua
- Ah ma vuoi anche avere ragione ?!?!
- No, non è che voglio avere ragione. Ho ragione!
Ormai il tipo è sceso dall'auto e mi fronteggia.
- Guarda che sono della polizia locale
- Io lavoro per un corriere espresso.
Il tipo sbatte le palpebre sorpreso al che mi sento in dovere di spiegare
- Beh, tu mi hai detto che lavoro fai tu, io ti dico che lavoro faccio io. Così siamo pari! *
Non mi lascia finire e scaldandosi sempre più continua:
- Il pedone deve stare a destra e tu eri in mezzo alla strada
- Dai Nino, lascia stareeee.
- A destra ? - Faccio io - Mi risulta che il pedone debba stare sul lato sinistro...
- A destra!
- A sinistra!
- A destra!

E dopo esserci scambiati quelli che potrebbero essere anche i rispettivi orientamenti politici, il poliziotto risale in macchina e se ne va salutato dal mio Buonaseraaa!
Per tutto il resto della corsa sono rimasto a rimuginare su quanto fosse stato stupido il fermarsi a discutere per una tale cazzata. Per quanto abbia davvero mantenuto una calma olimpica è stata lo stesso una cosa evitabile.
Caro poliziotto, se ti ritrovo ti offro il caffè, comunque è meglio che ti ripassi il codice stradale perchè ho controllato e, Art. 190: i pedoni devono circolare sul margine della carreggiata opposto al senso di marcia dei veicoli in modo da causare il minimo intralcio possibile alla circolazione.

*Lo ammetto, questa battuta è inventata, non sono stato tanto brillante. Se mi ricapita la uso di sicuro!

domenica 2 dicembre 2012

Una settimana. Domenica prossima sarò al via della mia 8a maratona, la seconda in terra straniera. La preparazione prosegue in maniera soddisfacente, ho ormai svolto tutti gli allenamenti antipatici che mi ero ripromesso di fare:
- Ripetute lunghe: FATTO
- Lunghissimo: FATTO
- Medio: FATTO
Il medio è storia recentissima. Di questa mattina. Dopo aver pascolato il cane mi sono infatti vestito di tutto punto e sono partito lungo le vie di quella che ho ribattezzato "Drugo Run Zone": un tracciato che è diventato un po' "mio" visto l'alto numero di passaggi fatti da un anno a questa parte. Il meteo, sia mai, non presentava sorprese. Grigia e piovosa tutta la settimana, grigio e piovoso anche il weekend.
L'idea, alla partenza, era quella di fare il solito percorso di 18 km a ritmo sostenuto ma senza tirarsi troppo il collo, tanto, a quello c'avrebbe pensato il percorso. La "Drugo Run Zone" è infatti piuttosto bastarda. Se si fa lo studio di funzione del profilo altimetrico, si realizza che il percorso è a parabola, dove il giro di boa corrisponde al punto di minimo. Ne consegue che si parte dal livello più alto, si scende verso il minimo e, una volta raggiunto, si risale recuperando tutto il dislivello perduto nella prima parte. In altre parole, la seconda parte è un'agonia.


L'idea del percorso impegnativo era voluta visto che, analizzando l'altimetria di Lisbona, ho realizzato che il profilo altimetrico sarà analogo. Si parte da una certa altezza, a un quarto di gara si scende di un bel po' e quindi si risale quando mancano 5 km circa. Ecco la prova:


Di per sa l'allenamento è andato piuttosto bene. Più veloce di quanto avessi programmato anche se lo sforzo è stato notevole. Al km 15 avevo pensato anche di fermarmi "che tanto poteva bastare così", ma mi sono imposto di continuare ed ho ultimato il giro mantenendo un buon ritmo di 4'10/km provando anzi una sensazione di recupero (QUI il resoconto da Garmin).
Alla fine ottime sensazioni e grande soddisfazione per aver svolto un altro allenamento antipatico, l'ultimo che ancora mancava.
Ora mi aspetta una settimana relativamente tranquilla. Un paio di corsette sciolte e forse delle ripetute da 1 km per dare una spolverata alla velocità.
L'operazione Maratona di Lisbona prosegue bene, ormai non ci sono più grossi ostacoli a separarmi dalla gara.

venerdì 30 novembre 2012


 Prendete un runner con delle velleità cronometriche in maratona. Niente di che, per carità, però, nel suo piccolo, è uno che ci prova.
Prendete poi una condizione climatica decisamente umida. E' l'autunno, non una gran sorpresa, piove sempre.
Amalgamate per bene questi due ingredienti, preparate una base di asfalto e cucinate a fuoco lento per 13-15 km.
Ultimata la cottura spegnete il fuoco e servite il vostro runner in umido accompagnato con della polenta abbrustolita.

Polenta a parte, quella del runner in umido è una ricetta che ho sperimentato varie volte in queste ultime settimane.
Lisbona è dietro l'angolo e alla partenza di ogni allenamento mi ritrovo a pensare "speriamo tutto questo mi serva per abbattere il muro delle 3 ore!". Con questo pensiero, attivo il Garmin e parto lungo la via.
Mercoledi ho raggiunto il record di imbarcamento acqua. Un allenamento serale di 17 km accompagnato, nei 9 centrali, dagli eroici superstiti del progetto Corri A Thiene (organizzato dal binomio Comune di Thiene - Bress). In certi punti si correva sulle acque, mancava un Mosè che aprisse la via e quindi ci siamo tutti inzuppati fino alle orecchie.
La doccia conseguente all'allenamento è stata una cosa meravigliosa. Quando si rientra completamente zuppi e infreddoliti la sensazione successiva alla doccia calda è qualcosa di impagabile. Il massimo livello di "compiti per casa svolti".
Dopo la corsa sotto l'acqua di Mercoledi, ieri ero idirizzato verso un'altra corsa serale. Quando ho messo il naso fuori per valutare la temperatura mi sono ritrovato a rimirare un bello scroscio d'acqua. Ben sazio per la ricetta del giorno precedente ho richiuso l'uscio e me ne sono rimasto a casa. Va bene tutto ma un po' di bene bisogna anche volerselo.
Questa mattina, il senso di colpa per l'allenamento saltato, mi ha buttato giù dal letto ed in compagnia del fido (di nome e di fatto) Rowdy mi sono sciroppato un bell'allenamento sostenuto. 5 km di corsa facile: 4'29/km di media, seguiti da 5 km in cui c'ho dato dentro: 4'01/km di media. Nei 3 km successivi avrei dovuto recuperare, ed in effetti quella era la sensazione. Una volta scaricati i dati mi sono però accorto che nei 3 km di recupero ho corso a 4'00/km di media. Più veloce che nel tratto tirato.
La cosa ha una spiegazione, due sono i motivi che hanno consentito tutto ciò. Il primo è che il tratto finale è in leggera discesa mentre i 5 km precedenti alternavano saliscendi continui ed anche una rampetta per nulla semplice. Il secondo motivo è la sosta fisiologica del Rowdy a 1 km e mezzo dalla fine. Sosta che mi ha permesso di rifiatare e di ripartire più fresco.

Ad ogni modo, se i risultati sono questi, evviva il runner in umido. Ancora qualche porzione e poi speriamo che, a Lisbona, la ricetta cambi...magari non nel "Runner Saltato" però!

sabato 24 novembre 2012

Parto dalla fine e cioè dalla chiusura del lungo programmato per questa mattina. 33 km ad una media di 4'22/km e con gli ultimi 10 km corsi in 41' e 50 (media di 4'11/km).
Molto al di sopra delle mie aspettative visto che mi sarei baciato i gomiti a fronte di una media un 10 secondi superiore.
Un gran bel responso dunque che mette molta fiducia in vista della maratona di Lisbona del 9 Dicembre. E pensare che stamane, mentre aspettavo il mio compagno di squadra Zanze per correre in sua compagnia, nemmeno avevo molta voglia di uscire ad allenarmi. Il cielo era plumbeo e il mio umore più o meno dello stesso colore. Poi è arrivato Zanze, che aveva già 7 km alle spalle, e siamo partiti lungo le strade nei dintorni di Thiene.
Fin da subito mi sono reso conto di fare poca fatica e al primo riscontro cronometrico (5° km) mi sono sorpreso nel vedere che stavamo correndo al di sotto dei 4'30/km.
Via via che i km passavano le sensazioni rimanevano buone e si materializzava la possibilità di correre un lungo come mai mi era capitato. La media si manteneva buona nonostante al primo tratto, in leggera discesa, fosse seguita una seconda frazione con pendenza sfavorevole.
Giunti al 24° km, Zanze mi salutava, con un ultimo mille in 4'09, e proseguivo per gli ultimi 9 km in solitaria.
A questo punto le sensazioni di fatica hanno cominciato ad aumentare, ma la salita archiviata nella prima parte mi veniva in soccorso in questo tratto poichè la strada tornava a farsi in leggera discesa.
A beneficiarne, oltre al mio morale, è stata soprattutto la media. Gli ultimi parziali, infatti, si sono abbassati sotto ai 4'15, ritmo che spererei di tenere nella prossima maratona.
Ho chiuso così il 33° km proprio davanti a casa stoppando il Garmin dopo 2h e 24' di corsa.
Nel complesso un allenamento sicuramente duro, ma più dal lato mentale che da quello fisico. Gli ultimi 5 km sono stati una continua lotta tra l'arrendersi "che tanto l'allenamento è già buono così" e il "non mollare".
Alla fine ha prevalso il "non mollare" ed anche questa è una bella soddisfazione visto che i lunghi non sono esattamente la prova che più mi piace affrontare.
A due settimane da Lisbona raccolgo con molto piacere questo riscontro positivo. Non sapevo se potevo andare in Portogallo con speranze di terminare la maratona sotto alle 3 ore.
Ora lo so.

lunedì 19 novembre 2012

Ieri, assieme ad altri 35 componenti della nostra squadra, ho preso parte alla Mezza dei 6 comuni. La mezza di casa per la nostra società visto l'arrivo nel centro di Thiene. E' stata come sempre una manifestazione spettacolare, divisa tra chi teneva a fare il tempo e chi invece si è concentrato maggiormente sul lato folcloristico della corsa.
Sono così spuntate divise da pirata, sciabole di plastica, bende per gli occhi, uncini e persino un archibugio. Bress e Fulmine, manco a dirlo, i maggiori esponenti della versione goliardica.
Per quel che riguarda me, invece, la mezza era una buona occasione per un allenamento agonistico e per fare un test sulla mia attuale condizione.
L'ipotesi era quella di terminare la gara sotto ai 90 minuti. Sparsa la voce, ho avuto modo di fare da pacer per i primi 15 km al compagno di squadra Matteo. Con sorpresa e buona soddisfazione ho visto che tenere i 4'15 di media non mi costava gran fatica. Chiacchieravo con la gente ed incitavo il mio compagno di avventura senza avvertire particolare sofferenza, anzi.
Passato il km 16, vista la facilità con la quale stavo correndo, ho deciso di incrementare negli ultimi 5 km. Ho così salutato Matteo e Stefano, che nel frattempo si era aggiunto al treno, e ho accelerato verso il traguardo.
Con la progressione finale sono riuscito a recuperare un altro minuto sul tempo stimato tagliando il traguardo in 1 h e 29 spaccati.
Molto soddisfatto per il tempo e per le sensazioni di agilità con cui ho corso.
Le due settimane di allenamento, seguenti il mese di stop per infortunio, hanno dato i loro frutti. In particolare l'allenamento di qualità di Giovedi (Ripetute lunghe da 2 km) è servito a risvegliare un po' di velocità sopita.
Il post gara, come sempre accade in occasione di questa corsa, è stato epico. Festa fino a tarda sera dove abbiamo reintegrato molto più di quanto avessimo speso durante la gara. E non ce ne lamentiamo di certo.
Archiviata anche questa mezza ora non resta che darci dentro nelle ultime due settimane che precedono la maratona di Lisbona.
Il responso della Mezza dei 6 Comuni sembrerebbe dire che il muro delle 3 ore potrebbe cadere già in terra lusitana.
Ancora 15 giorni e poi saprò.

giovedì 15 novembre 2012

Ogni tanto tocca fare un allenamento che non si vorrebbe fare. Quello cui mi devo sottoporre io a breve è uno di quelli, le ripetute lunghe.
Il mio personalissimo programma, studiato dal Dr. Katzen, prevede 5 ripetute lunghe da 2 km con 4' di corsa blanda di recupero tra una serie e l'altra. Il ritmo da tenere durante le ripetute sarà compreso tra i 3'50 e i 3'55 al km. Poi vedrò anche le sensazioni di corsa cosa mi diranno di fare.
Poichè farò le ripetute in pista mi sono già studiato il tempo sul giro: 92 secondi ogni singolo giro di pista e so che sto andando a 3'50 al km.
Nella mia classifica le Ripetute Lunghe vengono al secondo posto dopo il Lunghissimo come l'allenamento che meno amo fare.
Credo ognuno abbia il suo, per voi qual è l'allenamento che piuttosto andate a messa ?

sabato 10 novembre 2012


Sto tornando ad allenarmi con una certa serietà, almeno, ci provo. Già perchè, stranamente, la voglia latita. Sarà l'arrivo del freddo unito a giornate piovose e grigie o sarà qualcos'altro ma faccio davvero fatica a trovare la voglia di uscire. Oggi per esempio lo stimolo è stato pensare a chi è alle prese con un acciacco e vorrebbe correre ma non può farlo. Un po' come capitava a me due settimane fa. Quindi basta tentennare e trovare scuse, si esce e si corre.
Avevo in programma, in questa che è una settimana di ripresa, di correre un 15 km. Niente di troppo impegnativo ma solo un tentativo di riabituare le gambe a distanze superiori ai 10/12 km. Stavolta esco senza cane al guinzaglio, anche per vedere la differenza. Mi allaccio le scarpe nuove (alla fine Mizuno Wave Rider 14) e noto battiti abbastanza alti anche a riposo. Appena il Garmin piglia i satelliti faccio partire il crono e parto lungo la via. Fin da subito sento i piedi reattivi, merito in gran parte delle scarpe nuove che risultano parecchio elastiche. Zompetto allegro schivando le pozzanghere e le noci cadute sull'asfalto e ben presto mi rendo conto che sto sbuffando come un treno. Controllo il Garmin ed una scritta nuova, mai vista prima, compare sullo schermo: "Ragazzo, cerchi guai ?".
Ed in effetti mi sa che è così. Guardo le pulsazioni e, casso, sono alte! Guardo la media e, casso, sto appena sopra ai 4'20/km! Meglio rallentare và!
Provo a ridurre la velocità ma non ci riesco, la reattività delle scarpe e forse la memoria di andature antecedenti all'infortunio mi portano a mantenere lo stesso passo. Provo a pensare se sia il caso di rallentare di brutto oppure assecondare l'istinto e magari ridurre di un po' l'allenamento. Opto per la seconda ipotesi, i 15 km diventeranno 13, sperando di arrivare intero fino a casa.
Mantengo così l'azione di corsa e cerco di tenere botta. Il percorso è leggermente ondulato, quando la pendenza è appena contraria, le pulsazioni salgono, quando torna favorevole anche il cuore si assesta su ritmi più normali anche se, comunque, molto alti.
Nel tratto finale ridiscendo verso casa e quindi anche le pendenze sono più favorevoli. Ne consegue che anche la media va migliorando.
Passo davanti a casa con 13 km in archivio, decido di aggiungerne un altro di recupero e finisco così i miei 14 km in un'ora esatta, 4'17/km.
Bene la media, buon esordio delle scarpe nuove ma il mese di stop si sente tutto. Oggi sono andato decisamente fuori giri, mi consola il fatto che una mezza sotto i 90' dovrei comunque essere in grado di correrla già adesso.
Tra una settimana, per la mezza dei 6 comuni, se faccio il bravo magari riesco a limare pure qualcos'altro.

giovedì 8 novembre 2012

Trovo questo bel video, che qui riporto direttamente dal blog di Linus e mi ritrovo a pensare che, cavolo, non han corso la maratona, però una bella festa c'è stata lo stesso.
Non credo basti ma un po' mi viene da invidiare chi c'era e può raccontarlo.
La non Maratona di New York 2012, edizione 1.

martedì 6 novembre 2012

Martedi 6 Novembre 2012 scrive il capitano Achab.
Ho definitivamente ripreso con gli allenamenti. Giovedi, approfittando della festività, sono uscito per 12 km, dei quali ho già raccontato in un post precedente. Il giorno successivo, anzichè riposare, sono andato a trovare Enrico Vivian a Nove per un po' di corsa e di esercizi a corpo libero. Un allenamento molto bello e diverso dal solito in un posto che, se non lo vedi, non crederesti possa esistere in quella zona. Tra prati, sentieri immersi nella natura e aeroplani radiocomandati, abbiamo svolto una buona seduta di corsa, esercizi e chiacchiere. Tutto serve.
I giorni seguenti ho recuperato il riposo saltato e mi sono dedicato al relax.
Oggi ho ripreso con altri 12 km scarsi. Partenza alle 6.15, al freddo ed al buio e con il mio cane a seguirmi lungo la strada. Per lunghi tratti ho patito il freddo, soprattutto alle mani che non avevo coperto con i guanti. Mi sa che la prossima volta me ne munisco. Devo munirmi anche di scarpe nuove, le Asics gel cumulus 14 sono alla frutta, urge un nuovo acquisto. Mi sa che cambio, vista la positiva esperienza con le Mizuno Wave Precision 13 (A2) credo resterò su Mizuno per qualcosa di più protettivo, anche se ultimamente sto avendo un ritorno di fiamma per Nike. Vediamo. Intanto, approfittando di una vendita d'eccezione su Amazon Buy Vip, mi sono portato a casa delle New Balance barefoot da Trail (le mt00) che da lungo tempo inseguivo. Il tutto alla modica cifra di 47 €.
Per ora è tutto, riprendo con la navigazione fino a nuovi aggiornamenti.

sabato 3 novembre 2012

Riporto paro paro dal mio social network preferito. Mi spiace molto per chi aspettava la maratona e se l'è vista cancellare all'ultimo momento, magari dopo una lunga preparazione il viaggio e un bel po' di sacrifici.
Certo, una maratona è ben poca cosa al confronto con un disastro naturale, ma questo è ovvio e non sarebbe nemmeno da star li a specificare.
Resta il fatto che se volete un consiglio per le vostre scommesse, meglio se non andate a chiedere a Riotta.

giovedì 1 novembre 2012

Il titolo del post mi ha fatto tornare alla mente una famosa citazione di un film. Vediamo chi indovina il film in questione

Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro il tizio per farsi coraggio si ripete: "Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene".
Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio.

Mi riaggancio a questa storia per dire che ho effettuato un test di 12 km...ed è andato tutto bene. Il piede non s'è fatto sentire e devo dire che nemmeno la forma fisica è decaduta più di tanto.
Ho chiuso i 12 km ad una media di 4'25/km correndo comunque con margine.
Il test ha visto anche l'esordio stagionale del mio cagnone che mi ha accompagnato nella corsa. Nel periodo estivo non lo portavo con me per non sottoporlo al troppo caldo ma ora che le temperature si sono abbassate posso correre in sua compagnia. Il che è una buona cosa per entrambi.
Portato a casa questo primo test positivo ora non resta che replicare. Domani riposo, non si sa mai, e sabato ci riprovo.
Fino a qui tutto bene, speriamo continui così fino all'atterraggio.

lunedì 29 ottobre 2012

Non lo nascondo, essere al caldo e all'asciutto mentre fuori imperversavano vento e pioggia è stato piuttosto piacevole. A maggior ragione se pensavo che, avendo avuto il piede a posto, mi sarei ritrovato a prendere secchiate d'acqua lungo le strade della Venice Marathon.
Più ci pensavo e più mi cacciavo sotto alla mia copertina.
Eppure, quando i primi amici hanno cominciato a giungere all'arrivo, quando ho visto i primi riscontri cronometrici, ecco che una punta di invidia si è fatta strada.
Alla fine mi sono ritrovato a congratularmi con tutti gli amici che erano a Venezia per la grande impresa portata a termine e a rammaricarmi con me stesso per l'acciacco che ancora mi tiene al palo.
Devo incamerare la voglia di correre in modo da liberarla quando sarà il momento di riprendere.
Mi pare manchi poco, non avverto più ne dolore ne fastidio, a breve mi sa che proverò a testare il piede malconcio.
Intanto archivio questa domenica come una lunga domenica di divano. Era da un po' che non capitava, e vista la voglia di correre che mi è venuta poi direi che, ogni tanto, la si fa anche volentieri.

giovedì 25 ottobre 2012

Ieri sono andato a ritirare l'esito della risonanza magnetica fatta al piede. Il riscontro è il seguente: 
Non versamento articolare fra i capi ossei del piede che presentano regolare intensità del segnale spongioso midollare.
Presente edema delle parti molli circostanti la inserzione del tendine del peroneo breve alla base del quinto osso metatarsale senza sicuri aspetti di lesione tendinea. Nei limiti i restanti tendini e la fascia plantare.

Per quanto posso capire io, e grazie all'indispensabile supporto di un amico tecnico radiologo, c'è da capire se è presente una lesione tendinea. La frase "senza sicuri aspetti di lesione tendinea" dovrebbe voler dire che il medico non si sbilancia a dire che c'è una lesione ma nemmeno a garantire che non ci sia.
Comodo no ? Del tipo: "Stai morendo, ma forse anche no!"
Il prossimo passo è sottoporre l'esame a qualcuno che mi spieghi definitivamente l'entità del problema e la cura per risolverlo.
Nel frattempo sono fermo. Volevo andare in piscina ma la sola idea mi infastidisce.
In compenso però martedi, grazie al supporto di Peo, sono andato ad arrampicare.
Una figata!



venerdì 19 ottobre 2012

L'ultimo post ha raccolto un bel numero di commenti e di consigli in vista dell'imminente Venice Marathon. La totalità dei consigli predicava prudenza e mi suggeriva di lasciar perdere questa maratona, curare il problema al piede e ritornare più forte di prima. Commento dopo commento, consiglio dopo consiglio, pure io mi convincevo sempre di più che la maratona non s'aveva da fare e così ho deciso alla fine.
Ad oggi mi ritrovo dunque con un pettorale che non utilizzerò. Inizialmente pensavo di venderlo ma ora credo richiederò il posticipo all'anno prossimo in modo da essere già iscritto all'edizione 2013. La prendo larga.
Intanto questa mattina ho svolto la risonanza magnetica. Il tecnico che ha eseguito l'esame mi ha detto di aver visto un'infiammazione. Non sembra comunque niente di estremamente grave, nulla di rotto insomma.
Attendendo l'esito vero e proprio pare essere una bella notizia. Ad ogni modo Mercoledi ne saprò di più. Nel frattempo il programma prevede ancora qualche giorno di riposo e ghiaccio a volontà. Solo quando non sentirò proprio più alcun dolore o fastidio posso pensare di ricominciare a correre.
Ad oggi i giorni di stop sono 13, spero di non andare oltre i 15 anche perchè di nuotare non ho proprio voglia e non vorrei ritrovarmi a patire una pessima condizione di forma quando riprenderò.
La cosa più curiosa accaduta oggi è che la risonanza magnetica ha smagnetizzato il mio cervello e tutto questo addirittura prima di eseguirla. Al momento di pagare il servizio, tramite bancomat, ho avuto un blocco, non ricordavo più il codice PIN. I 20 minuti di meditazione sotto al macchinario hanno ripristinato la memoria e, ad esame finito, sono riuscito a ricordare i fatidici numeri.
Cose strane che accadono nella terra dei cachi.

mercoledì 17 ottobre 2012

Forse un calesse non è ma è comunque probabile sia qualcosa di poco previsto. Mi riferisco al malanno al piede che mi ha costretto a ritirarmi al recente Morenic Trail e che, ad oggi, ancora non si è risolto.
Sono trascorsi 10 giorni dalla gara di Ivrea, da quel giorno ho solo riposato per riprendermi dal dolore al piede sinistro. Il riposo mi ha fatto bene, il malanno s'è ridimensionato ma non è ancora sparito. La seduta dal fisioterapista non ha sortito gli esiti sperati e un consulto con un amico radiologo prima e col medico poi mi ha portato sulla strada di una risonanza magnetica.
Le possibilità sono sostanzialmente tre.
La prima, non è niente di che, un'infiammazione bastarda che sta impiegando più tempo del previsto a riassorbirsi ma che passerà.
La seconda, fascite plantare. La risonanza magnetica darà qualche risposta in più, fosse così i tempi di recupero si allungherebbero di un po'.
La terza, frattura da stress. Anche in questo caso sarà compito della risonanza magnetica dare il responso con tempi di recupero che si dilateebbero ancora di più.
Venerdi farò l'esame e settimana prossima capirò di che cosa si tratta. Fino ad allora, salvo sparizione dei sintomi, osserverò il riposo.
Nessuna tragedia, per carità, un infortunio dopo tutto quello che ho corso quest'anno ci può stare.
A questo punto rimane però da decidere cosa fare del pettorale per Venezia. Nei meandri del mio cervello covo ancora qualche speranza di riuscire a correrla, si sa, la speranza è l'ultima a morire. Devo riuscire a dissipare i dubbi il prima possibile in modo da avere la possibilità di cedere il pettorale nel caso in cui non riesca proprio ad essere a Villa Pisani la mattina di Domenica 28 Ottobre.

sabato 13 ottobre 2012

Tra le tante belle soddisfazioni che questo 2012 podistico mi ha regalato c'è anche la recente "conquista" della partecipazione alla Boston Marathon.
Parlo di conquista perchè iscriversi alla maratona di Boston, senza passare per i costosissimi tour operator, è di per se una piccola impresa. Occorre infatti riuscire a stabilire il tempo minimo in maratona (3h e 05' per quelli della mia età) e poi attendere e sperare.
Già, perchè far segnare il tempo minimo non è sufficiente. Una volta aperte le iscrizioni, nella prima settimana, possono iscriversi solo coloro i quali hanno centrato il tempo limite per la loro età ma con uno scarto minimo di 20 minuti. Significa che, nella mia fascia di età, si possono iscrivere maratoneti con un tempo massimo di 2h e 45'. La settimana successiva, se rimangono posti disponibili, si può iscrivere gente con un tempo al massimo di 2h e 55'.
Solo dalla terza settimana si possono iscrivere i comuni mortali che hanno centrato al pelo il tempo limite. Come nel mio caso. Ma questo solo se chi è arrivato prima non s'è mangiato tutto quello che c'era sul tavolo, in altre parole solo se rimanevano dei posti liberi.
Ho così atteso, trepidante, il passare delle prime due settimane e allo scoccare dell'ora di apertura delle iscrizioni della terza mi sono fiondato sul sito ed ho compilato il modulo di iscrizione.
Ho dovuto attendere una nuova settimana prima che le mie preghiere al dio gatorade fossero accolte manifestandosi con la lettera di accettazione che vedete all'inizio del post.
Ecco dunque che il 15 Aprile 2013 sarò ad Hopkinton per prendere il via alla più antica maratona del mondo, giunta alla 117^ edizione.
In molti la descrivono come la più bella mai corsa, io so che quando ci si fanno grosse aspettative poi è più semplice rimanere delusi, pertanto cerco di tenere a freno l'euforia. Certo che è dura perchè Boston Marathon significa correre nella storia.

giovedì 11 ottobre 2012

Il piede va un po' meglio.
Il Morenic Trail mi aveva lasciato con una leggera zoppia che mi ha accompagnato per i primi due giorni successivi alla gara. Da Martedi è cominciata l'inversione di tendenza. Ieri mi sono recato da Claudio, il fisioterapista di fiducia di tutta La Fulminea, che con una particolare terapia (una specie di laser) mi ha curato il malanno. I miglioramenti sono stati immediati, oggi sento solo un dolore sordo ma appoggiare il piede non mi da più pensieri.
In serata ritorno da Claudio per un'altra seduta di terapia e così sarà anche domani.
Se tutto va bene per il weekend dovrei poter pensare di rimettermi a corricchiare.
Intanto sento che questi giorni di riposo mi stanno facendo del bene. La muscolatura si riposa e le articolazioni respirano un po' di aria fresca.
Dopo tutti i km macinati ci voleva proprio una settimana di sano riposo.
Da lunedi, se tutto va come deve, comincerò a ragionare in ottica Venice Marathon. Teoricamente la farò come lungo con l'intenzione di tenere un passo regolare a 4'30 al km. Significherebbe finire intorno alle 3h e 10.
Quasi quasi sto pensando di fare da pacer per qualche compagno di squadra. Vediamo un po' potrebbe non essere una cattiva idea.

martedì 9 ottobre 2012

(segue...)

Ai ristori la gente mi dice "hey, sei terzo, dai che vai forte". Sorrido e mi abbuffo, la strada è ancora lunga. "Cavolo, sono terzo!" Mi ritrovo a pensare come sarebbe bello fare un risultato del genere in una gara così lunga e così importante. Meglio non pensarci. Eppure il pensiero inevitabilmente finisce li.
Mi informo con gli staffettisti che mi superano quanto lunga sarà la loro tappa, in modo da sapere tra quanto ci sarà il prossimo cambio, mi rispondono che da li a Ponte dei Preti sono 35 km. Ecco, mi dico, altri 35 km poi è praticamente fatta.
Sono affaticato ma ho ancora energie e voglia. La strada adesso è prevalentemente in salita. Leggera, niente di insormontabile, ma si sale con costanza. I tratti al passo ora si alternano a quelli corsi con maggiore costanza. Essere sul podio è una situazione per me completamente nuova. E' elettrizzante ma anche enormemente faticoso. Mi ritrovo a riflettere sul fatto che da dietro mi potranno riprendere in qualsiasi momento facendo così sfumare il sogno. Cerco di non pensarci ma è davvero difficile. In salita cammino per risparmiarmi ma nei tratti pianeggianti e di discesa corro sperando di guadagnare su chi mi insegue.
Ad un tratto scorgo una figura davanti a me. Da come avanza capisco subito che non può essere uno staffettista. Ha un'andatura troppo affaticata. E' il secondo in classifica. Lo affianco e lo supero subito. Lo vedo davvero in difficoltà. Io invece sto ancora bene e adesso mi ritrovo secondo. Che storie! Peccato ci siano ancora 50 km da li all'arrivo.
Poco dopo si comincia a salire lungo un tratto asfaltato con dei tornanti. Mi metto al passo e ne sono lieto. Ho così modo di riposare un po' e di evitare di impormi una corsa a tutti i costi. In cima alla salita trovo un ristoro. Ancora complimenti, ancora commenti sul fatto che sono secondo e che il primo non è poi così distante (in realtà era anni luce più avanti). Una volontaria mi chiede di dove sono e alla mia risposta esclama:
- "eh, voi veneti avete una marcia in più!"
- "si signora, noi abbiamo le 'ombre' di vino dalla nostra!"
Riparto tra i sorrisi mentre anche il km 70 è ormai alle spalle. Continuo a cercare di concentrarmi sulla strada, sullo sforzo e sulle gambe che, in alcuni tratti cominciano a farmi degli scherzi. Ho un leggero crampo al quadricipite sinistro. Lo allungo appena e sento subito sollievo. Proseguo.
Dal piede sinistro cominciano ad arrivare dei segnali di dolore. Niente di che ma appoggiando il piede mi fa male. Il dolore è localizzato sulla, lato esterno, giusto sotto alla caviglia. Non sembra niente di che.
Ne avrei di cose su cui concentrarmi eppure finisco sempre a ragionare sul podio finale. E' faticoso, incredibilmente faticoso perchè, per la prima volta, avverto una sorta di pressione. Al km 77 giunge un altro ristoro. Mi confermano il secondo posto e mi inondano di complimenti. Mi fermo per qualche minuto e mangio a volontà quindi, con la pancia piena, riparto al passo.
Qui mi rendo conto che il dolore al piede sta crescendo esponenzialmente. Provo ad appoggiarlo in modo diverso ma non cambia niente. Apro i lacci della scarpa e provo a muovere il piede, magari basta sistemarlo e passa tutto. Riallaccio e continuo ma il dolore è sempre li. Vabbeh, andiamo avanti, magari rimane così o addirittura passa.
Ma non passa.
Nei 3 km successivi la situazione peggiora. Il dolore comincia ad espandersi giungendo fino alla caviglia. Desisto dal correre, mi fermo un attimo e poi proseguo camminando. Guardo il Garmin, sono al km 80, mancano ancora poco meno di 30 km. Ogni appoggio significa dolore. Ad ogni passo, quando tocca al piede sinistro, stringo i denti sopportando. Bastano pochi passi ancora e mi rendo conto che non posso proseguire.
Non c'è una ragione sensata per evitare il ritiro. Non sono in guerra e neppure si tratta di una questione di vita o di morte. Sono ad una corsa, una manifestazione che dovrebbe significare divertimento. Rode tantissimo ma prevale la ragione.
Mi ritiro.
Una volta deciso procedo con calma cercando di arrivare il prima possibile al prossimo ristoro. Qualche minuto dopo vengo raggiunto dal terzo. E' lo svizzero del B&B, scambio due parole con lui, si dispiace per la mia situazione, io lo incito augurandogli di terminare al secondo posto. Così sarà, anche per lui un risultato inaspettato.
Un po' di tempo dopo mi superano anche il terzo e quindi il quarto e il quinto. Tutti hanno parole di conforto per me. Io non posso far altro che augurare loro buon proseguimento. Finalmente giungo al punto di ristoro dove il mio ritiro diviene ufficiale. Un membro dell'organizzazione, gentilissimo, mi porta a Ponte dei Preti e da qui ottengo un nuovo passaggio fino all'arrivo.
Scendo dall'auto e brividi di freddo mi scuotono. Probabilmente ho un po' di febbre dovuta allo sforzo non indifferente e alla tensione scesa una volta ritiratomi. Raggiungo il deposito borse zoppicando, ritrovo Nicolò, il cuoco di Parma, anche lui si è ritirato, intorno al 50° km.
Dopo la doccia va un po' meglio. Mangio e recupero le forze ma realizzo che il dispendio energetico è stato notevole.
Oltre al piede anche le ginocchia mi fanno male, le sento gonfie e ovviamente mi dolgono anche i muscoli. Grazie ad un passaggio di fortuna rientro al B&B, mi caccio sotto le coperte scosso ancora da brividi di freddo.
Dopo una bella dormita mi risveglio sorprendentemente riposato. Il piede fa ancora male, peggio del giorno prima, ma per il resto le gambe cominciano a riprendersi.
Impacchetto la mia roba, altra ottima colazione quindi saluto la titolare del B&B e riparto verso Brosso, il luogo di arrivo del Trail, per assistere alla premiazione.
Una volta chiusa la manifestazione è tempo di rientrare. Saluto con uno sguardo l'anfiteatro morenico che mi ha ospitato in questo week end e penso che comunque la si guardi è stata una grande esperienza.
Magari il prossimo anno ci ritorno, magari no, si vedrà. Ora il pensiero va a questo piede dolorante che mi costringe zoppo. Mannaggia a lui, mi vien da dire, ma c'è da considerare che mi ha portato per 85 km, in fondo ha le sue buone scusanti.



lunedì 8 ottobre 2012

Brucia ritirarsi all'85° km quando il più era fatto e al traguardo mancava una distanza di poco superiore ad una mezza maratona. Brucia ancora di più se considero che ero al secondo posto assoluto con il podio praticamente sicuro visti i tempi finali.
Purtroppo è andata così. Dal 70° km ho cominciato ad avvertire un dolore al piede sinistro. E' cominciato dalla pianta salendo sul lato esterno, più o meno sotto la caviglia. All'inizio mi è sembrato un fastidio passeggero, niente di grave, ma più avanzavo e più il dolore si faceva intenso.
10 km dopo, all'altezza dell'80° di gara, ho capito che non avrei potuto continuare così. Sarebbe stata un'interminabile odissea di dolore. Una follia.
Ora mi ritrovo a zoppicare, appoggiare il piede mi fa male.
Guardo il pettorale con un po' di malinconia, poteva essere un risultato spettacolare ed inatteso, salire sul podio di una competizione così dura ed importante. Uno splendido regalo.
Ma è andata, non ci posso fare niente, conviene archiviare l'esperienza e guardare avanti.
Prima però il racconto di come è andata.

Ivrea è un bel posto. Lo si capisce subito quando ci si arriva. Dopo un lungo tratto di deserto autostradale arrivano le colline e i monti. Si intravedono castelli e fiumi e si entra in un atmosfera davvero piacevole. La gente è cordiale, è una costante nei trail ma qui si respira un'aria di festa. Semplice e genuina.
Arrivo verso le 18, seguo il briefing pre gara e ritiro il pettorale quindi me ne vado al B&B nel quale pernotterò. Qui conosco Teresa e Fabio che correranno la gara per raccattare i punti necessari alla prossima UTMB. Al mattino conosco un altro atleta che prenderà parte alla gara, è svizzero e si chiama Pierre Michel.
Sono l'unico auto munito per cui faccio da taxi verso Andrate, dove si parte.
Alle 8.00 è previsto lo start, si ritarda di qualche minuto per le operazioni di punzonatura ma non c'è fretta. E' una festa e nessuno ci corre dietro.
Terminate le operazioni pre gara viene dato il via e il plotone si muove lentamente lungo le strade di Andrate. Ai lati gruppi di spettatori applaudono ed incitano i runners.
La partenza è in salita ma è un breve tratto, successivamente, si comincia a scendere. Si corre nel sottobosco. Il fondo è morbido e regolare, la pendenza è a favore, correre è veramente piacevole. I km passano e faccio conoscenza con Nicolò, cuoco di Parma di 23 anni, sospetto sia il più giovane in gara. Corriamo assieme per un po' chiacchierando e commentando i paesaggi che incontriamo.
Ad un certo punto il bosco si apre e mi rendo conto del posto nel quale sto correndo. Siamo proprio sul bordo della morena. In pratica si corre su una specie di terrapieno naturale, un accumulo spinto nei millenni dal ghiacciaio. Affacciandosi si scopre un salto di circa 500 metri ed il "buco" lasciato dal ghiacciaio che si è ritirato. E' come essere una minuscola formica che si affaccia sull'orlo dell'impronta lasciata da un elefante. Ci si sente veramente piccoli.
Ad osservare questi panorami, correndo tra castagneti e vigne i km passano piacevoli. Al 21° km c'è il primo cambio per chi fa la staffetta. Ci arrivo in 1h e 52. Tutto bene, tutto secondo i piani. Tra i presenti scorgo un volto noto. "Scusa ma sei Furio?". Annuisce e faccio così conoscenza con il buon Furio che in passato mi è stato di grande aiuto nella preparazione di un paio di maratone.
Dopo la breve sosta proseguo lungo la via, la prossima tappa sarà il ponte sulla Dora Baltea. Si trova al 56° km, arrivarci significa aver passato la metà di gara.
Continuo col mio passo ma ora sono da solo, Nicolò ha preferito rallentare. Ad un ristoro mi dicono che sono in dodicesima posizione. Bene, penso, magari nei 20 ci arrivo questa volta.
La discesa iniziale è finita, ora è tutto un su e giù dalle morbide pendenze. I km cominciano a farsi sentire e le gambe paiono un po' pesanti. Forse forse i residui del Sellaronda non sono del tutto alle spalle ma guardo il Garmin ed ho passato il 40° km, la strada percorsa non è poca, un po' di fatica ci sta tutta.
Poco prima del passaggio sulla Dora Baltea mi squilla il telefono, come suoneria ho la colonna sonora di Indiana Jones, la gente mi vede passare accompagnato da questa musica e sorride. Sorrido anch'io e proseguo in pompa magna. Poco dopo incontro un tizio in bicicletta che mi dice "sei quarto, il terzo è qui ad un minuto!". Lo guardo sbalordito "cominciato presto col vino oggi eh?". Ma in realtà ha ragione. Tra il km 21 e il passaggio di metà gara ho recuperato un bel po' di posizioni. Supero anche l'atleta che mi precede ed al passaggio alla Dora Baltea sono in terza posizione.

(segue...)

venerdì 5 ottobre 2012


C'è il Live, il che significa che si può seguire la corsa direttamente da casa. Collegandosi al sito della manifestazione (http://www.morenictrail.com/) è possibile infatti visualizzare i passaggi degli atleti, aggiornati in tempo reale, e visualizzare le immagini trasmesse dalla webcam che, sospetto, saranno presenti ai punti di rifornimento.
Se volete seguire me il mio pettorale è il numero 33 (gli anni di Cristo...che sicuramente invocherò durante la gara).
Ora passo e chiudo, preparo le ultime cose e poi parto alla volta di Ivrea.
Ci si aggiorna a gara ultimata. Buon weekend a tutti.

giovedì 4 ottobre 2012

Il periodo di fiacca sembra alle spalle. Negli ultimi due giorni sono uscito al mattino presto, che ancora faceva buio, ed ho portato a casa un po' di pallini esplosi dai cacciatori ma non solo, anche la consapevolezza che la mia idea di comprare un berretto con delle finte orecchie da coniglio potrebbe essere più pericolosa del previsto. Oltre a tutto questo ne sono venute fuori anche due belle uscite di 13 e 12 km nelle quali ho corso sempre con le pesanti scarpe da trail che ormai mi calzano a pennello. Mi sorprendo nel vedere le medie tenute negli ultimi due allenamenti: 4'27 Martedi, 4'24 ieri. Correndo su percorso leggermente ondulato e con le scarpe pesanti ai piedi, unito al fatto che ho corso in completo controllo, mi vien da pensare che il livello di forma non sia affatto male. O è quello oppure sono gli spari dei cacciatori che mi mettono le ali ai piedi.
A guardare indietro mi pare che i compiti siano stati fatti. L'ultimo lungo risale a 3 settimane fa (Sellaronda Trail 54km ) ed ha lasciato delle tracce che probabilmente ho recuperato giusto in tempo per i 109 km di Sabato. Analizzando le ultime corse sembrerebbe così. Le ultime due settimane di scarico mi hanno aiutato nel recupero e nel ritrovarmi con delle gambe fresche e riposate.
Vado dunque ad Ivrea in ottime condizioni e con la consapevolezza di aver fatto quanto mi ero prefissato per preparare una gara così lunga ed impegnativa.
Rimane comunque un'incognita legata al fatto che mai ho affrontato una corsa di questo tipo, ma era la stessa cosa per il primo trail e, soprattutto, per la Trans D'havet. In entrambi i casi me la sono cavata piuttosto bene, speriamo il detto "non c'è due senza tre" diventi realtà.
Domani parto per la trasferta piemontese, ritiro pettorale, B&B ad Ivrea e quindi Sabato mattina sarò sulla start line pronto a combattere per arrivare vivo al traguardo.
Faccio fatica a fare una previsione sul tempo che impiegherò, ad occhio e croce direi tra le 13 e le 14 ore. Sarebbe un risultato che mi soddisferebbe appieno, vediamo un po' cosa riuscirò a combinare.
Intanto vado a fare il carico di carboidrati.

martedì 2 ottobre 2012

Il calcio m'ha stufato da un po'. Però ricordo i tempi in cui anche io rincasavo ansioso di assistere alla partita di coppa. Un po' come il buon Lastrico che non conoscevo ma che mi pare promettente.


domenica 30 settembre 2012

Sono stanco. Il periodo, dal punto di vista podistico, non è dei migliori ed il week end è stato molto bravo a ridurre ai minimi termini la mia voglia di uscire a correre. Le ultime due settimane, successive al Sellaronda, sono state piuttosto avare dal punto di vista kilometrico e del numero di uscite. Va bene il recupero dalle fatiche montanare ma la voglia di allenarsi s'è fortemente ridotta.
Il fine settimana, generalmente, è il periodo in cui si concentrano il maggior numero di km. Così avrebbe dovuto essere per me anche se con una certa parsimonia visto che Sabato c'è l'avventura di Ivrea e non devo esagerare con la strada macinata se non voglio arrivare bollito alla partenza.
Avevo previsto un 35-37 km: 15 al Sabato e una ventina la Domenica. Non avevo però fatto i conti col matrimonio di un amico d'infanzia cui ero stato invitato Sabato con i festeggiamenti che partivano alle 8.00. Mi armo dunque di coraggio e il Sabato punto la sveglia alle 6.00, esco e mi sciroppo 12 km tranquilli. Rientro, doccia, leggera colazione e via a casa dello sposo.
Ore 8.30 si comincia con trippa (in umido o in brodo, a scelta) e prosecco. Non so se sia un'usanza comune ad altre zone ma nel mio paesino di nascita Scandolara (TV) è d'uopo festeggiare così ed io non mi sottraggo alle tradizioni, un bel piatto di trippa in umido con un bel po' di formaggio grana a condire il tutto. Strepitosa.
Dopo cotanto esordio si procede con la cerimonia e il resto dei festeggiamenti che andranno avanti fino ad oltre la mezzanotte. Se la partenza era a base di trippa e prosecco il resto non è stato sicuramente da meno.
La Domenica avrei dovuto correre un buon ventino. Non punto la sveglia e mi alzo nemmeno troppo tardi, alle 8 sono in piedi, ma di correre non ho proprio voglia. Decido di rientrare a Thiene e poi si vedrà. Rientro nel vicentino, sono a casa per le 10, il tempo ci sarebbe ma di correre non ho proprio voglia. Rimando al pomeriggio. Pranzo, divanata fino alle 15.30 e poi scruto fuori. Il cielo è plumbeo e minaccia temporale. Dovrei uscire, so che avevo in programma di farlo quindi è la cosa da fare ma, davvero, di correre non ho proprio voglia.
Faccio uno sforzo e mi dico, proviamo. Mi preparo ed esco. Parto a ritmo blando, in questo periodo sto correndo con le scarpe da trail per abituarmi a quello che sarà al Morenic Trail. Calzare quei ferri da stiro mi pesa sempre di più, non vedo l'ora di ritornare alle scarpe da asfalto col loro etto di peso in meno da portare.
Dopo un paio di km di corsa blanda capisco che oggi non c'è verso. Lo stomaco borbotta, un piede mi fa male, il cielo sembra stia per esplodere e io non ho voglia di correre. Fanculo, rientro a casa. Mi giro e torno sui miei passi, giungo ad un bivio, a sinistra vado a casa, a destra allungo un po', sono a soli 3,5 km percorsi. Vado a destra, "almeno 5 li voglio percorrere". Al 5° km altro bivio, a sinistra a casa, a destra allungo. Vado a destra. Altro km e altro bivio, a destra rientro a sinistra allungo. Vado a sinistra. Arrivo così al 7° km. Ancora una volta un bivio, questa volta prendo la strada verso casa. L'andata era tutta in discesa ora mi aspettano 3 km di salita. Poco male, sarà come al Morenic Trail, prima parte in discesa e seconda parte a salire. I ferri da stiro pestano sull'asfalto ma avanzo. Sarà perchè la corsa un po' s'è sciolta e sarà perchè non vedo l'ora di rientrare e mettermi in relax. Copro i km mancanti e rincaso. Stoppo il Garmin e sono 10 km. Non è tanta roba, ma per come s'era messa è grasso che cola. Oltretutto a 4'22/km di media, molto più veloce di quanto pensassi.
Quando rientro guardo il divano e nonostante tutto sono soddisfatto perchè so che ho vinto su di lui. Una vittoria risicata giocando male e con un goal che forse era in fuorigioco, ma è pur sempre una vittoria, non la butto via.

lunedì 24 settembre 2012

Questo qui sotto è il video realizzato dagli organizzatori del Sellaronda Trail. Al minuto 1'27" compaio anche io. Sto inseguendo quella che, in quel momento, era la prima donna. Mi si vede di spalle con lo zaino rosso.
Guardate un po' che stile!

sabato 22 settembre 2012

Il Sellaronda Trail ha lasciato tracce indelebili nella mia memoria ma non si è limitato solo a questo. Ha lasciato  infatti delle tracce, spero delebili, nei miei quadricipiti e in qualche altro punto delle gambe. Il giorno successivo ai 54 km mi sono armato di buona volontà e sono uscito nella freschissima mattina di Corvara per tentare una corsa lenta di rigenerazione. Le intenzioni erano buone ma la gara percorsa meno di 24 ore prima non consentiva di fare molto. Più che i dolori ai quadricipiti, a dirla tutta, è stato un problema al tendine del ginocchio sinistro (lato esterno sulla parte posteriore dell'articolazione) a fermarmi. Dolore che già in passato mi aveva fatto visita costringendomi a lungo stop.
Dopo un km di corsa sofferente ho desistito concentrandomi sullo stretching.
Il giorno successivo, lunedi, al risveglio i muscoli delle gambe risultavano ancora molto doloranti. Scendere la rampa che porta al garage di casa mia era un vero calvario. Di correre non se ne parlava, ho prenotato però un massaggio per il giorno successivo dal fisioterapista di fiducia.
Il martedi, di nuovo niente corsa e ancora dolore, soprattutto a freddo. La sera massaggio disossante (yogi docet) dal buon Claudio che con le sue manone esperte manipolava la mia muscolatura dolorante causandomi pene indicibili. Una volta terminata la tortura mi sono sentito subito meglio, sarà stato anche per il sollievo dovuto alla fine del massaggio. L'indomani l'intento era quello di correre. Punto dunque la sveglia ma quando provo ad alzarmi desisto, ancora troppo dolore.
Il Giovedi pare finalmente essere il giorno buono per la ripresa. Ancora una volta punto la sveglia ma questa volta è la poca voglia a farmi rinunciare, ci proverò in serata.
Al rientro dal lavoro mi cambio ed esco in strada. La sensazione è pessima. Gambe pesanti, legnose e ancora doloranti. Decido di correre 10 km fermandomi a fare stretching ogni 3 km. Così faccio. Lo stretching da sollievo ma quando riparto, in breve tempo, il feeling con la corsa svanisce del tutto. Ad ogni modo chiudo i 10 km correndo l'ultimo tratto in leggera progressione.
Venerdi, nuovamente, punto la sveglia, sto per partire ma il cane ne combina una delle sue, devo rimandare alla sera. Dopo il lavoro, nuovamente mi cambio e sono in strada. Vorrei provare ad allungare a 12 km ma ho poco tempo visto che dopo devo uscire. Parto dopo breve stretching e, miracolosamente, la corsa è subito fluida e piacevole. Sento ancora qualche residuo delle fatiche recenti ma rispetto al giorno precedente c'è un abisso di differenza. Evidentemente la corsa alternata a stretching, unita al massaggio, ha dato i suoi frutti.
Svolgo l'allenamento di buona lena terminando il giro ad una media di 4'18/km e con ottima progressione finale.
Questa mattina ultima tappa. Altri 13 km corsi a 4'20/km di media. Stamane sono partito un po' troppo forte non riuscendo a controllare il ritmo. Forse ciò ha contribuito a causarmi i soliti dolori al fianco sinistro per i quali mi sono dovuto fermare qualche volta. Di correre in sofferenza oggi non ne avevo la voglia.
A parte ciò, e a parte i dati sballatissimi del cardio, tutto bene. Il recupero procede alla grande. Domani altri 15 km (spero) tranquilli e poi si va verso l'ultima settimana con un po' di carico in vista dell'evento di Ivrea del 6 Ottobre.
Per il Morenic Trail direi che sono quasi pronto.

giovedì 20 settembre 2012

Eccola finalmente, la maratona internazionale che stavo aspettando per questo 2012. Più volte avevo pensato ad una destinazione europea nella quale correre una maratona e, con l'occasione, fare anche un giro da turista.
Scartata Berlino per il periodo non consono, Valencia perchè ci sono già stato, Bergen perchè ha un sito web incomprensibile e Oslo per il budget (eh ma in Norvegia, prima o poi...) ecco che ritorna il richiamo del Portogallo. Una meta che da lungo tempo mi attira. Ho lanciato l'idea e per fortuna ho trovato un paio di valorosi compagni di squadra disposti ad accompagnarmi nell'avventura.
L'eroico Zanze, che tornerà a cimentarsi nella distanza dei 42 km e 195 metri dopo lungo tempo. Tanto che deve ripassare perchè non si ricorda più come si fa. E il prode Alberto G. che a Novembre sarà a New York e chiuderà l'anno in bellezza tentando, probabilmente, di far segnare il suo personal best in terra lusitana. Ammesso che quanto farà a New York non sia già di per se ampiamente soddisfacente.
Per quel che riguarda me, dopo il Morenic Trail e dopo la Venice Marathon dovrei arrivare a Lisbona nelle condizioni ideali per tentare finalmente di scendere sotto alle 3 ore. Il percorso non mi pare essere dei più veloci ma se la gamba c'è ci si prova. Da qua ai primi di dicembre la strada è comunque molto lunga.
Intanto il primo passo è stato fatto, ci siamo iscritti ed abbiamo prenotato volo e alloggio, se a qualcuno, leggendo queste righe, venisse improvvisamente voglia di Portogallo e di maratona, non ha che da dirlo. Le ammucchiate non ci spaventano. Sappiate che il costo dell'operazione è tutt'altro che spaventoso, noi con 260 euro a testa siamo già sistemati. Fatevi un po' i vostri conti.

domenica 16 settembre 2012


Non avete idea della bellezza che mi ha circondato in questo fantastico weekend. Dal viaggio con Matteo, neo amico che corre con il Runners Team Zanè, al pernottamento in un Garnì spettacolare gestito dalla famiglia del mulino bianco, alla gara e al mio duello con Charles Manson, al post gara dove, per la prima volta in vita mia ho vinto un premio nella lotteria finale (stessa sorte toccata al mio compagno di avventura Matteo, più avanti svelo il trucco).
La gara è stato ovviamente l'evento culmine di cotanta meraviglia.
Il Sellaronda Trail, giunto appena alla 2^ edizione, è un trail di 54 km e 3500 metri di dislivello positivo, e questo si sapeva.
Quello che non si sapeva, o meglio che non avevo considerato, era il fatto che il punto più basso si trovava in corrispondenza dei 1500 metri di Canezei mentre, altimetria GPS alla mano, ben 24 km del percorso si svolgevano oltre quota 2000 metri con due vette superiori ai 2300 metri e una terza che li sfiorava di molto poco.
Ad occhio e croce, la quota media si aggira attorno ai 1800/1900 metri. Tutto ciò, unito a delle discese assassine lungo le piste da sci e a delle salite che potete tranquillamente immaginare ha reso molto duro questo trail che rappresenta pur sempre la seconda distanza più lunga da me affrontata fin'ora.
Ma veniamo alla cronaca.
La partenza è prevista per le ore 6.00. La famiglia del mulino bianco ci prepara un thermos di acqua calda e tutto il necessaire per una colazione alle ore 4.30 del mattino.
Alle 5.15 siamo già in zona partenza. Siamo pronti e non vediamo l'ora di partire. Dopo una breve attesa giunge il momento di schierarsi nella zona del via. E' buio e fa freddo. Ci saranno 2/3 gradi. Opto per berretto e guanti e la giacca anti acqua da indossare sopra a due maglie.
Alle 6.00, puntuale, il via. Una bici segna la via ai primi della classe mentre il gregge segue ordinato. Lungo la via di Colfosco alcune torce accese segnano la strada. Un paio di km in leggera discesa e quindi si lascia l'abitato del paesino per cominciare con la prima salita lungo un sentiero. La destinazione dell'ascesa è il passo di Campolongo e quindi il Bec de Roces (2160 m.). Il tempismo della partenza è clamoroso. Una volta iniziato il sentiero ci si rende conto che la tenue luce dell'alba è sufficiente per capire dove si stanno mettendo i piedi. Tempo 15 minuti e l'illuminazione diventa perfetta.
La salita è bella bastarda, dopo i primi due km a favore, dove dalle retrovie mi sono portato avanti, comincio a subire i primi sorpassi. Ad un certo punto avverto il ticchettio regolare di due bastoncini che si avvicinano inesorabili. Li sento sempre più vicini ma non mi volto. Ad un certo punto, dopo un lungo inseguimento, il portatore dei bastoncini mi supera. E' un nano dal ghigno malefico e dalla barba nera che procede inesorabile lungo la salita. Pare non fare fatica. Io sono in giacca, lui è in maglietta di cotone, ai piedi delle scarpe A3. Lo osservo con invidia e non posso non notare la somiglianza con Charles Manson. Rabbrividisco, non solo per il freddo, e lo lascio andare.
Poco dopo la salita si fa ancora più dura. Lasciamo il sentiero per proseguire lungo il prato di una pista da sci. Non c'è una corsia di marcia per cui tutti si sparpagliano lungo quella che pare essere la traccia migliore. Io seguo quello che ho davanti a me e in qualche modo giungo a scollinare. Breve ristoro quindi si prosegue di nuovo salendo ancora un po'. Si raggiunge un punto panoramico poco distante dalla vetta. Qui lo spettacolo che mi accoglie è memorabile. Da un lato la Marmolada con il suo ghiacciaio rifornito di neve dopo l'ultima perturbazione. Poco più a Est il sole che sta finalmente superando lo schermo rappresentato dalle vette. Non posso evitare di fermarmi, estrarre il cellulare e sparare foto a raffica. Probabilmente sono nei primi 25 ma della posizione mi frega poco, voglio godermi il luogo in cui mi trovo.
Terminato il servizio fotografico comincia la discesa. Recupero alcune delle posizioni perse e nel primo tratto, più tecnico, mi diverto. Giunge poi una discesona lungo una pista da sci. La pendenza è tale che occorre frenare per non rotolare giù. I quadricipiti protestano per il peso che devono sostenere ma non c'è alternativa. Nel frattempo il sole ha cominciato a scaldare l'aria. Mi pare di aver caldo e quindi mi fermo e mi tolgo gli indumenti in esubero.
Giungo poi ad Arabba dove il termometro di una farmacia indica un torrido +4°. Un breve passaggio nel centro e quindi si sale di nuovo. Questa volta si deve giungere a Passo Pordoi e valicarlo per poi scendere verso Canezei. La salita, ancora una volta, è importante. Il fondo è buono e piuttosto semplice ma la pendenza non fa sconti. Superata quota 2000 metri tocca un'ultimo tratto ripidissimo, attrezzato con catene metalliche alle quali mi avvinghio per tirarmi su. Scollinata anche questa vetta si scende lungo un prato poco segnalato fino a giungere ad un nuovo ristoro. Mi fermo per una pausa di riflessione e per ricaricare lo stomaco con un po' di cioccolata quindi riparto. Di nuovo la strada precipita in giù dando un altro bel colpo ai muscoli delle gambe. L'ultimo tratto, prima di raggiungere l'abitato di Canezei, è particolarmente tosto. Più che scendere si frena. Davvero un bello stress per i quadricipiti.

A Canezei ci aspetta un altro ristoro e poi la salita al Passo Sella. Mi giunge dalla regia, a cura di Peo Filippi, un messaggio che mi informa che ad Arabba sono transitato in 45^ posizione. Poco male mi dico e proseguo lungo la via. Supero alcuni atleti e mi pare di andare bene. Dopo un po' una tizia, incontrata poco prima al ristoro a Passo Pordoi, mi affianca e quindi mi supera. Sto assieme a lei per un tratto e ci chiacchiero un poco. E' tedesca (bavarese) e mi dice di essere seconda nella classifica femminile. La incito un po' raccontandole cosa la aspetta da li all'arrivo. Mi ringrazia augurandosi di reggere fino alla fine e senza salutare se ne va con passo superiore. Io proseguo lungo la mulattiera a testa bassa. Mi fermo per indossare il cappellino poichè il sole ormai comincia a farsi sentire. In prossimità del passo si presentano tre belle vette, è il gruppo del Sassolungo. Tanto spettacolare che una sosta fotografica è d'obbligo.

Giunto al passo scherzo con alcuni ciclisti chiedendo loro quanto vogliono per portarmi a Selva di Val Gardena sul ferro della bici. Ricevo in risposta risate e un sacco di complimenti che fanno bene allo spirito. Quindi proseguo verso il rifornimento dove ordino Vino...niente da fare, Birra...niente da fare, sali...ci sono ma solo caldi. Vabbè, mi accontento della terza scelta e via di sali caldi. Una bella schifezza. Una volta ristorato proseguo verso valle. Ancora una volta si scende di brutto ma ormai so che è la penultima volta. Mi attende ancora una dura salita e poi sarà solo gloria verso l'arrivo. Mi giunge un secondo SMS da Peo, mi dice che a Canezei ero 44° ma con 7 atleti nel giro di 1 minuto. Quattro li ho superati in salita, meno la tedesca che ha superato me, dovrei essere 41°. Mentre ragiono giungo finalmente a valle. Un bel tratto abbastanza piatto mi accoglie e intravedo in lontananza un paio di atleti. Metto in moto il mio motore da pianura e con passi brevi ma frequenza alta macino metri su metri. Riprendo in poco tempo tre atleti che sopravanzo a velocità nettamente superiore. Quindi ne intravedo un quarto qualche centinaio di metri avanti a me. Piccola statura, maglietta bianca e barba scura, non c'è dubbio, ho ripreso Charles Manson. Supero anche lui e lo pianto li. Selva di Val Gardena si prospetta all'orizzonte. Passo lungo il centro della bella cittadina Gardenese e riagguanto altri due atleti. Nel breve tratto di falsopiano (2 km e mezzo) ho recuperato e distanziato 6 atleti. Il morale cresce e con buon piglio affronto l'ultima salita. C'è da issarsi fino ai 2300 metri di Danterpieces, 750 metri di dislivello. Mi armo di grinta e a testa bassa affronto il largo sentiero che porta fino in cima. Nonostante la stanchezza, la volontà di non farmi riprendere da chi ho alle spalle, mi fa accelerare il passo. Salgo di buona lena e ai tornanti controllo di non avere nessuno in vista dietro di me. Per un bel pezzo proseguo in solitaria poi, quando sono a quota 2000 metri, mi volto ad un tornante e scorgo la maglietta bianca e la barba nera. E' un incubo, ancora lui. Tornante dopo tornante il nano malefico si avvicina inesorabile. Quando il ticchettio dei bastoncini giunge alle mie orecchie so che ha completato la sua rimonta. Mi supera a 300 metri dalla vetta. Sono gli ultimi 300 metri di salita e somigliano grossomodo ad un trampolino di salto con gli sci. Da percorrere al contrario ovviamente. Io sono esausto e mi pianto. Non vado più su. Calo la testa fino a sfiorare con il naso la ghiaia ed un passo alla volta colmo la distanza. In quella breve distanza il mio rivale mi distanzia di un'ottantina di metri. Ma ormai è fatta, ho scollinato e il traguardo mi aspetta. Dopo un breve ristoro in vetta riparto con l'intenzione di riprendere Manson, lo becco subito dopo mentre prosegue lentissimo in discesa. Lo riagguanto subito e con fintissima sportività gli chiedo se ha bisogno di aiuto (in realtà gli sto augurando di ritirarsi). Mi risponde che è tutto ok ma che in discesa non va. Lo saluto e proseguo del mio passo.
Fingo freschezza, anche per ingannare me stesso, ma in realtà sono molto provato. I quadricipiti non ce la fanno più a sostenere la corsa e una vescica lungo le piante di entrambi i piedi mi fa traballare ad ogni appoggio. La discesa fino a Colfosco è una lenta agonia. Ma ormai è un conto alla rovescia. Alterno corsa a camminata fino a che manca veramente poco. Finalmente intravedo le case del paesino e in poco tempo imbocco il viale dell'arrivo. Giungo correndo, mi fermo poco prima del traguardo per un'ultima fotografia, quindi taglio la finish line al 31° posto in 7h 23' e 51".

Poco dopo di me giungerà anche Matteo in 7h e 47', felicissimo per aver tagliato il traguardo con più di due ore di anticipo rispetto a quanto preventivato alla vigilia. Fenomeno! Nel dopo gara, attendiamo la premiazione che arriverà solo intorno alle 18. Tanto non avevamo niente da fare. Vengono premiate tutte e 13 le donne partecipanti e i primi 15 uomini arrivati. In molti non si presentano alla premiazione così rimangono un bel po' di premi da consegnare. Gli organizzatori predispongono una lotteria, estraggono i pettorali a sorte e consegnano i premi. Visto l'orario siamo rimasti in 4 gatti, le probabilità di vincere qualcosa sono altissime. Dopo innumerevoli estrazioni, la maggior parte delle quali a vuoto, e dopo aver visto sfumare ad una ad una tutte le scarpe Salomon rimaste ecco che finalmente viene estratto il numero di Matteo, premio: zaino Salomon. Il numero successivo, magicamente, è il mio: anche per me Zaino Salomon Ski Pro 3. 
Si conclude in gran bellezza questo penultimo trail stagionale. L'ultimo di montagna. Ora si pensa al Morenic che arriverà tra 3 settimane.
E' stata dura, le gambe oggi fanno un bel po' di male ma so che in vista dei 109 km di Ivrea è tutto fieno in cascina.
Di elementi di cui essere soddisfatti c'e n'è veramente a pacchi!
Intanto, visto che magari non avete idea della bellezza di questo trail, eccovi le foto migliori che ho fatto lungo il percorso.




 
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