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martedì 26 giugno 2012

Venerdi si parte in direzione Cortina. Dopo la felice esperienza alla Cortina-Dobbiaco ritorno nella perla delle dolomiti, questa volta per correre un bel trail: il Cortina Trail. Fratello minore rispetto ai 120 km (e 6000 m. di dislivello) del Lavaredo Ultra Trail, il trail di Cortina prevede 50 km e 2500 m. di dislivello. Qualcosa in più rispetto all'Eco Maratona di Alpago ma con tutto il vantaggio di trovarsi in mezzo alle dolomiti, in uno scenario da favola che sicuramente aiuterà a sopportare meglio la fatica. Va detto comunque che il Cortina Trail è corsa qualificante all'Ultra Trail del Monte Bianco anche se vale un solo punto (L'ulra trail da 120 km ne vale addirittura 4), quindi non va certo sottovalutata.
Condividerò l'avventura con l'amico Alvin che ho, più o meno, obbligato ad accompagnarmi in questa esperienza. Ancora non ho capito se correremo il trail in modalità tapascioni al pascolo oppure se daremo fondo ognuno alle proprie energie. Credo si capirà la sera prima conformemente al numero di birre che ci scoleremo a cena.
La preparazione all'evento è comunque stata buona. Già la sola Eco Maratona di Alpago vale come ottimo allenamento. Aggiungendo poi le varie corse in salita degli ultimi periodi ritengo di aver fatto un buon avvicinamento alla prova.
Mi sono munito anche di fischietto, telo di sopravvivenza e di giacca idro repellente come espressamente richiesto dal regolamento (avessero richiesto di portarsi appresso anche un razzo di segnalazione mi sarei preoccupato seriamente).
Gli organizzatori hanno predisposto un aggiornamento automatico dei vari passaggi via Twitter. Mi sono registrato e, volendo, avete la possibilità di seguirmi direttamente dal mio account. Eccolo: https://twitter.com/#!/viverestanca . Spero funzioni così avrete modo di seguirmi nella mia fatica. So che non aspettavate altro!
La sera del venerdi vorrei anche andare in centro a Cortina per assistere alla partenza in notturna (ore 22.00) degli iscritti all'Ultra Trail. Tanto per avere un anticipo di quello che ho in programma di fare tra qualche tempo. Ma una cosa alla volta, intanto Cortina, quando torno racconterò di quello che ho in programma di fare tra un po'.
Ancora due giorni e poi sarò al fresco delle dolomiti. Compagnia, fresco. montagna ed un trail da correre. Difficile chiedere di più.

lunedì 18 giugno 2012






Post lunghissimo, me ne rendo conto, ma è pur sempre una maratona!

La sveglia suona alle 5.27.
3 minuti per capire chi sono, dove mi trovo e che cosa devo fare. Alla fine mi alzo, una sciacquata, indosso l'armatura e poi ci si dedica alla colazione. Più abbondante del solito che tanto nei trail la gestione alimentare è meno complicata. Non c'è il rischio come nelle gare su strada di aver problemi di stomaco. Se si ha il minimo problema ci si ferma e si cammina, tanto non ti corre dietro nessuno. Prima grande differenza tra road e off road.
Alle 6 sono in macchina. Un'ora di strada e sono a Puos D'Alpago, sul lago di Santa Croce, la provincia è quella di Belluno. Da qui, alle 8, si partirà con l'Eco Maratona di Alpago, 42 km abbondanti con dislivello positivo di 2450 metri. A rendere il tutto ancora più interessante, la prima giornata di caldo vero. Già alle 7.00 il sole faceva capire che avrebbe dominato la giornata.
Ritirato il pettorale, armo il camelback e, visto il sole, mi porto appresso anche una borraccia. Ci portiamo nel centro del paese (sono in compagnia di AlbertoZan). Viene a salutarci anche Fabio (LightWolf su Running Forum) che ci incoraggia prima del via.
Alle 8.00 si parte. Il primo tratto è relativamente piatto e su asfalto. Oltre a noi martiri della maratona ci sono anche i più saggi che divideranno il percorso in una staffetta. Ho avuto modo di invidiarli varie volte.
Dopo poco meno di 2 km si comincia a salire, non molto in realtà, è solo un'avvisaglia di quanto avverrà di li a poco. La salita vera comincia infatti quando siamo in vista del 5° km, terminerà dopo il 10° per portarci dai 400 metri di quota iniziali ai 1500 del punto più elevato. Il tutto senza mai un attimo di piano. Si sale, si sale, si sale e si sale ancora. Si sale sempre.
La giornata, come detto prima, è bellissima ma il caldo comincia a farsi sentire ben presto. La riserva idrica che ho con me mi appesantisce di oltre 2 kg ma, alla fine, sarà più un vantaggio che uno svantaggio. Ho modo di bere e rinfrescarmi quando voglio mentre altri devono attendere i ristori.
La salita è terrificante ma quando si sbuca dal bosco ci possiamo godere degli scorci meravigliosi. Si domina la valle sottostante e con la bella giornata, lo sguardo ha modo di spaziare a piacimento.
Terminata la lunghissima erta iniziale ci si butta in picchiata in discesa. La giostra dura poco perchè al 14° km si torna a salire. Nel mezzo un ristoro. Nei trail ai ristori ci si ferma, si fanno quattro chiacchiere con i volontari e con gli altri trail runners e poi si riparte. Con comodo. Seconda grande differenza tra road e off road.
La seconda salita doveva essere meno impegnativa della prima, e sicuramente lo è, però presenta dei tratti veramente impervi. Di correre non se ne parla già da un po', qua è difficile anche camminare con un ritmo almeno un poco sostenuto. Lo sforzo ed il caldo mi cucinano il cervello. Aspetto di arrivare al km 22 dove ci sarà il cambio di chi fa la staffetta e so che, passato il km 22, sarà passata anche la parte più dura della gara. Nel frattempo continuiamo lungo sentieri e sottobosco e continuiamo a salire. Qui, a differenza della prima salita, ci sono dei tratti in cui si respira. Ma è veramente poca cosa.
Nei tratti di salita, quando sono particolarmente in difficoltà, mi torna alla mente la canzone Roller Coaster dei The Rapture. Era nella playlist che avevo in macchina andando a Puos e, poichè è particolarmente ipnotica, mi è rimasta nella mente. L'effetto non è esattamente energizzante ma poteva andare peggio (tipo se mi entrava nel cervello la Macarena).
Roller coaster, roller coaster, rises, rises (casso, è pure azzeccata con il percorso sta canzone). Si sale, si fatica. Respiro, bevo e mi rinfresco ogni qualvolta ne ho l'occasione.
Arriviamo finalmente al 22° km. Troviamo una bella folla che ci accoglie ed un ottimo ristoro. Ritrovo Fabio e mi ricongiungo con Alberto. Siamo messi piuttosto bene, il peggio è passato ma mancano ancora 20 km. Facciamo una lunga sosta dopodichè si riparte. Alberto circa un 30 secondi con anticipo rispetto a me.
Nella discesa successiva ho modo di incrementare un po' il ritmo. Riprendo Alberto e proseguiamo assieme.
La discesa termina al 25° km e poi, tanto per cambiare, si risale di nuovo. Siamo piuttosto provati. Cerchiamo di recuperare e corriamo quando ne abbiamo la possibilità. Le ore passano ed il caldo diventa sempre peggio. Durante la salita Alberto si ferma per un crampo. Io proseguo con calma, per fortuna il problema del mio compare si risolve e possiamo continuare assieme.
Al km 27 si scollina. Dopo un ristoro un tratto di leggera discesa e...ora il crampo viene a me. Ma non alle gambe, alla spalla sinistra. Ci metto una vita a farlo passare, nel frattempo Alberto se n'è scappato avanti. Quando la situazione si ripristina riparto di corsa e in un paio di km riacciuffo il mio compagno d'avventura. Proseguiamo appaiati per un bel tratto. Tra il km 29 e il 30 c'è un altro breve strappetto ma passa piuttosto in fretta. Dopodichè affrontiamo 5 km di discesa che prima partono dolci e poi diventano sempre più ripidi. A metà discesa un nuovo crampo coglie Alberto, lo aspetto un poco ma poi vado con il mio passo. Terminato anche questo tratto di discesa si risale per 80 terrificanti metri di dislivello. Dopo un ponte di pietra, su di un torrente con tanto di cascata, ci si inerpica lungo una cresta nel sottobosco. In quel momento ho tirato giù tutte le divinità a me note maledicendo gli organizzatori e i loro avi.
Ma a forza di sacramentare anche quest'ultima erta termina.
In quel momento non lo sapevo, ma sarebbe stata l'ultima salita. Da li in avanti, solo discesa e piano.
Dal km 35 al km 38 si scende notevolmente. In discesa le gambe fanno quel che possono. Vado in maniera discreta per essere uno con più di 30 km sulle gambe. Terminata la discesa, però, si finisce sul piano.
Il percorso, purtroppo, prevede gli ultimi 4 km da correre lungo le sponde del lago di Santa Croce.
Il lago è popolato di bagnanti con una percentuale molto elevata di tamarri che quando passi a tutto pensano tranne che a lasciarti strada. Sono stremato e ho una gran voglia di camminare. Ma mantengo una maschera di tranquillità. Non donerò la mia preziosa sofferenza a questi tamarri da spiaggia!
Dopo circa un km corso in quella zona, incontro una coppia. Camminano in mezzo al percorso e nonostante un tizio dell'organizzazione dica loro di spostarsi e di lasciarmi passare, questi proseguono imperterriti. Si scansano solo all'ultimo, ho comunque modo di allargare il braccio e di urtare col gomito il bicipite palestrato del tamarro. Sarebbe stato fallo da ammonizione, forse espulsione diretta ma nessuno ha visto e mi è andata bene.
Passato l'interminabile tratto di spiaggia tamarra ho finalmente modo di poter camminare. Mancano ancora più di 2 km all'arrivo. Il tratto è tutto completamente piano ma di correre non se ne parla. Non ne ho la forza. All'ultimo ristoro ho pure superato un maratoneta. Mi volto convinto che, prima o poi, piomberà su di me come un avvoltoio ma, per fortuna non c'è traccia del mio rivale. Corro, o meglio cammino, tutto solo. Ho finito l'acqua e il sole è bello a picco....ma mancano solo 2 km. Ormai è fatta.
Alterno corsa e camminata. I km non passano più e il sole mi sta cucinando. Parte un altro dolore forte al collo. Mi auto massaggio e con un po' di insistenza il dolore pare passare. Qualche centinaio di metri più avanti ecco un altro crampo. Questa volta al quadricipite femorale. Per fortuna anche questo se ne va piuttosto in fretta.
Tra un crampo e l'altro arrivo ad intravedere lo stadio con la pista di atletica. Ormai sono arrivato. Ricomincio a correre. Imbocco l'apertura dello stadio (dopo aver insultato degli spettatori che mi guardavano con l'espressione che hanno le vacche quando vedono il treno passare. E che cazzo, almeno ditemi "Bravo", battete le manine o date un senso allla vostra presenza li bontà di dio!) e mi accingo a compiere il giro di pista.
Non so in quanto tempo ho completato l'anello da 400 metri, il tempo percepito è stato di circa un quarto d'ora ma finalmente l'agonia finisce. Sulla linea del traguardo ho l'occasione di emulare Gelindo Bordin a Seoul...e non me la faccio scappare. Mi chino per terra e bacio la linea del traguardo.
Mi rialzo, incredibilmente senza che nemmeno un crampo partisse, e ricevo la mia bella e sudatissima medaglia.
Il dopo gara è un lento recupero tra doccia, un meraviglioso massaggio, pasta e birra. Una volta terminata la gara le gambe ed il fisico erano veramente provate ma mi pare che, in un tempo tutto sommato breve, le condizioni si siano già abbastanza ristabilite.
Non ho ancora parlato del crono. E' stato piuttosto buono: 5 ore e 40 minuti, 26° assoluto (anche se i partecipanti erano pochi, poco meno di 200). Per me un risultato veramente notevole. Ottimo anche Alberto che arriverà 4 minuti dopo di me.
Tra 15 giorni ci sarà il trail di Cortina. Poco da fare, questa eco maratona ci voleva tutta, sulle dolomiti arriverò certamente preparato.



sabato 16 giugno 2012

Domenica, a Puos d'Alpago, in provincia di Belluno, prenderò parte alla mia prima Eco Maratona. Saranno 42 km immersi tra i monti ed i sentieri dell'Alpago. La distanza mi è ormai abbastanza nota, peccato che a scombinare le carte arriverà il dislivello altimetrico. Per questa gara si parla infatti di un dislivello positivo di 2455 metri.
A voler fare le cose per bene dovrei stimare un tempo di percorrenza. Volendo essere molto pignoli si potrebbero anche azzardare i passaggi nei vari paesetti situati lungo il percorso. Il problema è che la mia esperienza in questa disciplina è pressochè nulla. Ho alle spalle solo un Trail delle Creste (che risale al 2011) ed i più recente Trail dell'orsa. Per farmi un'idea, ho pensato di prendere il Trail dell'orsa e moltiplicarlo per due. Il trail corso nel veronese, infatti, era lungo 25 km e presentava un dislivello positivo di 1900 metri. Allora impiegai 3 ore e 20 minuti.
Partendo da questo dato, potrei quindi ipotizzare un tempo prossimo alle 6 ore e 40 per l'Eco maratona dell'Alpago. Dovrebbe essere qualcosa meno ma lo saprò con certezza solo dopo l'arrivo di Domenica.
Se i dubbi sul crono finale rimangono una cosa è invece certa, comunque vada, mi divertirò.

martedì 12 giugno 2012



Dopo la SlegheLauf di Sabato, la mattina del giorno successivo ho sfidato il meteo avverso e mi sono recato a Piovene Rocchette (paese natale dell'Orlando nostro) con l'intento di salire in cima al Monte Summano lungo il sentiero dei Gerolimini. Avevo già percorso questo sentiero in compagnia dell'amico Zanze, questa volta avrei fatto la strada da solo, accompagnato solo dal mio cane e dalla zavorra di 2 kg contenuta nello zaino sotto forma di riserva idrica.
Alla partenza, ore 9 circa, il peggio a livello meteo pareva passato. I nuvoloni neri, assieme a lampi e tuoni, sembravano allontanarsi. Dopo qualche attimo di esitazione mi sono deciso, su le scarpe da trail, Rowdy al mio fianco e via, si comincia la salita.
La gara tirata del giorno prima si faceva sentire immediatamente, le gambe risultavano appesantite ed il fisico stanco. Dopo un tentativo di corsa iniziale mi sono arreso ad una più prudente camminata veloce.
Nel frattempo le condizioni meteo andavano via via migliorando e il sottobosco regalava con sempre maggiore insistenza scorci suggestivi con i raggi di sole che filtravano tra le piante.
Visto che le velleità di tirare l'allenamento si erano dissipate poco dopo la partenza, me la sono presa comoda estraendo il telefonino e cercando di immortalare la suggestione dell'ambiente in cui mi trovavo. Riuscendoci solo parzialmente. Ve lo garantisco, per quanto alcune foto possano essere decenti era tutto molto meglio dal vivo.
A 3 km e rotti dalla partenza, sbucavo su di uno spiazzo erboso baciato dal sole. Un cartello indicava il nome di quel luogo "Casara Mardifaia" e l'altitudine: 955 m.
Una panchina, posizionata nel bel mezzo del prato, permetteva di godere del panorama sottostante. Il tempo, pur rimanendo molto variabile, ci concedeva una vista degna di nota. Sia io che Rowdy abbiamo lungamente goduto della panchina e dell'atmosfera che nuvole e sole regalavano in quel momento.
Dopo la sosta, ricaricata una borraccia da una fonte che gocciolava lentissimamente l'acqua, siamo ripartiti verso la vetta. Passato lo spiazzo immerso nel sole mi sono ritrovato nuovamente nel sottobosco. Un altro paio di km di salita, e altri 400 metri di dislivello e sono infine giunto alla sommità del monte dove, grazie a due gentili signore, sono riuscito a farmi immortalare sotto al bizzarro crocifisso di cima Monte Summano. Con la signora che mi ha scattato la foto commentavo l'aspetto del Cristo raffigurato su quella croce. La signora mi ha raccontato che, nel periodo invernale, quando il monte è coperto di neve, il Cristo è particolarmente suggestivo poichè si formano numerose stalattiti di ghiaccio su quel corpo metallico.
Mi sa che tocca tornare anche d'inverno per vedere se quanto sostiene la signora corrisponde a verità.
Una volta ripreso fiato, ho riorganizzato armi e bagagli e sono partito lungo la discesa. Il percorso fatto a ritroso è risultato, ovviamente, molto più veloce. Le gambe giravano bene, soprattutto nei tratti corribili mentre quando il percorso si faceva più ripido e tecnico ero costretto a rallentare per preservare la muscolatura.
Alla fine, dopo 1 ora e 36 di corsa (soste escluse altrimenti sarebbe stata almeno un'ora in più), sono tornato alla macchina con 12 km in saccoccia e quasi mille metri di dislivello positivo completati.
Un gran bel modo di passare la domenica mattina. La pasta aglio olio conseguente è stata decisamente meritata.

domenica 10 giugno 2012


38' e 23, su una gara di 10 km nervosa come un trafficante di droga alla frontiera e in un momento in cui a tutto mi sto dedicando tranne alla velocità è veramente qualcosa di inaspettato. Qualcuno (Andrea87), che evidentemente ha la vista lunga, aveva letto nei miei dati cardiaci un momento di buona forma. Ha avuto decisamente ragione, tanto più che l'obiettivo di questa corsa era quello di fare bene, non certo di puntare al personale.
Per la cronaca, la Sleghe Lauf, che in lingua cimbra significa Asiago, è una gara di 10 km su circuito cittadino nel centro della città dell'altopiano. La corsa prevede 4 giri su un tracciato zeppo di curve, con un breve passaggio su sterrato e con continui saliscendi. In tutti i 2500 metri del percorso non ci sono più di 10 metri consecutivi di percorso piatto. Decisamente non sarebbe la gara cui puntereste per il vostro personale sulla distanza.
Devo essere onesto, prima di partire avevo dato un'occhiata ai dati del mio precedente personale (38' 35 alla Stra Vicenza) giusto per capire com'ero andato in quel caso e quale fosse il ritmo da tenere per abbassare il personale. Il tutto tanto per non lasciare niente al caso consapevole che il miglioramento di quel tempo sarebbe stata pura utopia.
E invece arriva quello che non ti aspetti. Al via, dopo che lo speaker ha snocciolato i nomi dei vari fenomeni presenti alla gara (gente da 2h e 06 in maratona e pure uno qualificato alle olimpiadi!), mi sono piazzato poco più avanti di metà gruppo. Non a ridosso dei primi dunque, per evitare di partire troppo forte e di bruciarmi subito.
La partenza è stata come sempre caotica, complice anche la caduta di un atleta partito nelle prime file che ha scatenato un bel po' di caos. Io, per fortuna sono riuscito ad evitare il malcapitato e la conseguente ressa pur passando con 4" di ritardo sotto al gonfiabile della partenza.
A prendere parte alla gara c'era un bel numero di atleti, tanto che c'è voluto un km buono prima che la folla si dissipasse e che la strada comparisse libera davanti a me. Passato il primo km, come sempre un filo allegro (3'44), ho cercato di impostare il ritmo prefissato badando principalmente a controllare la sensazione di fatica e a non finire fuori giri. Il primo giro restituiva un riscontro incoraggiante (primi 2500 m. in 9'28). Da li in poi ho mantenuto l'attenzione prevalentemente concentrata sulle sensazioni in corsa. Nelle salite cercavo di tenere e nelle discese provavo a rilassarmi e a recuperare. Il ritmo non ne risentiva granchè e, nonostante il controllo, continuavo a recuperare posizioni.
Al secondo passaggio sotto al gonfiabile della partenza facevo segnare un parziale di 9' 43, dopodichè iniziava il giro più duro di tutti. Il terzo. In questa frazione non sai mai se spingere, rischiando di terminare anzitempo la benzina, o risparmiarti, correndo il rischio di perdere troppo tempo prezioso. Sono contento di vedere che mi sono gestito piuttosto bene terminando la terza frazione con un tempo solo leggermente superiore a quello della precedente: 9' 48.
Terminata anche la terza frazione partiva l'ultimo giro. Negli ultimi 2 km e mezzo ho dato fondo alle energie rimaste e sono riuscito a dare una bella accelerata, complice anche un atleta del Runners Team Zanè che mi ha fatto da punto di riferimento per quasi tutto l'ultimo giro. Una volta giunti sul rettilineo finale, 200 m. di salita, sono partito con uno sprint davvero molto cattivo nel quale ho sopravanzato 6 atleti. E' stato bello in particolare un duello ingaggiato con uno di questi il quale cercava di opporsi alla mia rimonta. Per mia fortuna non ha resistito al mio fianco più di 30 metri.
La volata finale terminava sotto al gonfiabile dove stoppavo il Garmin e leggevo l'incredibile riscontro. Enorme soddisfazione per il tempo ottenuto anche perchè, su un percorso piatto, mi sa che a questo punto posso ambire ad un tempo inferiore ai 38'.
Archiviata anche questa, ora non mi resta che tornare a sgambettare in montagna. Domenica mi aspetta l'Eco Maratona di Alpago. La, altro che 38 minuti, ci sarà da soffrire per svariate ore.
Non vedo l'ora.

P.S. su Garmin Connect, controllando l'altimetria, la gara pare quasi piatta. Se andate su "Riproduttore" potete vedere meglio i vari saliscendi di cui la corsa era composta.

venerdì 8 giugno 2012


Ieri sera, in zona Santo (Thiene - VI), si è svolta la prima edizione della San Antonio Night Race. Gara organizzata dal nostro esimio presidente Bress.
La corsa si svolgeva con partenza alle ore 20.00 su un percorso di 2,2 km da ripetersi 4 volte. Il clima della manifestazione era molto giocoso e divertente, peccato che il clima atmosferico non fosse altrettanto piacevole. Alle otto di ieri sera c'era infatti una temperatura di poco inferiore ai 30 gradi ed un'umidità spaventosa. Pertanto si correva in condizioni non esattamente ottimali.
Per quel che riguarda me, non avevo particolari ambizioni per questa gara. L'intento era quello di fare un allenamento tirato. Tanto più che al mattino avevo già percorso 8 km di corsa lenta.
Alla partenza ho cercato quindi di correre ad un ritmo elevato ma di mantenere un certo controllo nell'azione di corsa. L'operazione è parsa funzionare con il primo km a 3'43 (complice anche la leggera discesa) ed il secondo km a 3'54 (qui in leggera salita) e, soprattutto, con una sensazione di fatica controllata.
Dopo il secondo giro, corso leggermente più lento del primo, mi trovavo in buona posizione e con un buon margine sul livello di sofferenza. In altre parole non stavo dando tutto.
E' stato a questo punto, nella parte iniziale del terzo giro, che purtroppo ho avvertito un problema alla milza. Una fitta molto intensa si è fatta strada costringendomi dapprima a rallentare e, successivamente, addirittura a fermarmi piegato in due per farla passare il prima possibile. Dopo qualche secondo di sosta sono ripartito ad un ritmo più blando, cercando un'azione agile e poco faticosa. Per un km sono riuscito a tenere ma poi il dolore s'è nuovamente fatto intenso e mi sono dovuto fermare per una seconda breve sosta. Ripartito anche questa volta mi sono dovuto fermare nuovamente perchè il dolore ancora non mi abbandonava. Questa volta la sosta è stata più lunga con un tratto al passo. Quando mi è parso di aver recuperato del tutto sono ripartito, sempre attento a non forzare troppo.
Ho notato che, nonostante il ritmo più lento, i corridori che mi avevano superato durante la mia crisi non mi avevano distanziato di molto. Ho cercato quindi di gestirmi per arrivare ad incrementare il ritmo nel finale e a sopravanzarli nuovamente. Gestendo lo sforzo sono riuscito nell'intento. Nel km finale ho accelerato riportandomi sotto e nel rettilineo conclusivo ho piazzato un bello sprint che mi ha portato a recuperare più di qualche posizione (il Garmin segna che nel rettilineo finale ho toccato una punta di 2'29/km, possibile ?).
Alla fine, ho chiuso gli 8.8 km con il tempo di 34' e 58 (media 3'58/km). Considerando il caldo infernale, l'umidità, l'allenamento mattutino e, soprattutto, le tre soste, direi che c'è di che essere soddisfatti.
Senza il problema alla milza, probabilmente avrei finito intorno ai 33' netti (3'45 di media). Si sa però che con il condizionale non si va da nessuna parte. Quindi cippa.
Domani tocca un'altra gara veloce. La SlegheLauf in quel di Asiago. Anche in questo caso saranno 4 giri, ma questa volta di 2,5 km ciascuno e con pendenze, sia in salita che in discesa, decisamente più nette rispetto a quelle di ieri sera.
Anche in quel caso non avrò velleità di tempo, al momento la mia priorità è data al Trail, per me è importante sfruttare ogni gara per caricare km e mettere alla prova le mie gambe.

lunedì 4 giugno 2012

Operazione Cortina-Dobbiaco. Si parte Sabato 2 Giugno. Ho appuntamento verso le 10.00 col compagno di squadra Dr. House. Ci si ritrova, si monta in macchina e via on the road. Col Doc. si decide di seguire un itinerario casuale, nessun navigatore, seguiamo i cartelli e ci godiamo le montagne. Se anche impieghiamo qualche tempo in più del previsto poco male.
La cosa ci riesce piuttosto bene tant'è che ci perdiamo più di qualche volta. Guida, guida, guida ad un certo punto viene pure fame. E ti credo, è l'una e mezza!
Il Doc. mi chiede - dove siamo ? 
Risposta: - tra Bolzano e Bressanone 
Doc. - Che dici, ci fermiamo a mangiare ?
Drugo: - Ok,  al primo paesello ci fermiamo.


Scorgiamo un borgo sulla destra, sembra promettente. Ci fermiamo e cominciamo a passeggiare per il centro. Il paese è molto bello, identifichiamo un paio di ristoranti e quindi ci fiondiamo famelici. Lo chef consiglia: Canederli con insalata di crauti e noi, che ci fidiamo dello chef, seguiamo il consiglio.
A pancia piena girovaghiamo un altro po' per quel borgo prima di ritornare in macchina. Scopriamo solo chiedendo ad una signora che ci troviamo a Chiusa. Molto bello.

Si riparte, un altro paio di deviazioni quindi finalmente cominciano a vedersi cartelli che indicano Dobbiaco. Proviamo a perderci a Brunico ma falliamo il tentativo (Brunico ci è parsa meno promettente di Chiusa). Quindi, verso le 17 siamo a Dobbiaco. 7 ore circa di viaggio, non male!
A Dobbiaco sbrighiamo le formalità pre gara quindi cena con Tagliere di speck e pappardelle al capriolo il tutto anticipato da aperitivo a base di Birra e noccioline. Il carico di carboidrati ce lo siamo giocato già coi crauti di Chiusa.

L'indomani si pensa alla corsa. Sveglia alle 6.00. Colazione e quindi tutti pronti. Io, Dr. House, Peo, Zanze e Stefano ci dirigiamo compatti verso il centro di Dobbiaco. Da li pulmino degli amici del gruppo alpini che ci scorta alla partenza. Eravamo in 11 su un pulmino da 9 posti, stipati come bestiame eppure allegri per i 30 km che di li a poco saremo andati ad affrontare(!).
Una volta a Cortina ci si cambia, consegna sacche, zero riscaldamento e ci precipitiamo verso le griglie. Siamo tutti sulla prima griglia ma sappiamo bene che ciò non garantisce di evitare il casino iniziale (a proposito, 4500 iscritti per le capacità organizzative e gli spazi di questa corsa secondo me sono decisamente troppi. E il prossimo anno pensano di aumentare ancora. Non so se ci torno!), con uno stratagemma che non posso svelare, riusciamo ad inserirci all'inizio della griglia. Parte il conto alla rovescia e siamo in 5a fila, subito dietro ai top runner.
Lo starter esplode il suo colpo e i runners fin li giunti invadono le strade del centro di Cortina sparpagliandosi lungo ogni pertugio disponibile. La strada è stretta, i corridori sono tanti e ognuno vuole passare. La scena ricorda un po' le immagini dei tori a Pamplona!
Io, Peo e Zanze avanziamo schierati a ventaglio. Esibiamo le nostre gialle canotte con composta fierezza. La strada sale, mi ricordavo la partenza in salita ma poi scollinava prima di ributtarsi nel sentiero. Guardo avanti a me ma non c'è traccia di scollinamento. I miei ricordi sono evidentemente annebbiati dal tempo.
Proseguiamo cauti, tengo Zanze a freno mentre Peo corre al mio fianco. I primi km scorrono con tempi che pensavo più bassi, si viaggia alla media di 4'40 (la sera prima, tra una birra e l'altra, avevamo stimato una partenza a 4'20 !) ma più di così meglio non andare se non ci si vuole tirare il collo anzitempo.
Dopo 3 km, Peo si defila e prosegue col suo passo. Proseguiamo io e Zanze. Ci superano in tanti ma non ci scomponiamo. Ad un certo punto riconosco un runner sulla mia destra che so di aver già visto da qualche parte. E' MarcelloS. di Running Forum. Lo saluto e ci presentiamo in corsa. Corriamo appaiati per un po' dopo di che lui se ne va con passo superiore. Dopo Marcello, arriva Kikko. Altro saluto e altre 4 chiacchiere prima che anche lui se ne vada. Infine mi riconosce LuzZan, altro utente di RF. Questa volta riesce a raggiugermi per salutarmi senza poi sverniciarmi nel tratto in salita.
Il percorso prosegue sempre su sterrato. Affrontiamo due gallerie. Non c'è il sole ma almeno la pioggia ci sarà risparmiata. Tutto sommato si sta bene.
Zanze mi comunica di non essere al massimo. Mi dice di andare se ne ho. Io ci penso un poco e decido di aspettare il 10° km quando la salita sarà quasi ultimata. Mi muovo un po' prima, intorno al 9° km incremento il ritmo pur sentendo di non forzare al massimo.
I parziali si abbassano (4'35, 4'23, 4'20, 4'15), riagguanto Kikko che mi racconta di essere reduce da un infortunio, altrimenti l'avrei visto solo col binocolo. Due chiacchiere e poi proseguo col mio passo.
Al km 14 si scollina. Aspetto il km successivo, metà gara, per cominciare a fare due conti. Vi transito in 1h e 8' circa. Devo correre la seconda metà in un'ora per raggiungere l'obiettivo prefissato. Non sarà facile ma si può fare.
Dal 15° km in poi comincia il tratto a me più congeniale, la discesa. Le gambe sono a posto per cui posso cominciare a spingere. In un paio di km raggiungo nuovamente Marcello. Sto un po' con lui quindi proseguo col mio passo. Riprendo un sacco di gente che aveva dato troppo nella salita e li supero senza esitazione.
I km volano praticamente tutti sotto ai 4'/km. Ogni tanto si presentano delle rampe di salita di un centinaio di metri. Più si prosegue coi km più queste rampe sono maledettamente dure. Per fortuna sono brevi e passano piuttosto rapidamente.
Passato il cartello del km 20 la fatica comincia a farsi sentire. Stringo i denti e proseguo mantenendo alta la velocità. Recupero altri runners davanti a me e questo mi da carica ma, soprattutto, mi danno carica tutti i cartelli kilometrici che trovo sulla strada. Ogni cartello sta a significare un km in meno da li all'arrivo.
in questa seconda parte si corre immersi nel verde. Si incontrano vari tifosi più o meno calorosi.
Ad un certo punto, davanti a me si presenta una curva con dei tifosi muniti di campanacci. Quando arrivo urlo loro hop-hop-hop e questi prontamente rispondono con un concerto di campanacci e di hop-hop-hop-hop-hop. Un baccano assurdo. Fantastico!
I campanacci mi mettono le ali ai piedi, anche perchè ormai mancano ben pochi km. Si passa a fianco del lago di Dobbiaco, altro passaggio suggestivo e quindi ultimi 3 km.
A fatica recupero su un gruppetto composto da 3 runners davanti a me. Li raggiungo al cartello dei 28 km. Penso, ok, adesso me ne sto qui buono buono e poi faccio la volata. Purtroppo non ci si vuole mai bene abbastanza. Appena vedo in lontananza il cartello che indica 1 km alla fine, scalo le marce e riparto sgasando. Volata lunga. Porca puttana!
Dopo duecento metri ho come la sensazione di essere partito troppo presto. Vado in debito di ossigeno ma il traguardo è sempre più vicino. Entriamo nella zona del Grand Hotel di Dobbiaco, qui il pubblico è più numeroso e mi da una mano a proseguire nella mia azione. Supero un altro runner e quindi mi infilo nella curva che porta al traguardo. Vedo il gonfiabile blu e sprinto. O, almeno, ci provo. Passato il gonfiabile blu mi rendo conto che quello non era il traguardo. Ci sono altri 150 metri da correre. Oh madonna benedetta dell'incoroneta di Foggia cinofila! Testa bassa e via a mulinare le gambe, per quanto ancora mi è possibile, colmo l'ultimo tratto di corsa e taglio il traguardo esultante. Il timer ufficiale segna 2h 06' e 14 (2h 06' e 08 real time). Seconda parte di gara ben sotto l'ora. Molto bene.
Riprendo fiato e quindi recupero sacca e quant'altro. Dopo l'arrivo ritrovo Marcello e LucZan con i quali scambiamo 4 considerazioni sulla corsa svolta.
Quindi alle docce trovo RunningPitt che, grandissimo come al solito, ha chiuso in 10^ posizione assoluta col tempo di 1h 47' e 33. Alieno!

Una volta recuperati anche gli altri compagni di squadra si procede ad organizzare il pranzo ed il rientro a casa. Ci ritroviamo a mangiare in un ristorante tipico del centro. Molto bello. Gulash con canederli e polenta e integratore al luppolo per recuperare dallo sforzo.
Terminato di pranzare si riparte per tornare a casa, questa volta tutti assieme in modo che io e Dr. House non abbiamo possibilità di perderci come all'andata. Peccato.


Si chiude così questa trasferta davvero molto intensa. Contento per tutto. Per la compagnia, per le nuove conoscenze, per quanto ho mangiato e bevuto e per la corsa, bellissima anche se non priva di difetti (mi da l'idea essere un po' troppo orientata verso l'aspetto commerciale. Punta a fare tanti iscritti, tanto incasso, a fronte di un'organizzazione e di un servizio non esattamente ricchissimi).
Ora un po' di riposo e poi si riparte a sgambettare in montagna. Tra due settimane c'è l'Eco maratona di Alpago.
Non ci si vuole mai bene abbastanza.

sabato 2 giugno 2012

Anzi no, vado a Dobbiaco. Che è pure meglio.
Domani si corre e si torna a dare un'occhiata al cronometro. Ma senza troppa ansia. Con l'amico Zanze abbiamo definito un limite cronometrico al di sotto del quale ci possiamo ritenere soddisfatti, vale a dire 2h e 10. Anche se abbiamo ambizioni di finire qualche minuto sotto e, perchè no, provare ad avvicinarci alle 2h e 5.
Teoricamente non sarebbe nemmeno tanto impossibile ma questa corsa presenta alcuni punti a nostro svantaggio.
Il primo è che il percorso prevede della salita. La prima metà è tutta in leggera pendenza sfavorevole. Nei primi 15 km, che collegano Cortina al Passo Cimabanche, ci si eleva di 340 m. Dislivello concentrato in modo particolare nei km dal 5° al 10°. Il dislivello viene poi recuperato nella seconda metà che è tutta in discesa. Bisogna pertanto arrivare al punto più alto del percorso ancora piuttosto freschi in modo da concludere i 15 km che rimangono nel minor tempo possibile. Tra l'altro, si corre su sterrato, molto bello e compatto, questo va detto, ma l'asfalto da un po' di velocità in più.
Altro elemento di rallentamento è il traffico. Non il traffico delle auto ma quello dei podisti. Si tratta infatti di una gara ad altissima partecipazione e, una volta lasciato il centro di Cortina, ci si infila in un sentiero piuttosto stretto dove, se ci si trova nel centro del gruppo, è inevitabile doversi fermare e perdere così un bel po' di tempo prezioso.
Infine la preparazione. In questo periodo mi sono dedicato maggiormente alla corsa in montagna e al trail. Immagino la mia condizione nella corsa più "tradizionale" possa averne risentito. Dopo la corsa di domani dovrei saperne qualcosa in più.

Tra poco si parte, termino la preparazione delle valige e poi via con la gita.
Saluti da Cortina, anzi no, saluti da Dobbiaco.
 
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