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martedì 24 dicembre 2013


La risonanza magnetica di Giovedi ha dato un buon esito. Poteva essere meglio ma poteva essere anche molto peggio.
In sostanza, ci sono dei netti miglioramenti. L'edema è praticamente riassorbito, rimane però ancora visibile la linea della frattura. Poca roba, pochissima se confrontata al precedente esame ma occorre aspettare ancora un po' prima di riprendere a correre.
Mi sono posto come linea di partenza il 7 Gennaio. Dopo le feste. Ancora una ventina di giorni di riposo e terapia dunque e poi posso provare a riprendere.
Farò un solo strappo alla regola, il 31 sarò a Roma per correre la We Run Rome con gli amici di RunLovers. Mi concederò quella corsa perchè sarà breve, sarà corsa a ritmi lenti e in compagnia. Quindi uno sforzo molto controllato, una cosa tranquilla.

Approfitto per fare gli auguri di Buon Natale a tutti. Ci sentiamo presto.

giovedì 5 dicembre 2013


Fissata la risonanza magnetica di controllo. Il 19 Dicembre mi sottoporrò all'esame e, verosimilmente, dovrei sapere abbastanza in fretta se la frattura da stress si è completamente rimarginata permettendomi di tornare a correre.
Trattengo il fiato...che, tra l'altro, è una cosa che in piscina torna anche utile ogni tanto.

domenica 24 novembre 2013


Conto le settimane. Ormai dovrei aver passato la metà del guado e i giorni che ancora devo attendere prima di tornare a correre dovrebbero essere poco più di una ventina.
Mi manca la corsa. Mi manca soprattutto in questo periodo colmo di gare. Oggi, per dire, c'è chi è alla partenza della maratona di Firenze, chi è a sprintare tra erba e fango all'apertura della stagione dei cross e chi, infine, è  in valtellina per un trail che mi sa tanto di parecchio spettacolare. Mi venisse un crampo se  non sarei potuto essere ad uno dei tre eventi se non fossi infortunato.
Invece mi tocca stare a casa a seguire gli amici sul live (quando è disponibile) o ad attendere i loro risultati e resoconti. E non posso nemmeno andare in piscina perchè la domenica fa orario ridotto e tanto so che, anche se ci vado, trovo una folla che neanche all'angelus del papa.
Insomma, come dicono in Francia: "sono qui che mi rompo le palle".
Poi però ho pensato che ho pur sempre un blog e qualche affezionato lettore con il quale sfogarmi. Pertanto ecco qua.
Ora mi sento meglio.
Grazie.

sabato 2 novembre 2013


La cosa positiva di questo infortunio è che mi ha spinto a fare una cosa che da tempo mi ripromettevo di fare: andare in piscina.
In molti mi avevano parlato dei benefici del nuoto. Alternato alla corsa fa un sacco di bene per moltissime cose. Io ascoltavo, annuivo ma dentro di me sapevo che mi sarei fermato ad un "mi piacerebbe ma, fondamentalmente, non c'ho cazzi!".
Con lo stop forzato dalla frattura al calcagno mi sono dovuto dare una mossa. Ho quindi preso la decisione e via, abbonamento  in piscina, missione al Decathlon per comprare tutto il necessario con la minima spesa possibile ed il giorno dopo via con l'esperimento nuoto.
Il primo giorno è stato traumatico ma meno di quel che pensavo. Mezz'ora abbondante di goffi tentativi di impostare uno stile libero almeno decente imbarcando acqua e prendendo a cazzotti il malcapitato compagno di corsia quando incrociavamo le nostre bracciate. Il problema più grosso è la respirazione. Poco da fare, non sono capace. Alla fine, però, ero comunque soddisfatto di aver compiuto il primo passo, la parte probabilmente più difficile.
Due giorni dopo ci riprovo. Stesso orario e stessa corsia. E sempre lo stesso pachidermico compagno che dev'essersi chiesto "ma sto qua perchè viene a scassare le palle proprio a me?".
Noto qualche timido segno di miglioramento. Aumenta l'autonomia nello stile libero e riesco a fare qualche vasca mantenendo la respirazione a testa sotto per tutto il tempo.
Lascio passare qualche giorno e poi il terzo tentativo. Complice una vasca molto favorevole mi trovo a nuotare per gran parte del tempo in corsia da solo. Posso quindi sperimentare e concentrarmi sulle mie difficoltà. Alla fine porto a casa 50 vasche ed esco felicissimo dall'acqua.
Torno a casa e mi bullo con gli amici per la mia "impresa". In cambio ricevo qualche raro complimento e moltissimi sbertucciamenti di vario tipo. "50 vasche in un'ora? Ma sei una pippa!" è il riassunto medio degli sbertucciamenti. Ma non mi abbatto ed anzi so che questo numero andrà aumentando. La seduta successiva le vasche sono 60 e l'obiettivo di arrivare ad 80 si sta avvicinando.
Del resto non è che mi ci voglia molto. Basti considerare che ho un'autonomia massima di 6 vasche consecutive e me la posso giocare una sola volta. Dopo le 6 consecutive mi devo fermare a rifiatare ad ogni 2 vasche. Lo so, sono veramente scarso. Mai detto il contrario.
La cosa bella in tutto questo è però che il nuoto mi sta piacendo. E non avrei mai creduto fosse possibile.
In realtà non è che mi piaccia il nuoto, il cloro e l'ambiente della piscina, quello che mi piace è la prospettiva di migliorare. Il fatto che, giorno dopo giorno, posso verificare dei miglioramenti tangibili.
Ecco, questo mi piace parecchio e per due mesi me lo farò bastare.

venerdì 25 ottobre 2013


Avevo un amico di Trieste che studiava medicina, si stava specializzando in neurochirurgia, ora ci siamo persi di vista ma mi ricordo bene una cosa che mi disse parlando dei suoi studi. La medicina è una scienza tutt'altro che perfetta. Non è matematica, c'è molto spazio per l'interpretazione.
Non si sbagliava il mio amico. Almeno, a giudicare dalla mia esperienza personale degli ultimi giorni con l'infortunio che sto patendo.
Passando in rassegna i vari referti, cominciamo col primo seguito alla risonanza magnetica nella quale mi si diagnosticava, sostanzialmente, una frattura da stress al calcagno. Sento  un caro amico che lavora nel centro dove mi hanno fatto la risonanza e che sente il parere del medico che ha preso visione dell'esame. La cura, indicativamente, doveva consistere in 30/40 giorni di riposo con qualche terapia indicata dall'ortopedico cui avrei sottoposto l'esame.
Piuttosto ringalluzzito dal periodo breve di stop cui mi sarei dovuto attenere fisso dunque appuntamento con medico ortopedico. Questi studia l'esame, borbotta qualcosa e scuote la testa. Caro mio - mi dice - qua c'è una frattura da stress piuttosto importante ma c'è anche del versamento che evidenzia una certa sofferenza dell'osso. Se non vuoi che ti ingessi ti prescrivo stampelle, iniezione del farmaco x (usato per la cura dell'osteoporosi) e, soprattutto, 20 sedute da due ore di camera iperbarica (per la quale avrei dovuto sottopormi a RX del torace e a Elettrocardiogramma). Me ne esco bello abbacchiato ma piuttosto convinto a sentire una seconda opinione. Dura sostenere la cura prevista.
Prendo appuntamento con un secondo ortopedico il quale capovolge la diagnosi. Non si tratta di frattura da stress ma di Algodistrofia dovuta all'intenso allenamento dell'ultimo periodo. Due mesi di magneto terapia.
Va già meglio, i tempi si dilatano ma almeno ho una cura sostenibile che mi consente anche di praticare nel frattempo qualche altra attività, nuoto o bici. Come anche il primo ortopedico anche questo mi informa che ho piedi sostanzialmente piatti e mi consiglia dunque di adottare dei plantari.
Successivamente a questo esito, risento il mio amico della risonanza magnetica e gli racconto della diagnosi di Algodistrofia. Il mio amico si stupisce e torna a verificare l'esame col medico radiologo il quale, dopo attento esame, conferma non si tratta di algodistrofia ma proprio di frattura da stress.
Alla fine, le cure da sostenere, bene o male sono le stesse. Camera iperbarica se voglio metterci un mese, magneto terapia se mi accontento di guarire per Natale.
Alla fine opterò per la seconda delle ipotesi, curioso il modo in cui sia giunto alla cura. Per vie, diciamo così, perlomeno traverse.

Detto questo, ci tengo a precisare che non ce l'ho affatto con la medicina moderna. Tra la medicina e la preghiera, per guarire da un malanno, mi affiderò sempre alla prima. Resta il fatto che non la si può considerare come una soluzione perfetta per tutto. Anche la medicina ha le sue imperfezioni, l'importante è prenderne atto. A quanto pare però, i primi a saperlo sono proprio i medici stessi e questo, forse potrà sembrare strano, ma mi tranquillizza molto.

lunedì 14 ottobre 2013


Il nome del post, che poi è anche l'infortunio nel quale sono incappato, la dice tutta.
Ho una frattura.
E' stata causata dallo stress.
Per stress non si intende stress lavorativo ma si intende stress fisico. L'osso in questione è stato stressato particolarmente durante la preparazione per Berlino e, ad un certo punto, ha ceduto.
Il risultato è stato il dolore avvertito a dieci giorni dalla maratona e quello, molto più localizzato e presente, patito durante la corsa.
Dalla risonanza magnetica la frattura è ben visibile ed è localizzata nella parte esterna del calcagno. Da quel che mi dicono non è nemmeno così piccola, evidentemente i 30 km ai quali l'ho sottoposta in quel di Berlino le sono stati d'aiuto per espandersi.
Venerdi ho la visita dall'ortopedico che mi dirà per quanto tempo devo stare a riposo e se ci sono eventuali cure cui sottopormi per accelerare il recupero.
Per il momento mi dedico a qualche esercizio di addominali e piegamenti sulle braccia, giusto per non stare del tutto fermo e provare in qualche modo a sfruttare questa pausa forzata.
Dovrei andare in piscina e nuotare. Lo so. Però è più forte di me, la piscina proprio non mi attira. Magari in settimana provo a fare uno sforzo, sia mai che poi scopro che mi piace.
Non credo.

Nel cerchio in rosso la frattura. Quella roba nera in mezzo al bianco

mercoledì 9 ottobre 2013


Me la ricordo bene la prima volta che sentii parlare del disastro del Vajont. Ero piccolo, avrò avuto 7 o 8 anni e sentivo mio papà parlarne con un amico.
Chiesi a mio padre che mi raccontasse cosa fosse successo in quel gran disastro di cui parlavano e lui, per farmelo capire, mi disse che un lago aveva tracimato perchè un pezzo  di una montagna c'era caduto dentro e l'acqua uscita aveva travolto il paese sottostante. "E' come se prendi un bicchiere pieno d'acqua e ci butti dentro un sasso, l'acqua se ne esce di fuori no? Ecco, così è accaduto anche con la diga"

Allo stesso modo, il giorno successivo al disastro, nel 1963, Dino Buzzatti aveva scritto un articolo sul Corriere della Sera dove usava la stessa similitudine:
"Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi."

Alle 22.39 di oggi saranno trascorsi esattamente 50 anni dal momento in cui, nella zona di Longarone, si scatenò l'inferno.
Sarà che è una tragedia che fin da piccolo mi ha colpito e affascinato. Forse per il fatto che era vicina a casa e che davanti a quella diga, che ancora oggi è poco meno che completamente intatta,  ci passavo sempre per andare in montagna. O forse perchè è una storia terribile e incredibile e uno non può restarne indifferente.
O ancora perchè è un avvenimento che io non ho vissuto ma nella mia famiglia i più vecchi se lo ricordano bene e sanno raccontarmi dov'erano e cosa facevano quando accadde.
Sarà per tutto questo ma l'anniversario del Vajont è una cosa che mi va di ricordare. In particolare oggi che ricorrono i 50 anni da quel giorno.
Non so se sono un tipo sensibile, ma sono sensibile a quanto avvenne quel giorno e quindi lo voglio ricordare. 
Tutto qua.

giovedì 3 ottobre 2013


Al di la della città, che mi ha letteralmente stregato, dalla capitale Tedesca porto a casa anche un bel monte di cose dal punto di vista della corsa e di quelle che sono le mie aspettative per il prossimo futuro podistico.
Mentre rientravo all'ostello dopo il ritiro, sulla mia bella biciclettina a noleggio, consideravo alcune cose relative alla gara. Al di la dell'infortunio ho realizzato che stavo correndo davvero bene. Oddio, forse non ero perfettamente in equilibrio a causa del dolore al piede, ma il ritmo che stavo tenendo mi sa proprio fosse quello giusto.
In gara sentivo di faticare poco. Temevo comunque di essere partito troppo forte 4'/km  contro i 4' 05 pianificati, ma il responso che il cardio mi restituiva risultava essere molto incoraggiante.
Ho realizzato che il personale sarebbe venuto sicuramente e che, anzi, molto probabilmente avrei chiuso la maratona sotto le 2 ore e 52 preventivate alla partenza. Per carità, all'appello mancavano ancora gli ultimi km, quelli più duri, dove tutto può succedere ma sentivo di correre davvero piuttosto facile e in controllo. Un'eventuale crisi mi sembrava davvero lontana. Come ha detto un mio compagno che mi ha visto mentre camminavo, sembrava avessi finito una partita di scacchi più che aver corso per 30 km a 4' di media.
Ed in effetti, muscolarmente, non ho avvertito alcun problema ne nelle ore successive e nemmeno il giorno dopo. Tutto tranquillo, piede a parte.
Insomma, tornavo all'ostello sulla mia biciclettina a noleggio e realizzavo che il lavoro fin qui fatto sta dando i suoi frutti. Se mi rimetto in sesto per il mese prossimo varrà come ottimo allenamento e a Venezia si può partire allo stesso ritmo mantenendo intatti gli obiettivi di Berlino, con la consapevolezza che si potrebbe puntare addirittura a qualcosa di più.

mercoledì 2 ottobre 2013


26 km, tanto sono durati i miei sogni di gloria, poi mi sono dovuto arrendere. Per la prima volta mi sono ritirato in una maratona. Ritirarsi è una brutta cosa, è brutto farlo in una piccola gara, è pessimo doverlo fare in una maratona così popolata e sentita dal pubblico come quella di Berlino.
Un gran peccato, col senno di poi non sarei dovuto partire ma come si fa ?
Il tutto è cominciato venerdi scorso. A 10 giorni dalla maratona avverto in allenamento un dolorino alla pianta del piede destro. Boh, penso, una robetta, domani passerà. Il giorno dopo però il dolore è ancora li, decido di riposare il Sabato e di correre Domenica l'ultimo allenamento importante (circa 20 km). Cambio anche scarpe per l'occorrenza. L'allenamento va bene, il piede fa un po' male ma il dolore è alterno e quando mi scaldo pare passare.
Riposo Lunedi, riposo Martedi mentre Mercoledi faccio un breve allenamento leggero prima di andare dal fisioterapista per un massaggio di scarico e per verificare il dolore alla pianta del piede.
Il fisio mi tratta con violenza e mi fa veramente molto male soprattutto nella zona della caviglia. Esco tumefatto ma speranzoso.
Giovedi riposo, Venerdi ultimi 7 km tranquilli. Il piede non è ancora al 100%. Ora sento il dolore più sotto al tallone rispetto all'iniziale localizzazione. Penso sia per il "trattamento" del fisio e, fiducioso, spero che il giorno dopo sarà passato tutto.
Invece non passa. Mi duole un po' quando cammino, a volte sembra passare, altre volte il dolore si sente. Si fa vivo particolarmente quando faccio determinati movimenti.
Arrivo a Sabato sera, sono a Berlino, ho un pettorale, un'ottima preparazione ed un'incognita per quel che riguarda il mio piede destro. Sono sicuro però che appena esploderà il colpo di pistola tutto passerà e potrò fare la mia corsa.
La mia previsione purtroppo non si avvera.
Prima dello start mi riesce tutto. Consegno la sacca senza intoppi, riesco a fare pipì un paio di volte, ritrovo i miei amici persi in partenza e riesco anche ad intrufolarmi nella griglia C (contro la D del mio pettorale) dove erano destinati i runners con ambizioni tra le 2h e 50 e le 3 h. La mia griglia insomma.
Allo sparo sono dietro ad un paio di compagni di squadra e molto vicino alla linea di partenza. Tutto perfetto. Fino a quando comincio a correre.
Dal primo passo di corsa avverto dolore, il secondo non va meglio e così anche il terzo. Penso ci vorrà del tempo, il piede si scalderà ed il dolore sarà solo un ricordo.
Invece non accade.
Passano i km. Io mantengo il ritmo prefissato, anzi, vado pure più veloce (intorno ai 4' al km costanti) e gestisto bene lo sforzo. Ma ogni volta che appoggio il piede destro avverto dolore.
Diventa come la goccia del rubinetto che perde.
Tic-tic-tic.
Regolare.
Ogni contatto genera dolore al tallone. Provo a non pensarci ma, ogni tanto, arriva qualcosa a ricordarmi che il problema è ancora li e quindi ancora tic-tic-tic.
Penso che correrò una maratona avvertendo dolore dal primo all'ultimo passo. Mi importa poco pur di continuare così e di tagliare il traguardo.
Mi concentro, corro bene e provo a focalizzarmi su altro. Ci riesco a tratti alterni.
La mia gara prosegue fino alla mezza maratona con ottima regolarità. Li comincio a pensare che non ce la posso fare a gestire quel dolore per un'altra ora e mezza. Ma non mi arrendo, ci provo. Stringo i denti e proseguo ma poco dopo mi rendo conto che è solo questione di km, forse di centinaia di metri.
Ancora non mollo, mi accorgo però che sto correndo storto. Quando arriva il momento del piede destro cerco un appoggio leggero e vado a compensare con la gamba sinistra. Da li a poco cominerà a dolere anche quella. Ovvia conseguenza di una corsa innaturale.
Non si può andare avanti così. Rallento e mi arrendo mettendomi al passo.
Passo al 30° km in 2 ore e 02 minuti, forse è anche personale sulla distanza, ma in quel momento mi curo solo del mio piede che mi duole anche mentre cammino.
Cerco di ritirarmi ma è difficile. La gente ti incita a proseguire e a riprendere la corsa, ti chiama per nome e ti incoraggia. E, oltre a ciò, devo trovare l'assistenza medica per procedere col ritiro.
Nonostante la disfatta sorrido a tutti e cerco di non prendermela. Forse sarà apparso strano vedere qualcuno di così fresco proseguire al passo. Ma, effettivamente, stavo bene e non riportavo grossi segni di stanchezza. Ed essere li in mezzo è comunque una festa.
Dopo lungo peregrinare trovo i medici. Mi riparo dal freddo nella tenda e sotto ad una bella coperta che mi mettono sulle spalle. La giornata è soleggiata ma la temperatura è bella fresca (ideale per una maratona). Nei tratti all'ombra, stando fermi, si gela. Mi comunicano che per ritirarmi devo attendere il servizio scopa che arriverebbe da li a 2 ore e mezza. Sorrido ma declino l'invito e provo a ripartire. Faccio un altro km e incontro un nuovo punto di assistenza medica. Chiedo info anche a loro e questi mi dicono che posso raggiungere la finish line tramite la metropolitana. Meno male.
Così faccio e, dopo un po' di cambi di treno, ritorno di fronte al Reichstag per il recupero sacca e il ritorno all'ostello.
Una serie di considerazioni mi vengono in mente mentre ritorno ma, per quelle, farò un post apposito.
Intanto vi ho raccontato la cronaca di questa Berlino Marathon che proprio bene non è andata.
E vi dico anche, per concludere, che Il giorno successivo, alle ore 12.00, hanno aperto le preiscrizioni per l'anno 2014.
Secondo voi, chi è stato il primo a preiscriversi per il prossimo anno ?

venerdì 27 settembre 2013


Ormai è tutto pronto. Ho terminato gli ultimi allenamenti con una settimana a bassissimo kilometraggio (complice anche un fastidioso dolore alla pianta del piede/tallone emerso Venerdi scorso), ho fatto il check in on-line e nel pomeriggio preparo armi e bagagli per la trasferta.
Ho in mente il piano di attacco. Tutto è pianificato per bene, non resta che dare inizio alle operazioni. Il piede non mi darà fastidio, è un fatto, non un'opinione.

Partirò col pettorale numero 10271, non ho idea della griglia in cui mi troverò ma spero di non essere troppo indietro perchè una partenza troppo "intruppata" potrebbe voler dire addio ai sogni di gloria fin da subito. Se tutto va bene alla partenza proverò ad impostare il passo a 4'05 e, a seconda delle sensazioni, proverò ad aumentarlo col passare dei kilometri puntando a fare una seconda parte di gara più veloce.
Se volete seguirmi in gara credo la pagina sia questa.

E dopo tutto questo preambolo, il momento che tutti voi stavate aspettando il TOTO DRUGO.

Che combinerà il vostro eroe preferito alla maratona di Berlino ?


Votate numerosi!

mercoledì 18 settembre 2013



E' successo alla Great North Run, una mezza maratona svoltasi Domenica 15 Settembre in Inghilterra.
Per la prima volta si sfidavano due leggende e mezza dell'atletica mondiale. Le due leggende sono Haile Gebrselassie e Kenenisa Bekele, la mezza leggenda è Mo Farah. Ma ha tempo per completare il percorso ed aggiungersi al trio.
Finalmente si sono potuti vedere questi tre grandissimi atleti assieme. Le previsioni, anche mie, vedevano Farah favorito.
Gebrselassie ormai, purtroppo, troppo vecchio con i suoi 40 anni sul groppone.
Bekele lontano da un po' di tempo dalle piste e dai grandi risultati.
Logico quindi aspettarsi una facile vittoria del bicampione mondiale e olimpico Mo Farah.
Invece, con mia grande sorpresa e soddisfazione, la vittoria è andata a Bekele che con un grande attacco nell'ultimo miglio ha fatto quello che a nessuno riesce di fare nei 5000 e 10000 metri, ha messo in difficoltà Farah e lo ha battuto.
Più delle mie parole vale il video dell'attacco operato dall'atleta dell'Etiopia.
Buona visione!


martedì 17 settembre 2013


Ho passato un gran weekend. E' un fatto.
Sono andato a Bologna dove sono stato ospite di un'amica (Anne). Ho visitato la citta', ho mangiato delle cose buonissime e ho conosciuto una medaglia d'oro olimpica. E con conosciuto intendo dire che c'ho lungamente parlato e c'ho pure bevuto uno spritz assieme. Anzi, lo spritz me l'ha offerto lui, quindi posso dire che mi sono fatto offrire l'aperitivo da un oro olimpico. E tutto questo se considero solamente il Sabato.
La Domenica, poi, ho corso 34 km gli ultimi 21 dei quali all'interno della Run Tune Up, la mezza maratona di Bologna. I miei 34 km, ultimo lungo pre Berlino, sono andati piuttosto bene.  Primi 13 km tranquilli e mezza maratona conclusa in 1 ora e 27' con i primi 10 km ad un ritmo prossimo ai 4'10 e i restanti 11 ad una media prossima ai 4'00 (gli ultimi 2 km a 3'45 visto che avevo ancora energie in corpo).
Una bella soddisfazione il fatto che tutto sia andato secondo i piani a conferma degli intenti "bellicosi" rivolti a Berlino.
Ma la cosa piu' bella e' stato vedere l'arrivo di Anne (il cui nuovo soprannome è Feliciona) la quale, dopo un infortunio con ricadute varie, e' tornata a completare una mezza maratona sulle sue caviglie. Perche' correre e' bello ma correre assieme ai propri amici lo e' di piu'. Ed anche questo e' un fatto.
E' stato bello quindi anche correre i primi 10 km in compagnia di Matteo cercando di dargli una mano a conseguire un personale nella distanza, anche se non del tutto preventivato. Poco importa che il personale poi non sia giunto perche' abbiamo corso per la prima volta assieme ed anche questa esperienza aumenta la sensazione di "figata" relativa a questo weekend.
Il pranzo conseguente ha suggellato il tutto. Poco da fare, da quelle parti sul cibo ci si sbaglia di rado.

Quindi, ricapitolando e' stato un weekend dove:
- Ho visitato Bologna
- Ho mangiato delle cose buonissime
- Ho corso l'ultimo lungo pre Berlino ed e' andato bene
- Ho corso coi miei amici e pure loro sono andati bene
- Ho conosciuto, parlato e toccato una medaglia d'oro olimpica. C'ho pure bevuto assieme

Tutte cose che, anche prese singolarmente, renderebbero un weekend un buon weekend, tutte insieme cosi' ne fanno un qualcosa di diverso, di decisamente piu' grande. Definitelo voi, se ci riuscite, a me viene soltanto "Bellissimo"!

venerdì 6 settembre 2013


Solo tre settimane ?
Ebbene si. Tanto poco manca alla prossima maratona. Dopo Boston torno in terra straniera a calcare il suolo di una delle più prestigiose maratone al mondo, la maratona di Berlino, per l'appunto.
Nonostante il caldo che non se ne vuole andare del tutto, nonostante una preparazione piuttosto pesante che mi sta risucchiando le energie, nonostante la legge Severino che ha rotto le palle (non tanto la legge quanto la discussione relativa), insomma, nonostante tutto, mi sento preparato.
Ho macinato km come non mai, ho di recente corso alla Marcia Longa migliorando il tempo dell'anno scorso ed ho acquisito maggiore esperienza.
L'unica cosa che mi preoccupa è quella di arrivare spompato all'appuntamento con la maratona ma credo e spero che le ultime due settimane di tabella siano relativamente leggere.
Intanto ci diamo dentro con questa di settimana che prevedeva per ieri delle ripetute mortali, 4 per 5000. Ripetute alle quali sono arrivato effettivamente stanco e, complice anche l'orario ed il clima poco consono (pausa pranzo, 29 gradi e 70% di umidità), il mio spirito di conservazione ha avuto il sopravvento. Anzichè 4 ho completato solo 2 serie. Ma comunque mi è costato molta fatica. Me ne rammarico ma solo fino ad un certo punto perchè sono ancora convinto di aver fatto la scelta più sensata. E cioè quella di non strafare.
La settimana si chiuderà Domenica con un lungo da 30 km strutturato in frazioni di 30'. Si parte a ritmo lento, poi 30' a ritmo gara (che dovrebbe essere 4'02/KM), poi 30' un 8% più lenti del ritmo gara per chiudere infine con 30' un po' più veloci rispetto al ritmo gara.
Di bello c'è che con questa preparazione, approcciare un lento del genere non mi fa più di tanto paura. E la cosa dovrebbe apportare dei vantaggi anche in ottica maratona.
Quindi non mi resta che allacciare le scarpe e correre, Berlino è davvero qui dietro l'angolo.

mercoledì 4 settembre 2013




Per il secondo anno consecutivo ho preso parte alla Marcialonga running, una corsa di 25 km che collega Moena, in val di Fassa, a Cavalese, in val di Fiemme. 
L’anno scorso, assieme agli amici fulminei che vi presero parte, mi innamorai di questa competizione, tanto da ripromettermi di tornarci l’anno venturo. Quest’anno le premesse sono state confermate in pieno e, parlando con uno degli amici che mi hanno accompagnato nella trasferta, abbiamo pensato di far diventare questa una tappa fissa da correre ogni anno. 
Della corsa posso dire che e’ organizzata in maniera eccellente. I 1400 partenti sono consoni alle capacita’ di questa gara e spero gli organizzatori rimarranno sempre umili bloccando il numero degli iscritti a questa cifra senza farsi prendere la mano come avvenuto per la Cortina – Dobbiaco. 
Posso dire poi che il percorso e’ spettacolare. Si corre in luoghi incantati, lungo una ciclabile bellissima che attraversa le valli con boschi e monti a fare da testimoni. Il tracciato poi e’ geniale nella sua concezione, 22 km in leggera e costante discesa, comunque meno semplice di quel che potrebbe sembrare, e gli ultimi 3 km in salita per raggiungere l’abitato di Cavalese. Dopo 22 km con la spinta della discesa percorrere il tratto in salita risulta  particolarmente ostico. E sta proprio qui il bello, se uno riesce a dosare le forze recupera un sacco di posizioni nel tratto in salita, se invece si e’ speso troppo nella prima parte allora sono guai.

Per quel che riguarda la mia prestazione, partivo gia’ da un ottimo tempo ottenuto lo scorso anno, 1h 41’ e 45. L’obiettivo di quest’anno era quello di provare a migliorarlo, nonostante il carico dovuto alla preparazione per Berlino. Sono cosi’ partito convinto evitando di risparmiarmi nel primo tratto. Ho impostato una velocita’ compresa tra I 3’45 e I 3’50 al km con l’intenzione di passare alla mezza al di sotto dell’ora e 20. Dopo qualche km sono anche stato raggiunto dall’amico Andrea che mi ha inseguito, essendo partito lui un po’ piu’ nelle ritrovie, fino a raggiungermi. Abbiamo quindi proseguito appaiati scambiando qualche chiacchiera lungo il percorso. Operazione, quella della chiacchiera, che onestamente mi e’ costata qualche sforzo.
Il clima della giornata era soleggiato e ho dovuto quindi approfittare di tutti I ristori e di tutti I punti di spugnaggio in modo da rimanere fresco ed idratato il piu’ possibile. Ho proseguito assieme ad Andrea fino al km 15 circa, dopo di che lui ha rallentato e ho proseguito da solo. Come previsto il passaggio alla mezza e’ stato sotto all’ora e 20 (1h 19’ e 36 per la precisione) ma la stanchezza dei km a buon ritmo ha cominciato a farsi sentire e ho affrontato I tre km di salita con un po’ di timore. Il timore si e’ concretizzato dopo un km e mezzo di ascesa quando il fegato ha cominciato a dolermi. All’inizio un piccolo dolore e poi una fitta sempre piu’ forte che mi ha costretto ad una piccola sosta per respirare. Sono quindi ripartito stringendo I denti per l’ultimo tratto fino a raggiungere il rettilineo finale dove sono riuscito a sprintare recuperando una posizione persa.

Alla fine, chiudo migliorando il tempo dello scorso anno di un minuto (1h 40’ e 51 il crono finale) e cogliendo la 50^ posizione assoluta. Una bella soddisfazione.
Il prossimo anno potro’ tornare consapevole che migliorare il tempo di quest’anno sara’ molto dura ma, viste le disavventure con la fitta al fegato, comunque possibile.
La cosa piu’ bella e’ comunque aver avuto la conferma di quanto bella sia questa gara che anche il prossimo anno sara' nel calendario di quelle da fare assolutamente.

giovedì 29 agosto 2013


Stasera in quel di Zurigo si svolgerà l'ultimo appuntamento della Diamond League, il meeting più importante dell'atletica mondiale. Ed io sarò li a vedere le gare dal vivo!
Non vedo l'ora, mi aspettano una serie di grandissime gare con i migliori atleti del mondo.
Qui c'è il dettaglio di gare e atleti impegnati: http://www.diamondleague-zurich.com/en/Results/

Personalmente nutro grandissima attesa in particolare per vedere Shelly Ann Fraser Pryce nei 200 metri, Robles e David Oliver nei 110 ostacoli, Nick Symmonds (quello del Beer Mile) negli 800, Harting nel disco.
E, soprattutto, non vedo l'ora di vedere Kenboy nei 3000 siepi.
Ma quella che si prospetta essere la gara più bella di tutti è il salto in alto maschile dove si sfideranno Bondarenko, Barshim e Ukhov. Bondarenko è il favorito (2 metri e 41 saltati così)e potrebbe addirittura tentare l'assalto al record del cubano Sotomayor che risale al lontano 1993.
Ci sarà pure Bolt nei 100 metri ma personalmente mi interessa meno della gara di salto in lungo. Gara che non ho citato ma che presenta comunque un paio di partenti davvero di notevole spessore (Menkov 8 e 56 quest'anno).

Insomma, ci sarà da divertirsi. Quando torno parto quasi subito per la Marcialonga ma prima o dopo vi racconto tutto. Nel frattempo, c'è twitter

lunedì 26 agosto 2013


Manca davvero poco al raggiungimento dei 2000 km annui, ad oggi sono a quota 1992. Al prossimo allenamento ci arriverò.
Facendo un confronto con l'anno passato mi ritrovo avanti di una settantina di km (a quest'ora lo scorso anno ero a quota 1925).
La tabella di allenamento sta facendo sicuramente il suo. Questa settimana ho piazzato addirittura due lunghi. Uno lunedi (30 km a 4'16 di media su percorso non proprio semplice) ed uno sabato (28 km progressivi a 4'20 di media con qualche pausa per l'acqua ma anche qualche collinetta nel mezzo).
Quantità ma anche qualità viste le medie tenute, quando, solitamente, negli allenamenti lunghi, non rendo particolarmente bene.
La strada per Berlino insomma è tracciata e sono a buon punto del percorso. Siamo a quasi un mese dalla gara e la preparazione prosegue bene.
Domenica andrò a Moena per concludere il periodo di ferie con la bellissima Marcialonga Running. L'anno scorso impiegai 1 ora e 41' per completare i 25 abbondanti km del percorso. Quest'anno confido di fare un po' meglio.
Vediamo se saprò essere di parola.


Sto seguendo i mondiali di Atletica di Mosca. Li sto seguendo perchè sono appassionato di sport, di corsa e Atletica in particolare e perchè in questo periodo non ho molto da fare. No, non è vero, li seguirei anche se avessi qualcosa da fare.
Sabato Mo Farah ha vinto l'oro nei 10000 metri piani confermando, dopo la vittoria alle olimpiadi di Londra del 2012, di essere attualmente il più forte nella specialità. A londra vinse anche nei 5000 e proverà a fare altrettanto nella manifestazione mondiale.
Eppure, quando vedo le sue gare, non riesco ad esaltarmi. Mo Farah è il più forte attualmente e ne è ben consapevole. Ha un finale pazzesco e se arriva nelle posizioni di testa al suono della campanella sa che, al 90%, la vittoria è sua. Mi chiedo allora perchè nessuno provi ad inventarsi qualcosa per evitare di arrivare in sua compagnia ai 400 metri finali. La risposta, evidentemente, è che nessuno prova qualcosa perchè non è abbastanza forte per poterlo fare.

Per verificare questa mia sensazione di poco entusiasmo nei confronti di Farah, sono andato a guardarmi i risultati di alcuni grandi fondisti del passato.
Ho preso in esame tre atleti, questi si, considerati immensi:
- Paul Tergat
- Haile Gebreselassie
- Kenenisa Bekele

Considerando i personali e i tempi di gara ottenuti quando vincevano le medaglie ecco che le prestazioni di Farah vengono sostanzialmente ridimensionate.
Nei 10.000 i personali, in ordine di velocità, sono i seguenti
  1. Bekele - 26' 17" (attuale record del mondo)
  2. Gebrselassie - 26' 22"
  3. Tergat - 26' 27"
  4. Farah - 26' 46"
Sui 5.000 questi i personali
  1. Bekele - 12' 37" (attuale record del mondo)
  2. Gebrselassie - 12' 39"
  3. Tergat - 12' 49"
  4. Farah - 12' 53"
Se consideriamo poi i tempi ottenuti in alcune rassegne balzano all'occhio dei casi particolari come ai mondiali di Parigi del 2003 dove si sfidarono Bekele e Gebrselassie e, nei 10.000 arrivarono rispettivamente 1° e 2° con 26' 49" Bekele, un secondo più tardi Gebrselassie.
Tanto per dire, a Mosca, Farah ha vinto con 27' 21" confrontando le due gare, che ok mi rendo conto non ha molto senso ma giusto per curiosità, in termini di distacco, corrispondono a circa 250 metri.
Gebrselassie e Tergat, oltretutto, non si sono fermati alla pista allungando le distanze fino alla maratona e cambiando, probabilmente, la storia di questa disciplina. Farah sembra intenzionato a fare altrettanto, vedremo perchè sulla maratona credo potrebbe trovare qualche ostacolo in più.
Ad ogni modo, numeri alla mano, Farah un grande ma per la leggenda mi sa che non ci siamo.

domenica 11 agosto 2013

Valieria Straneo e Emma Quaglia (foto by www.fidal.it)


Parte tecnica ON.
Ieri sono cominciati i mondiali di atletica a Mosca. Visti i deludenti risultati dell'Italia alle recenti competizioni, la nostra spedizione partiva decisamente in sordina. Profilo basso e si puntava a qualche buon piazzamento. Un paio di medaglie, magari, se ci scappano.
Pronti via e, alla prima occasione, ecco che subito arriva un bellissimo argento. Lo conquista la maratoneta piemontese Valeria Straneo che, con una condotta di gara meravigliosa, fa corsa di testa dal primo al 40° km. In molti avranno pensato ad una tattica di gara scellerata ma Valeria aveva fatto bene i suoi conti. Aveva deciso di correre sul ritmo. Si era preparata e sapeva di poter tenere un ritmo di 3'25/km per tutta la gara. E così è stato.
Ad una ad una tutte le sue avversarie hanno ceduto. Tutte tranne una, la Kenyana Kiplagat la quale, evidentemente più forte, a due km dalla fine ha cambiato ritmo e se n'è andata lasciando alla Straneo la medaglia d'argento.
Qualche minuto dopo, mentre Straneo celebrava la sua bellissima medaglia, ecco che arriva la seconda italiana della spedizione: Emma Quaglia. Emma ha interpretato la gara all'opposto rispetto a Valeria, è partita cauta, passando alle prime rilevazioni intorno al 30° posto, aumentando via via che i km passavano. Alla fine chiuderà addirittura 6^ quando la previsione, e la speranza, dei suoi tecnici era per un 15° posto.
Due tattiche di gara completamente differenti dunque ma, in entrambi i casi, due grandissimi successi.

Parte tecnica OFF.
Quante emozioni. Il fatto di praticare lo stesso sport di Valeria ed Emma sicuramente aiuta ma mi sono davvero esaltato ed emozionato per la gara di ieri. Valeria è stata superlativa. Ha condotto dall'inizio fin quasi alla fine. Per oltre 2 ore di gara le sua avversarie, Kiplagat compresa, hanno avuto la sua schiena davanti.
Diversamente a quel che si può pensare però il culmine dell'emozione per me è stato l'arrivo di Emma Quaglia con il suo sesto posto. E' stato fantastico vedere le nostre due atlete esultare, ognuna felicissima per il risultato dell'altra.
Io credo che chi non corra, o comunque non faccia sport di fatica, capisca un po' meno quel che si prova.
E poi, ogni tanto, si sente parlare di atletica come sport minore.
Sport minore tua sorella!

lunedì 5 agosto 2013


Abbiamo un coach!
Dopo la dichiarazione intercettata di Fassino che disse "abbiamo una banca" ** ecco un'altra dichiarazione, piuttosto simile, che passerà alla storia.
Mai, in Fulminea, c'era stato un allenatore. Abbondavano da sempre l'improvvisazione e il metodo katzen, vero artefice dei nostri (in)successi.
Da quest'anno al professor katzen si è aggiunto coach Schwarz. L'origine del  nome mi è ignota ma, dalle prime sedute di allenamento, i rimandi al governator della California paiono sempre meno casuali tanto ci fa sgobbare.
Perchè, ebbene si, alla fine mi sono piegato ad una preparazione mirata. Non più allenamenti a sensazione e gare tutte le domeniche. Qui si fa sul serio, il 29 Settembre si corre a Berlino e l'intento è di migliorare di un bel po' il 2h e 55' di Treviso. Il diktat del coach è di lavorare sodo e di non gareggiare. Occorre tenere la fame da competizione per quando conterà sul serio.
Io mi adeguo. Adesso aspetto si adeguino anche i solei e poi, testa bassa, mi metto a macinare km su km. Da bravo mulo.
Se non ci sono intoppi i risultati verranno. E' matematico dice Schwarz.
Vediamo. Sono curioso di vedere quel che accadrà per decidere poi quale dei due coach sia quello che più fa per me.
Katzen Vs. Schwarz la sfida ha inizio.

** a tal proposito invito ad andare a rileggere, per chi le avesse dimenticate, le vicende riguardanti Fassino, il quale rinunciò all'immunità parlamentare per difendersi. E non aggiungo altro (http://it.wikipedia.org/wiki/Piero_Fassino#Affare_Telekom_Serbia)

venerdì 2 agosto 2013


Foto by http://www.flickr.com/photos/gore-tex-products/

Il disastro cui faccio riferimento nel titolo del post non riguarda tanto la gara e non riguarda nemmeno la caduta che mi ha visto protagonista. Riguarda semmai i postumi della corsa. Ma andiamo con ordine che è meglio va.
Domenica 31 Luglio, avevo in programma una simpatica garetta, la Montefalcone Downhill, una gara di trail in discesa della lunghezza di 8 km e mezzo nella quale si partiva da Montefalcone 1620 m. di altitudine e si arrivava a Recoaro Terme 445 m. di altitudine. Circa 1200 metri di dislivello in poco più di 8 km di gara.
Avevo deciso di prendere parte a questa competizione per testare il mio effettivo livello in discesa. Generalmente, nei trail che ho corso, ho visto come in discesa riesca a rendere particolarmente bene. Non ho però mai avuto un confronto con gente forte in questa specialità. Ecco dunque l'occasione per un test.
Purtroppo l'iniziativa non ha avuto successo. Alla partenza eravamo in pochissimi tanto che la prova è stata annullata. Gli organizzatori hanno però pensato di fare una sorta di edizione 0 in modo da testare il percorso e la logistica.
Quindi pronti via, pettorali appuntati e si parte tutti assieme. Oltre a me e a qualche altro incosciente avrebbero corso anche due top runner del mondo trail. La grandissima Federica Boifava, giunta 5^ alla Trans D'Havet del giorno prima, e il buon Zigor Iturrieta, atleta spagnolo The North Face che alla Trans D'havet aveva chiuso in 11^ posizione.
Pronti via e lo spagnolo schizza in avanti precedendo il resto del gruppo. Lo osservo una decina di metri più indietro e decido che stargli appresso è cosa fattibile. Accelero e mi aggancio, assieme ad un altro ragazzo, al suo treno.
Nonostante il giorno prima si sia ciucciato 80 km e 5500 metri di dislivello sembra non accusare la fatica. Anzi, nei tratti più ripidi è quello che va meglio di tutti. Perde un poco quando la strada si fa più piatta o quando, in brevissimi strappi, addirittura sale.
Proseguiamo così, in tre, per un 4 km, dopodichè la strada si fa più corribile e decido di attaccare. Aumento il passo e mi porto avanti di 5/10 metri. Sento che dietro reagiscono ma mantengo comunque un po' di vantaggio.
Si corre nel sottobosco. La frescura che c'era alla partenza lascia il posto ad un caldo opprimente. A metà gara sono in testa quand'ecco che, ad un tornante a destra, mi parte il piede interno e spatatrack, sono per terra. I due mi riprendono subito, mi chiedono se è tutto a posto, dico di si e mi rialzo ma ho preso una bella botta. Riparto ma capisco subito che devo rallentare il passo. Vabbeh, poco male, al traguardo ci si arriverà comunque.
I postumi della caduta

Proseguo meglio che posso fino a che arrivo nell'abitato di Recoaro e finalmente taglio il traguardo.
All'arrivo posso constatare lo stato della mia gamba. Ho una bella escoriazione e qualche botta qua e la. Tutto sommato niente di così grave.
Archivio così quindi questa gara proseguendo nel post corsa a chiacchierare con gli altri atleti. Bella la compagnia e complimenti a Federica e a Zigor per la loro semplicità oltre che per la loro bravura. Confermo, tra l'altro, che pure questi due potrebbero tranquillamente entrare nelle rispettive nazionali di Berr Mile. Più per la qualità nel Beer che nel Mile ma si parla di veri campioni!

Federica Boifava, si vede subito che è una campionessa


Ma il disastro, quello vero, doveva ancora arrivare.

L'indomani, infatti, ecco che mi ritrovo a pagare i postumi della mia follia podistica. Gambe inchiodate e tutti i muscoli doloranti. Capisco subito che la discesa ha fatto i suoi danni. Metabolizzo la cosa e decido di dedicarmi al riposo.
Il problema, a 4 giorni di distanza, è che ancora non sono in grado di correre. Ieri un massaggio mi ha aiutato un poco ma il tentativo di corsa di questa mattina è fallito miseramente. Dopo 400 metri avverto una fitta ad entrambi i solei. Pare quasi un crampo. E' molto frustrante perchè quando parto a correre pare sia tutto ok ma nel giro di poco i solei si irrigidiscono e quindi mi impediscono di proseguire.
Non so dire cosa potrebbe essere, forse entrambi i muscoli infiammati ? Di solito i solei si affaticano in salita più che in discesa. Mistero.
Procederò con lo stretching e con qualche esercizio di allungamento, altro per il momento non posso fare.
Un bel disastro, ma da qui a Berlino il tempo per recuperare c'è tutto quindi niente panico. Keep calm e via con lo stretching.

mercoledì 31 luglio 2013

http://www.flickr.com/photos/skynoir/

Con colpevole ritardo sono a raccontare della mia ultima avventura podistica degna di nota. Degna di nota in quanto a prestazione intendo dire.
Si tratta del Beer Mile corso il 6 Luglio in una remota località sperduta nella provincia vicentina. Tanto sperduta che non me ne ricordo nemmeno il nome.
Il regolamento del Beer Mile, per chi non lo sapesse, prevede un miglio di corsa intervallato dalla bevuta di quattro birre.
La gara è strutturata nella seguente progressione:
- Birra
- 400 metri
- Birra
- 400 metri
- Birra
- 400 Metri
- Birra
- 400 metri

Il giudizio finale è: una figata!
Divertentissimo ma per niente semplice. Nonostante il caldo assurdo della giornata, una volta bevuta la prima birra e completato il primo 400, la voglia di scolarsene una seconda si approssima allo 0. Figurarsi la difficoltà nel mandar giù il terzo e il quarto bicchiere.
La cosa più divertente è comunque stato vedere dei runners veramente forti nella distanza corta soccombere di fronte a bevitori professionisti. Gente che, magari su un 10000 può vantare un 35' è stata umiliata da corridori che sulla stessa distanza faticano a scendere sotto ai 45'.
Noi della fulminea ci siamo difesi alla grande, ovviamente non v'era dubbio alcuno. Abbiamo conquistato il primo ed il secondo posto a squadre non riuscendo a far segnare il miglior tempo assoluto solo per pochi secondi.
Ad ogni modo una gara divertente da ripetere assolutamente. Magari con temperature più miti e con qualche allenamento sulla distanza in più.

sabato 20 luglio 2013



Gran bella gara questa Poleo - Santa Caterina, una non-competitiva che di non  competitivo ha solo la dicitura. Si tratta infatti di una gara in salita "storica" per quel che riguarda la tradizione corsaiola dell'alto vicentino e tutti i partecipanti ci tengono a fare bene. Avevo preso parte a questa competizione lo scorso anno completando il percorso, con grande soddisfazione, in 33' e 08.
L'obiettivo, per quest'anno, era tentare di battere il tempo o e cercare di scendere sotto ai 33 minuti.
Nonostante il caldo e la disabitudine a correre la sera sono riuscito a centrare l'obiettivo centrando un ottimo 32' e 27.
Qui il resoconto del Garmin:


La cosa più bella è stata però ritrovare (e un po' anche riportare) l'amica Anne ad una corsa. Dopo un lungo infortunio è tornata ad indossare un pettorale proprio in questa occasione correndo una grande gara e finendo addirittura quinta tra le donne.Chapeau.
Oltre a ciò segnalo che ho scoperto su Youtube, grazie a questa gara, dei video piuttosto bizzarri che però in rete hanno un certo seguito. Si tratta delle campane che suonano. Cercavo infatti sul tubo qualche video della gara dello scorso anno. Della gara non ho trovato niente ma, tra i primi risultati, mi è comparso il video Campane della chiesa di Santa Caterina di Tretto (Schio) per curiosità ho aperto il video e questo riprende le campane che suonano.
Ma la cosa fantastica è che nella colonna a fianco, quella dei suggerimenti, compaiono una serie di altri video di campane in concerto.
Insomma, se mi dovessi stancare della corsa, potrei cimentarmi coi filmati dei campanili che suonano.
E' rassicurante sapere che la vita può offrire tante belle possibilità.

lunedì 15 luglio 2013

(segue da qui)


Transito a metà gara in 6 ore e 07. La proiezione dice 12 ore e 14 e per me va benissimo.
Al ristoro di metà gara trovo la sacca con gli indumenti di ricambio che avevo consegnato alla partenza. Non avrei mai pensato di trarre tanto giovamento da un accorgimento semplice come questo. Il fatto di poter sostituire calzini e maglietta intima con dei capi asciutti mi ha infatti dato un grande sollievo, tanto che persino la fatica sembrava essersi ridotta una volta vestiti i nuovi panni.
Successivamente al cambio di abiti mi sono fermato al ristoro dove, finalmente, ho trovato la minestra che ormai per me è diventata un classico negli ultra trail.
Cambiato e rifocillato sono quindi ripartito. Il percorso a questo punto prevedeva una breve salita e quindi una bella picchiata lungo una discesa caratterizzata da prati impregnati d'acqua e di fango. Non il massimo per i calzini cambiati di fresco. Una volta terminata la discesa ci si immetteva nella ciclabile tanto cara agli amanti della Cortina - Dobbiaco. Su quel tratto di strada bianca, tanto agevole quanto noioso per un trail che si doveva snodare tra i sentieri di montagna, si poteva pure correre di buona lena. In realtà la pendenza era comunque sempre in leggera salita e, giunti a quel punto, con 50 km sulle gambe, correre non era poi così semplice. Mi sono quindi armato di pazienza ed ho alternato tratti di corsa a tratti al passo con la speranza di vedere spuntare al più presto il ristoro di Cima Banche.
Devo dire che la tecnica ha abbastanza funzionato, tant'è che in questo tratto ho fatto segnare il passo migliore della gara (se si escludono i tratti prevalentemente in discesa) con una fantasmagorica media di 7'51/km.
Giunto al ristoro ho appreso che il primo aveva già tagliato il traguardo. Quasi 30 km di distacco tra lui e me.
Una volta fatto il pieno di frutta secca e cioccolato si riparte ed ecco che una nuova ascesa ci aspetta. Si sale fino a quota 2000 per scollinare in corrispondenza di Forcella Lerosa. La salita è abbastanza agevole, si transita lungo un sentiero largo e ben battuto, se uno avesse delle energie potrebbe persino pensare di poter correre. Non è il mio caso.
Mi metto buono buono al passo cercando di concentrarmi sulla gente che mi precede. Allo scadere di ogni ora raccatto qualcosa dallo zaino e mi alimento. I km, a questo punto sono 60, ne mancano 25 al traguardo. Una mezza maratona con un po' di defaticamento, penso. In fondo è poca roba.
Il metro dopo però la visione cambia e quei 25 km mi paiono ancora un'eternità.
Proseguendo di questo passo, finalmente si passa la vetta e si può scendere lungo bel sentiero alla caccia del penultimo ristoro, quello di Malga Ra Stua.
I km qui sono quasi 70, ormai sento che il traguardo è vicino. Comincio a fare piani sul tempo finale e scopro che, se continuo così, riesco a stare sotto alle 12 ore. Comincio a messaggiare gli amici che mi aspettano all'arrivo in modo che siano li quando arriverò. Fatto ciò riparto con buona convinzione.
Ormai manca un tratto di discesa, quindi un'ultima breve salita e, successivamente, la picchiata verso l'arrivo a Cortina. Sono fiducioso.
Lungo la discesa mulino per bene le gambe e procedo con buona velocità. L'odore del traguardo mi infonde nuove energie. Quel che significa ritrovare la fiducia.
Terminata la discesa imbocco quella che dovrebbe essere l'ultima salita. Dapprima la strada sale leggera ma poi mi si presenta davanti una rampa dalle pendenze impressionanti. Vabbeh, penso, una rampa e poi è finita, via il dente e via il dolore. Peccato però che terminata la rampa la strada spiani per qualche decina di metri e torni poi a salire di nuovo. Mi armo di pazienza e affronto questa nuova rampa al termine della quale, anzichè la discesa, mi si presenta davanti dell'altra salita.
Comincio a dubitare di aver sbagliato strada ma i segnali ci sono, il percorso è quello giusto. Quella che doveva essere un'ultima breve rampetta, a sentire gli addetti all'ultimo ristoro, si rivela essere una delle più dure salite della gara. Forse proprio perchè posizionata verso la fine della corsa e perchè così inaspettata.
A forza di salire, e di smadonnare, giungo finalmente in cima all'asperità. Ormai i km che mi separano dal traguardo sono solo 3, e tutti in discesa. Controllo il crono e mi rendo conto che, con un po' di impegno, riuscirò a finire intorno alle 11 ore e 30 minuti. Sono molto soddisfatto.
Percorro così l'ultimo tratto cercando di godermi gli ultimi momenti della gara.
Una volta entrato nell'abitato di Cortina ecco che la fatica magicamente svanisce. Percorro l'ultimo tratto tutto di corsa, persino l'ultimo mezzo km in leggera salita. Dopo una svolta a destra imbocco il rettilineo finale ed ecco, la in fondo, spunta il campanile e subito dopo il traguardo.
Percorro il rettilineo finale applaudito da un nutrito gruppo di spettatori mentra poco prima del traguardo mi aspettano gli amici Simone e Marika che sono venuti ad aspettare me e l'amico Taglia al traguardo. Un grosso ringraziamento ad entrambi, arrivare alla finish line sapendo che c'è qualcuno che ti aspetta è uno stimolo in più a fare bene.
Chiudo la gara in 11 ore e 31 minuti (155^ posizione). Sono molto soddisfatto perchè mi sono divertito ed ho finito la gara in condizioni decisamente buone.


Si chiude così questa bella avventura. Peccato non essersi cimentati con la prova originale ma sarà per l'anno prossimo. Di sicuro.

venerdì 5 luglio 2013

(segue da qui) 


Si parte lungo la via principale di Cortina. Con calma come spesso avviene nei trail lunghi. Sono 745 gli atleti al via. Ci sono molti stranieri ed anche parecchie donne. Sotto un bel sole ci si inerpica lungo le strade asfaltate in attesa del bivio che scambierà la strada con il sentiero all'interno del bosco. Un paio di km e ci siamo, il serpentone rallenta ed è subito salita. Me la prendo con calma, mi fermo a fare foto e scambio qualche chiacchiera con vari partecipanti. Passiamo lo spettacolare lago Ghedina che, per le piogge e le nevicate, è quasi tracimato ma mantiene il suo caratteristico colore verde brillante. Siamo sempre nel sottobosco ma ogni tanto gli alberi si aprono e riusciamo a sbirciare un grandioso panorama. Raggiunta la cima, dopo un'oretta di gara, mi fermo ad osservare le vette innevate che ci circondano. E' uno spettacolo, fermo uno spagnolo e gli dico "In Spagna non ce le avete montagne belle come queste!", "Forse no" - risponde - "però abbiamo Killian!". Sorrisi e pacche sulle spalle che servono pure da incitamento.
Si discende verso rifugio Ospitale dove ci attende il primo ristoro superato il quale si torna a salire sul serio. Le pendenze sono notevoli, la strada si inerpica su per un bel sentiero, è tosta ma so che mi porterà al punto più alto della corsa: Forcella Son Forca a quota 2100 metri. Via via che si sale la temperatura scende e, verso la fine, troviamo anche la neve.
Una volta scollinati trovo un britannico che mi chiede di fargli una foto, gliela scatto volentieri e in cambio gli chiedo di farne lui una a me.

Da qui comincia una bellissima discesa su sentiero. C'è di che divertirsi, anche senza forzare più di tanto. La neve sui bordi si dirada via via che scendiamo, incontriamo un po' di fango e qualche tratto paludoso ma niente di drammatico, lo stato di divertimento rimane intatto.

La discesa termina presso un altro ristoro, quello dell'hotel cristallo al km 32.
Anche a questo ristoro me la prendo con calma. Mi fermo e mangio e bevo a volontà. Sono a 4 ore di gara, la media è incoraggiante e comincio a fare un primo calcolo del tempo con cui potrei chiudere. Direi tra le 12 e le 13 ore, con arrivo al traguardo di Cortina verso le 20.30. Ci sto!
Riprendo controllando mentalmente questi calcoli e imposto la rotta con destinazione Misurina. Li è previsto il ristoro di metà gara dove troveremo la sacca con il cambio di indumenti. Prima però c'è da risalire ancora. 600 metri di dislivello da aggiungere a quelli già percorsi. Senza rendermene conto sono passate 5 ore, sono le 13 e la temperatura non è più così fresca. Continuo ad idratarmi e mantengo la regola di mangiare qualcosa ad ogni ora. All'inizio sono gel, dopo passo alle barrette perchè gusto e consistenza dei gel risultano pericolosi per lo stomaco.
Dopo l'erta, percorsa con buon passo, affrontiamo un tratto di saliscendi piuttosto corribile. Approfitto per aumentare il ritmo. D'un tratto sbuchiamo sul lago di Misurina. Mi guardo attorno cercando il ristoro ma non lo vedo. Percorriamo il perimetro del lago, su ciclabile sterrata, ed ho modo di sciogliere le gambe corricchiando anche in maniera decente. Terminato il periplo dello specchio d'acqua ecco finalmente le tende del ristoro.
Il km è il numero 42, l'arrivo di una maratona, ma per me si tratta soltanto della prima metà di gara.
(continua...)

giovedì 4 luglio 2013



Venerdi 28 giugno, il giorno della verità. Con l'amico Taglia, partiamo alla volta di Cortina, obiettivo quella grande avventura denominata LUT: Lavaredo Ultra Trail. 118 km di trail tra bellissime montagne i cui dislivelli, sommati, producono la cifra di 5700 metri di ascesa. Il programma prevede partenza alle 23.00 e la notte da affrontare all'aperto. Tra boschi e rocce.
Sono un poco preoccupato, non lo nascondo, fa piuttosto freddo per la stagione e pare alle quote che dovremo affrontare ci sia ancora neve. Senza pensarci troppo, arriviamo a Cortina e ritiriamo il pettorale, io quello della LUT, Taglia quello del Cortina Trail che è la versione più breve, anche se son pur sempre 45 km.
Superiamo il controllo materiale obbligatorio e ritiriamo il nostro pettorale facendo poi ritorno al B&B per riposare. Verso le 17.00 controllo il sito della manifestazione ed ecco la notizia: Per ragioni di sicurezza il percorso della LUT verrà cambiato accorciandolo ad 85 km, la partenza è rinviata a domani mattina ore 8.00.
Una parte di me accoglie la notizia con delusione, la parte più razionale con sollievo. Affrontare il freddo e la neve poteva essere decisamente pericoloso. E' senza dubbio la decisione giusta. La sensazione viene confermata al briefing delle 18.00 durante il quale gli organizzatori ci spiegano i motivi della decisione e ci illustrano il nuovo percorso. Come detto è più corto, 85 km, ed è più basso, quota massima 2100 contro i 2500 di Forcella Lavaredo previsti nel giro originale. Il percorso risulta avere molto meno dislivello e si presenta piuttosto "corribile".
Torniamo al B&B dopo aver cenato con una discreta pizza. A letto presto e sveglia puntata alle 5.20. Durante la notte mi sveglio più volte, guardo l'ora e penso al punto in cui mi sarei dovuto trovare se fossi stato in gara. Non posso negare che il fatto di stare al caldo sotto le coperte mi dava un certo sollievo.
Poco dopo l'alba suona la sveglia e ci alziamo. La giornata sembra promettere bene, c'è addirittura il sole. Colazione abbondante e ritorno a Cortina. Deposito la sacca che mi verrà portata a metà percorso e comincio a perdere tempo in attesa della partenza.
20 minuti prima delle 8 sono in corso italia.  Gli atleti cominciano a schierarsi, gli speaker starnazzano a tutto spiano. Ritrovo amici e conoscenti, quasi tutti faranno la "corta" ma sono li per assistere alla nostra partenza. Poco prima delle 8 viene introdotta la musica marchio di fabbrica di questa manifestazione. E' The ecstasy of gold di Ennio Morricone, tratta dal film Il buono, il brutto ed il cattivo.
Un genio chi ha avuto l'idea, è perfetta e mentre la si ascolta, a pochi secondi dal via, la pelle d'oca è garantita.
In un attimo sono le 8.00 e si aprono le danze, comincia la caccia all'oro.

(continua...)

giovedì 27 giugno 2013


Domani, ore 23.00, parto con una nuova avventura. La Lavaredo Ultra Trail. 118 km e 5740 metri di dislivello positivo.
Ormai è quasi tutto pronto, l'allenamento c'è (o almeno spero), la dieta della caffeina prosegue bene, abbigliamento e attrezzatura sono pronti e oggi ho fatto incetta di barrette per comporre quella che sarà la riserva alimentare.
L'unica incognita di un certo rilievo è il meteo. Nei giorni scorsi è nevicato sopra quota 1900 ed è piuttosto certo che non troveremo temperature miti. Soprattutto nei passaggi alle quote più alte.
Rinnovo l'invito a seguirmi direttamente sul mio twitter: https://twitter.com/viverestanca se sarò in grado di caricare qualche aggiornamento mentre sarò in corsa lo farò tramite questo strumento.
Ad ogni modo, tramite Twitter, potrete vedere i passaggi ai vari punti di punzonatura che faranno partire un messaggio automatico. Pertanto almeno la conferma che sto avanzando dovreste vederla anche da casa.
Non mi resta che ultimare i preparativi ed affrontare questa nuova impresa. Che la forza sia con me!


venerdì 21 giugno 2013



Per chi non l'avesse capito sto parlando di allenamenti. Con la corsa di questa mattina sono a 5 su 5, vale a dire che questa settimana ho corso tutti i santi giorni e con il weekend alle porte confido di arrivare serenamente al 7 su 7. In realtà non è record perchè ho una striscia "vincente" di 14 giorni consecutivi fatta segnare a fine Agosto dello scorso anno. Ma le sedute di questi giorni si contraddistinguono per kilometraggi più elevati.
Il tutto nasce dal desiderio di terminare questa settimana con almeno 118 km percorsi. E' una soglia psicologica che voglio superare in modo da arrivare all'appuntamento con la LUT di venerdi con un po' più di fiducia sul fatto che riuscirò a porterla a termine.
Per segnare 118 km in una settimana, correndo tutti i giorni, occorre percorrere in media 17 km al giorno. Ad oggi la mia media recita 15,4 km al giorno, che non è malaccio considerando che tra sabato e domenica c'è più tempo per percorrere km. Più difficile mi sembra il compito se penso che, nei prossimi due giorni, dovrei fare 41 km. Non proprio un'impresa semplicissima. Ancora di più se penso che Domenica ho una cronoscalata di 5,5 km da correre con partenza verso le 9.30/10.00 che mi complica un po' la vita dal punto di vista logistico. Si tratta infatti di una gara troppo corta per aiutarmi nel mio compito. Le possibili soluzioni sono:
- corro prima della gara una decina di km e poi mi faccio la cronoscalata (andata e ritorno 11 km).
- domani faccio un lungo di 30 km così sono a posto e mi bastano i km della gara di Domenica.
- vado a correre anche stasera così guadagno i km che mi mancherebbero Domenica.

Voi che dite ? Meglio se mi ubriaco e non ci penso più ?

mercoledì 19 giugno 2013



E' piovuto e c'è stato un clima malsano fino a qualche giorno fa, pare brutto lamentarsi oggi per il caldo.
Però fa davvero caldo. Ma tanto.

Domenica sono andato sul Monte Summano (14 km e rotti e mille metri di dislivello). Partenza ore 5.00, faceva già caldo ma poi, salendo, la situazione è migliorata. Quasi bene.
Lunedi, giro tranquillo (11 km e rotti), sveglia alle 6.00 e partenza alle 6.13 per evitare la calura ma non ho evitato un bel niente. Già alle 6 e un quarto l'aria era irrespirabile. Caldo e una cappa di afa da paura. Niente bene.
Vabbeh, mi sono detto, domani parto ancora prima che voglio allungare un poco.
Martedi, giro impegnativo (16 Km collinari con buon ritmo), sveglia alle 5.30 e partenza alle 5.46. Niente da fare. Caldo terribile. Male.
Che fare? Domani parto ancora prima!
Mercoledi (oggi), giro tranquillo (13 km con leggera progressione), sveglia ore 5.00 e partenza alle 5.18. Pensate fosse fresco? Vi sbagliate! Più o meno sempre le stesse condizioni caldo e una cappa asfissiante di umidità. Malissimo.

Conclusioni. Inutile lamentarsi del tempo, per carità, tanto non cambia nulla. Però mi scombussola un poco questa cosa perchè mi ricordo che quando ero piccolo, cioè fino ad un anno fa, anche d'estate, al mattino c'era comunque un bel fresco, e si poteva correre in santa pace.
Poi uno potrebbe pure obiettare che l'estate non è nemmeno ancora arrivata e che tra un mese potrebbe essere peggio. Io dico che peggio di così mi pare dura e torno a richiedere il fresco al mattino. Almeno quello.

venerdì 14 giugno 2013


Con la Boston Marathon si è chiusa la mia stagione su strada e ho cominciato a dedicarmi ai trail rispolverando lo zaino con camelback e le scarpe dalla tassellatura importante. Il grande obiettivo di questa stagione è la LUT: Lavaredo Ultra Trail. Un trail di 118 km attraverso alcune tra le più belle montagne dell'arco dolomitico. La gara partirà da Cortina alle 23.00 di Venerdi 28 Giugno.
Per correre una gara del genere occorrerebbe anche prepararla per bene. Ed ecco che qui arrivano le note dolenti. Dopo le maratone la voglia di mantenere alto il livello di allenamento è un po' scemata. Mi sono dovuto un po' forzare per proseguire con gli allenamenti e, bene o male, ci sono anche riuscito. In particolare ho preso parte ad alcuni trail particolarmente impegnativi che mi aiutassero nella preparazione della LUT.

Ad inizio Maggio 27 km e quasi 1000 Metri D+ all'interno della prima frazione della 100 e lode. Dove sono anche arrivato secondo ma per mancanza di gente che corresse quella distanza più che per un merito mio personale.
A fine Maggio sono ritornato in quel di Brentino Belluno per il trail dell'orsa. Questa volta versione lunga. 46 km e oltre 4000 Metri D+. Meraviglioso ma devastante e, all'arrivo, devastato.
Infine, Domenica scorsa, Dolomiti Extreme Trail, 54 km e 3700 Metri D+. Anche qui ho avuto le mie belle difficoltà. Sono stato vicino al ritiro dopo una caduta ma, prendendola con calma, mi sono ripreso e ho portato a termine la gara in poco meno di 10 ore.

Ora mancano 3 settimane all'evento di Cortina. Vista la fatica fatta nelle gare precedenti non mi sento esattamente pronto per questo appuntamento ma ormai qui sono e non mi tiro certamente indietro. Penso cercherò di finalizzare al meglio questo ultimo periodo di allenamenti e di godermi il più possibile l'evento.
Sicuramente vi terrò informati in diretta su quanto succede e su quanto vivrò sulle montagne più belle del mondo.

giovedì 30 maggio 2013



(Seconda Parte...)
La mail dice: "ci sono state delle esplosioni all'arrivo della maratona". Niente di più. Accendo la televisione e penso che si tratti di qualche petardo o cose così ma le immagini che giungono dallo schermo mi fan capire ben presto che la situazione è ben più grave.
In poco tempo cominciano a girare voci di attentato terroristico e la sensazione di euforia, che fino a poco prima mi pervadeva, scompare del tutto. Per prima cosa mi assicuro che gli amici presenti a Boston fossero sani e salvi ed al sicuro. Per fortuna è così. Da li cominciano a rimbalzare notizie contrastanti. Prima pare che siano stati ritrovati altri ordigni inesplosi, poi sembra che ci siano state altre esplosioni. Continuano ad arrivare immagini, testimonianze e una gran confusione.
Da casa la gente mi contatta preoccupata. Cerco di tranquillizzare tutti e di vivere la situazione nella maniera più razionale possibile. Mi contattano vari giornalisti, chi per email, chi per telefono. Finisco su La Stampa e su altre testate locali riuscendo invece a schivare l'intervista di un paio di TG locali che mi richiedevano di raccontare emozioni e dettagli che non volevo e non sapevo dare (a tal riguardo, torna sempre utile questo capolavoro).
Da li in avanti le notizie e le sensazioni si evolvono. La paura iniziale lascia via via il posto ad un sentimento diverso. Forse è orgoglio, forse è senso di giustizia ma, alla fine, emerge sempre più evidente il sentimento della città di non lasciarsi sopraffarre da gesti di questo tipo. E di pari passo con Boston va anche il mio stato emotivo. Se, una volta appreso delle esplosioni, pensavo sarei rimasto rinchiuso in hotel per tutto il tempo, una volta vista la reazione dei bostoniani ho cambiato idea. Non c'è da aver paura. Suonerà retorico ma la realtà è che anche la paura va meritata. In questo caso, gli autori di un gesto come quello compiuto all'arrivo della maratona di Boston, non si meritano proprio un bel niente. Nemmeno la paura.

Il resto della storia lo conoscete già. Ne ho scritto qui e qui e, a distanza di tempo, non ho cambiato idea. L'anno prossimo si torna a Boston a correre e festeggiare la maratona più bella cui mi sia capitato di prendere parte.
Chi viene con me ?

giovedì 9 maggio 2013


(Prima Parte...)
Realizzato che, si effettivamente, la partenza è questa, non resta che attendere gli ultimi istanti. Il momento dello start si avvicina ed ecco che viene osservato un momento di raccoglimento in silenzio in memoria delle vittime della sparatoria di Newton. Terminato il momento di silenzio parte l'inno. Ormai al via manca davvero poco. Rimango un po' deluso per l'assenza del passaggio dei caccia ma poco male. C'è comunque un bel sole che splende e tanto mi basta.
Alle 10.00 lo starter esplode il colpo che da il via alla gara. Io e l'amico Massimiliano ci diamo l'in bocca al Lupo e partiamo. Il serpentone comincia a muoversi e, in poco tempo, mi ritrovo a passare sopra alla linea di partenza. Si aprono le danze, comincia la maratona di Boston.
Si parte in discesa, e questo si sapeva. Ma la discesa è davvero bella tosta. Trattengo le gambe e penso a fare poca fatica. L'operazione pare riuscire, osservo il nutrito gruppo di runners davanti a me dal punto più elevato in cui mi trovo, l'ondulazione della strada permette di scorgere chiaramente la massa di maratoneti che mi precedono. I primi metri si corrono in mezzo ad un boschetto e le persone che si incontrano a bordo strada sono poche. Ma è solo un attimo. Ben presto il boschetto lascia posto a case e a giardini e la presenza di persone che urlano ed incitano, da qui in avanti, è costante.
Terminata la discesa iniziale si sale leggermente per poi ridiscendere ancora. E' un continuo saliscendi, nella prima parte si scende più che salire ma, comunque, non c'è un tratto di piano che sia uno.
Lungo il percorso incontriamo una serie di paesi che non aspettano che il nostro arrivo. Probabilmente il passaggio della maratona è l'evento che attendono più di ogni altra cosa all'interno dell'anno. Sono tutti agghindati con cartelli, bicchieri d'acqua, striscioni e quant'altro.
Al km 7 incrociamo un top runner africano a bordo strada. Ritirato. Dico a quelli che mi sono attorno in quel momento: "Forza ragazzi che uno è andato, la vittoria è più vicina!". Mi risponde un urlo di entusiasmo collettivo.
Qualche km più in la mi ritrovo a ridere per un cartello di un ragazzo che recitava: "Run faster, i just farted!" che tradotto è "Corri più veloce che ho appena scoreggiato!".
E poi, attorno al km 20, comincio a sentire un vociare più forte arrivare verso di me. Ben presto il vociare diventa un urlo acuto e allora capisco, è il Wellesley College.
In poco tempo mi ritrovo in un tratto popolato di studentesse del college femminile che offrono i loro baci ai maratoneti in transito. E' il delirio. Gente che si ferma buttandosi a pesce, altri che si scontrano con quelli appena fermati. Regna il caos. Ed è bellissimo. Non puoi fare a meno di sorridere. Osservo pensando al da farsi, poi non ci penso più e mi fermo pure io per un paio di "stampini" sulla guancia. Riparto inebriato. A che ritmo sto andando? A che km sono? Ma chissenefrega corro e basta nel mezzo della maratona più  bella del mondo.
Mi riprendo quasi un km dopo con il passaggio alla mezza e mi ritorna in mente quanto realizzato già al passaggio del 10° km. Sto andando forte, poco sopra i 4'/km che vorrebbe dire finire la maratona con un tempone.  Ci credo, anche perchè non mi sento stanco. Sto correndo bene e mi sto divertendo.
Qualche km dopo però il motore comincia a dare segnali di difficoltà. Si accendono alcune spie ed il percorso si fa meno semplice. E' sempre in saliscendi ma adesso si sale più che scendere. Accuso di brutto. In poco tempo passo da uno stato di grazia ad  uno stato di crisi. Il fianco destro, sempre lui, comincia a dolermi e capisco che o le cose girano oppure devo archiviare i sogni di gloria. Resisto più che posso ma la situazione va peggiorando. Provo a rallentare, a respirare, a rilassarmi ma non c'è niente da fare. Corro sempre più contratto, la respirazione è estremamente difficoltosa e non ho altra scelta. Dopo il km 30 mi metto a camminare.
In un batter d'occhio vengo superato da una miriade di maratoneti. Pare di essere soli, in mezzo all'autostrada, nell'ora di punta. Sfrecciano da tutte le parti ed  io non riesco a reagire. Il pubblico è commovente. Mi incita, mi sostiene e prova in tutti i modi a farmi ripartire. Ogni tanto ci provo ma desisto qualche centinaio di metri più in la. Fa veramente male e, in poco tempo, mi ritrovo esausto. Le gambe paiono non essere le mie, deboli e doloranti, no, non possono essere le mie.
Alla fine realizzo quello che c'è da fare. Correre per quel che si può e godersi la maratona. Gioco col pubblico, do il 5 a chiunque. Rispondo ai richiami e agli incitamenti. Funziona. La strada passa e bene o male mi avvicino al traguardo.
Intorno al quarantesimo km decido di farmi l'ultima passeggiata prima dell'arrivo. Mi guardo intorno e, dall'altra parte della strada, scorgo un altro maratoneta che avanza in maniera scomposta. Capisco subito che è allo stremo. E' sfinito. Barcolla come Dorando Pietri all'ingresso dello stadio alla maratona di Londra. Gli altri runners lo superano concentrati sulla loro corsa. Allora attraverso la strada, lo avvicino e gli metto un braccio sotto la spalla. Appena sente il contatto si abbandona e mi ritrovo a sostenerlo. Scorgo un poliziotto, poco più avanti, quindi sostengo il runner e lo consegno tra le braccia dell'ufficiale. Faccio gli auguri al tipo e riparto verso il traguardo e un'ovazione si leva dal pubblico nei miei confronti. Vedi ogni tanto, a tralasciare gli obiettivi cronometrici in maratona!?!
Corro gli ultimi 2 km tra pubblico e sofferenza. Sono sfinito, ho lottato con la mia condizione fisica, con la fatica e con una vocina che continuava a dirmi di fermarmi e di prendermela comoda. Imbocco il retilineo finale dopo un ennesima salita e mi porto sul lato sinistro della strada dando il 5 a tutta la fila di spettatori. Incredibile vedere come si sporgano quando vedono un runner che sta al gioco. Purtroppo proprio da quel lato avverranno le esplosioni circa un'ora dopo.
Completo anche l'ultimo tratto e finalmente taglio il traguardo in 3 ore 7 minuti e 30 secondi. Esulto. Non sono soddisfatto del tempo ma sono soddisfatto di aver portato a casa la maratona. E mi è costato molto. Ho davvero fatto una corsa di resistenza. Avanzo lungo la strada, ricevo la mantellina di stagnola e, finalmente, la tanto agognata medaglia.
Me la mettono al collo e subito la prendo in mano e la guardo. E' proprio bella. Avanzo continuando a fissarla e a studiarne i particolari. Me la gusto. E mi vien da pensare che me la sono proprio guadagnata. Ho stretto i denti, ho lottato e quella medaglia è il giusto riconoscimento per aver onorato questa maratona fino in fondo. Tra le medaglie che ho a casa so già che questa ha un posto speciale.
Il tempo di raccogliere un po' le idee ed ho già deciso che di gare belle come questa ancora  non mi era capitato di correrne. Tutto quanto si dice di bello sulla Boston Marathon è pura verità. Ed il fatto che l'elevata aspettativa non venga delusa le conferisce un valore ancora più elevato.
Cammino continuando a stringere la medaglia e a sorridere soddisfatto e fiero.
Quindi vado a recuperare la mia sacca con gli indumenti. Mi cambio velocemente e vado verso la metropolitana per rientrare in albergo.
Lungo la strada la gente comincia a fermarmi e a farmi i complimenti per la maratona appena corsa. "Congrats!", "Good Job Man!" e via così. Sul vagone del treno un signore mi chiede in che tempo ho chiuso e alla mia risposta si complimenta per l'ottimo risultato. Altre persone sedute sentono il discorso e, tra di loro, si scambiano commenti sulla mia prestazione: "Hey, ha fatto 3 e 07, è un buon tempo!". Non posso fare a meno di sorridere. Inebetito ed inebriato. Mi sento il re del mondo. Se prima avevo deciso che era la maratona più bella che avevo mai corso, ora penso che è il viaggio più bello che ho mai fatto.
Vorrei rimanere in giro, con la medaglia al collo, in eterno, ma arrivo alla mia fermata e devo scendere. Rientro in camera dopo un ulteriore bagno di complimenti e qui controllo il telefono dove mi è arrivata un'email.
In un attimo tutto cambia.
(continua...)
 
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