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mercoledì 1 agosto 2012

Trans D'Havet - Prima parte

16 commenti:
 
(Segue da qui..)

Subito dopo lo sparo ci inoltriamo lungo le vie di Piovene. Ai lati della strada un folto gruppo di persone ci applaude e ci incita. L'atmosfera è molto bella. Si respira aria di festa. Fa caldo ma per il momento non si soffre. Parto tranquillo ma in breve tempo perdo sia Fulmine che Dr. House. Proseguo trascinato dal flusso di podisti ancora mezzo stordito da emozione e adrenalina. Ben presto lasciamo l'abitato di Piovene e ci inoltriamo lungo il sentiero che risale il Monte Summano, quello che vedo da casa mia tutte le mattine quando porto il cane alla toilette. Appena la salita si fa un attimo più impegnativa mi metto al passo. Non c'è nessuna fretta per il momento. Mi guardo intorno per vedere se riconosco qualcuno ed ecco che ritrovo Fulmine, era rimasto dietro di me. Dr. House invece risulta disperso.
La salita al Summano è piuttosto impegnativa, circa mille metri di dislivello in 8 km, ma siamo freschi e non fa più di tanto paura. Le lampade frontali illuminano il sentiero buio, si viaggia in gruppo e non ci sono grossi problemi di visibilità. Cominciano a formarsi i primi gruppetti di una decina di trail runners. Come al solito sono partito nelle retrovie ed ora devo risalire. Mi aggancio ad un gruppo, rimango in coda per un po' dopodichè accelero fino a portarmi al gruppo successivo. Così facendo recupero varie posizioni ma mi rendo conto di aver perso Fulmine. Per un momento sono combattuto se fermarmi ad aspettarlo, in fin dei conti volevo affrontare la prima salita con molta calma, ma poi decido di proseguire con il mio passo visto che non sto forzando particolarmente.
Mentre avanzo mi rendo conto che stiamo correndo in condizioni di fortissima umidità. La maglietta che ho addosso comincia ben presto ad essere bagnata ed anche la respirazione un po' ne risente. Le gambe invece girano bene. Bevo dal camel bag con regolarità. Ogni tanto accenno qualche tratto di corsa ma per pochi metri poi mi metto nuovamente al passo.
Ho impostato il Garmin (310xt prestatomi da Rigo) con l'autolap ogni 10 km. In questo modo divido la gara in 8 frazioni. E' da quando mi sono iscritto a questa competizione che ho cominciato a pensare ai 10 km  unità di riferimento. Quando andavo ad allenarmi facevo una unità e mezza (15 km) o due unità (20 km), il tutto per abituarmi all'idea della lunga distanza. Ho considerato che fosse meglio dividere la corsa in 8 tronconi piuttosto che in 80. Mi da l'idea che sia psicologicamente più semplice da affrontare.
La prima salita scorre via abbastanza bene, conosco i punti del tracciato, ho i miei riferimenti e riesco ad intuire quanto manca dalla vetta. Il che mi è sicuramente d'aiuto.
Summano by Alessandro Zaffonato
Raggiungo la sommità dopo 1 ora e 35 minuti, passo la croce e proseguo lungo uno dei tratti più pericolosi del sentiero, le famigerate "Greste del Summano". Sarà stata l'ottima segnalazione del percorso, sarà stato che era buio ma non ho avuto nessuna difficoltà in questo tratto. Nessun timore di finire di sotto come in tanti avevano paventato alla vigilia. In alcuni tratti mi sono trovato anche a correre da solo dopo aver superato chi mi stava davanti senza il minimo problema.
Lungo questo tratto arriva anche il primo lap del Garmin, mi dice 105 minuti, faccio due rapidi calcoli e ne uscirebbe una proiezione da 14 ore. Dove posso firmare ?
I conti sul tempo mi tengono impegnato e in breve arrivo al termine della discesa. Questo punto coincide con il 12° km e con il primo ristoro, solo idrico. I volontari ci accolgono con acqua, sali, coca cola e quant'altro. Faccio il pieno alla sacca che ho nello zaino e bevo qualche sorso di coca cola, quindi riparto dopo una sosta tutto sommato breve. Percorriamo un breve tratto di falsopiano dove riesco a corricchiare recuperando qualche altra posizione, dopodichè ci inoltriamo nel sottobosco ed è subito salita. Si sale Monte Rione in cima al quale troveremo l'omonimo forte. In lontananza, e molto più in alto di me, vedo le luci dei primi concorrenti. Sono già belli distanti, cavolo come filano. Mi rimetto al passo e proseguo di conserva. Continuo a recuperare posizioni ma sempre con maggior fatica, ormai il livello della gente che incontro comincia ad assestarsi su quello di mia competenza. Per lunghi tratti comunque mi trovo a proseguire da solo con la luce della mia frontale come unica fonte di illuminazione lungo la via. L'umidità nel sottobosco è pazzesca. Maglia, pantaloncini e zaino sono completamente zuppi. Continuo a bere con regolarità. Il ritmo è abbastanza costante. Mi pare di andare bene. Ad un certo punto la strada spiana ma ancora non siamo in vetta. Qui prendo una decisione che si rivelerà saggia: mi fermo e mi cambio di maglia indossando quella a maniche lunghe. La temperatura non è terribilmente fredda ma la maglia che indossavo alla partenza era completamente fradicia ed ogni tanto un filo di aria fresca si fa vivo. Meglio indossare qualcosa  di asciutto. Il cambio mi regala subito una buona sensazione. Proseguo rinfrancato ed arriva il secondo lap: 102 minuti. Fantastico, migliorato il passo della precedente frazione e sono a un quarto di gara.
Mi trovo al 20° km in un tratto di falso piano poco prima della rampa che porta a Forte Rione, mi ritrovo da solo e scende anche la nebbia. L'umidità è a livelli spaventosi. Giro la testa a destra e a sinistra cercando le segnalazioni del percorso ma la lampada rimbalza nella foschia. Fortuna che i segnali predisposti dall'organizzazione sono muniti di catarifrangente per cui quando ci si avvicina un minimo, e la luce riesce a bucare lo strato di nebbia, sono di immediata identificazione. Il punto nebuloso termina quando riparte la salita. E' un tratto piuttosto breve su strada comoda. Mi aggrego ad un gruppo di tre persone che ho raggiunto e poco dopo passiamo davanti a forte Rione. Nel buio e nell'atmosfera spettrale in cui ci troviamo fa uno strano effetto. Sembra bello e mi riprometto di tornarci con la luce del giorno. Il tempo di questo pensiero e sono nuovamente in discesa. Supero i miei compagni di avventura e mi ritrovo da solo. Davanti a me il vuoto. Accelero guardando bene dove metto i piedi e in poco tempo riprendo un gruppetto che stava davanti a me al quale mi accodo. Si corre su un sentierino molto stretto. Me ne sto buono buono nelle retrovie senza superare. Il fatto di stare in coda, curiosamente, mi porta a distrarmi. Anzichè guardare la strada sotto ai miei piedi guardo la schiena di chi mi sta davanti, in modo da non andarci addosso. Il risultato è che inciampo in una radice e finisco disteso. Ma è solo un attimo, mi rialzo e proseguo senza alcun danno. Appena qualche segno sui palmi delle mani che hanno attutito il colpo ma nulla di più.
Terminata la discesa ci aspetta un altro ristoro. Questa volta ci sono anche alimenti solidi. Ricarico nuovamente il camelbag, bevo cocacola e mangio un po' di frutta secca e di crostata. Quindi riparto, si affronta l'ascesa al Monte Alba.
Questa salita è breve ma infida. Ci si trova sempre nel sottobosco a proseguire  in costante e ripidissima salita. Dalle mappe pare dovrebbe finire subito e invece non si arriva mai e io faccio l'errore di sottovalutarla. Mentre salgo recupero il cellulare e provo a mandare messaggi sull'orario previsto di arrivo in modo da allertare amici e conoscenti (peraltro invano visto che il cellulare non prendeva in quel punto). Il gioco mi costa qualche sforzo in più del necessario che al momento non avverto ma che mi presenterà il conto più avanti.
A forza di camminare, e di risalire, si giunge finalmente anche in cima a questa vetta. Come di consueto, segue la discesa. Tecnica ed insidiosa ma tutto sommato breve la quale ci porta a Passo Xomo dove ci aspetta un altro ristoro ed il primo rilevamento cronometrico ufficiale:
Passo Xomo km 28, transito in 5 ore ed 1 minuto in 51^ posizione.

(continua...)

16 commenti:

  1. Attendendo la seconda parte non posso far altro che farti i complimenti. Se quanto letto fin qui sarà in linea a quello che ancora non hai scritto allora i sa che alla fine avrai fatto un tempo davvero ottimo. Grande Giacomo!!!Grande Drugo...

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    1. Il seguito arriva. Grazie per i complimenti e per la pazienza nel leggere il resoconto.

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  2. La nebbia sulla buca del Novegno! E' una zona in cui è facile perdersi. Che bello rivivere i posti che conosco dal tuo racconto, mi pare di essre là.

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    1. Come si vede che sei un'esperto della zona. Riconosci i luoghi anche solo dal racconto. Che invidia : )

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  3. intanto ti faccio i complimenti , aspetto la seconda parte di questa avventura spettacolare

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  4. azz drugo..interrompi sempre sul piu' bello..

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    1. Non ti lamentare che sennò rompi che il post è troppo lungo : P

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  5. Bello...come un capitolino di un romanzo, da leggere prima di addormentarsi!!!
    Complimenti uomo, hai trovato la tua dimensione. D'ora in poi i tuoi traguardi ultratrail non avranno limiti.
    Gigio

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    1. Ehehe, vedo di pubblicare la seconda parte entro sera, così hai qualcosa da leggere prima di andare a dormire : )

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  6. Letto tutto d'un fiato! Affascinante!

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  7. mi ritornano i ricordi della mia maratona alpina.
    bellissimo racconto, fa capire bene le sensazioni che hai provato
    uniche ed eccezionali, come ti invidio......

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    1. Alla partenza mi invidiavano in pochi, all'arrivo il numero è cresciuto esponenzialmente : )
      La cosa non può che fare piacere.

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  8. Io l'ho stampato e poi lo incollo al proseguo che farai per leggermelo tutto in un fiato...non male è?
    P.S. Ho letto da Franchino che vorresti sapere chi va alla Morenic Trail,ti dico che dovrebbe farla sia Furio(forse da solo)che Patty(in staffetta),Furio aveva chiesto a me se lo facevo in staffetta ma purtroppo è la settimana dopo la mia maratona di Berlino e...devo stare un po con la mia mogliettina;-)

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    1. Ehehe, ti vien fuori un super racconto!

      Per il Morenic Trail ci sto pensando, magari ci vediamo li : )

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