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lunedì 10 dicembre 2012

Il muro cade

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2 ore 59 minuti e 2 secondi. Garmin alla mano, questo è il responso che il crono mi restituisce dopo 42 km e 195 metri di fatica. È stata dura, più del previsto.
Il percorso della maratona di Lisbona è tra i meno piatti che io ricordi. Si parte in salita, quindi si scende e poi si risale di nuovo. Un'alternanza di saliscendi che va avanti fino al km 18 circa. Qui si scende con decisione per un paio di km buoni fino a raggiungere il livello del mare. 8 km per la prima volta piatti e rettilinei. Giro di boa e si ritorna sui propri passi ripercorrendo la strada dell'andata e beccandosi un bel po' di vento in faccia. Terminati gli 8 km di ritorno, km 36 della maratona, si ricomincia a salire, prima in maniera dolce, poi sempre più decisi.
Al km 38 un rettilineo in salita ci si presenta avanti. Le gambe sono legnose e pare di non riuscire a fare strada. Gli ultimi km sono una lenta agonia. Mi ritrovo a fare conti per capire se, anche con un crollo finale, riuscirò a raggiungere l'obiettivo, pare di si, ma è meglio non rischiare. Le energie però sono quasi svanite.
Calo la testa e abbasso lo sguardo mentre percorrono l'ennesimo tratto in salita e poi, finalmente, bello e dolcissimo si presenta la sagoma dello stadio Primerio de Mayo.
Controllo il Garmin e pare proprio sia fatta. Ancora mezzo giro di pista ed ecco il traguardo. Il crono ha appena superato i 59 minuti dopo le due ore. È fatta! Il muro è caduto, terminino una maratona facendo segnare un tempo la cui prima cifra inizia con 2. Che soddisfazione.
Ora festeggio e mi godo la città, prossimamente darò maggiori dettagli sull'andamento della corsa. Ora mi resta il ricordo di una gara veramente durissima e di un risultato che mi riempie di soddisfazione. Così come soddisfazione mi da l'idea che un muro è caduto.
 
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