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domenica 30 settembre 2012

Sono stanco. Il periodo, dal punto di vista podistico, non è dei migliori ed il week end è stato molto bravo a ridurre ai minimi termini la mia voglia di uscire a correre. Le ultime due settimane, successive al Sellaronda, sono state piuttosto avare dal punto di vista kilometrico e del numero di uscite. Va bene il recupero dalle fatiche montanare ma la voglia di allenarsi s'è fortemente ridotta.
Il fine settimana, generalmente, è il periodo in cui si concentrano il maggior numero di km. Così avrebbe dovuto essere per me anche se con una certa parsimonia visto che Sabato c'è l'avventura di Ivrea e non devo esagerare con la strada macinata se non voglio arrivare bollito alla partenza.
Avevo previsto un 35-37 km: 15 al Sabato e una ventina la Domenica. Non avevo però fatto i conti col matrimonio di un amico d'infanzia cui ero stato invitato Sabato con i festeggiamenti che partivano alle 8.00. Mi armo dunque di coraggio e il Sabato punto la sveglia alle 6.00, esco e mi sciroppo 12 km tranquilli. Rientro, doccia, leggera colazione e via a casa dello sposo.
Ore 8.30 si comincia con trippa (in umido o in brodo, a scelta) e prosecco. Non so se sia un'usanza comune ad altre zone ma nel mio paesino di nascita Scandolara (TV) è d'uopo festeggiare così ed io non mi sottraggo alle tradizioni, un bel piatto di trippa in umido con un bel po' di formaggio grana a condire il tutto. Strepitosa.
Dopo cotanto esordio si procede con la cerimonia e il resto dei festeggiamenti che andranno avanti fino ad oltre la mezzanotte. Se la partenza era a base di trippa e prosecco il resto non è stato sicuramente da meno.
La Domenica avrei dovuto correre un buon ventino. Non punto la sveglia e mi alzo nemmeno troppo tardi, alle 8 sono in piedi, ma di correre non ho proprio voglia. Decido di rientrare a Thiene e poi si vedrà. Rientro nel vicentino, sono a casa per le 10, il tempo ci sarebbe ma di correre non ho proprio voglia. Rimando al pomeriggio. Pranzo, divanata fino alle 15.30 e poi scruto fuori. Il cielo è plumbeo e minaccia temporale. Dovrei uscire, so che avevo in programma di farlo quindi è la cosa da fare ma, davvero, di correre non ho proprio voglia.
Faccio uno sforzo e mi dico, proviamo. Mi preparo ed esco. Parto a ritmo blando, in questo periodo sto correndo con le scarpe da trail per abituarmi a quello che sarà al Morenic Trail. Calzare quei ferri da stiro mi pesa sempre di più, non vedo l'ora di ritornare alle scarpe da asfalto col loro etto di peso in meno da portare.
Dopo un paio di km di corsa blanda capisco che oggi non c'è verso. Lo stomaco borbotta, un piede mi fa male, il cielo sembra stia per esplodere e io non ho voglia di correre. Fanculo, rientro a casa. Mi giro e torno sui miei passi, giungo ad un bivio, a sinistra vado a casa, a destra allungo un po', sono a soli 3,5 km percorsi. Vado a destra, "almeno 5 li voglio percorrere". Al 5° km altro bivio, a sinistra a casa, a destra allungo. Vado a destra. Altro km e altro bivio, a destra rientro a sinistra allungo. Vado a sinistra. Arrivo così al 7° km. Ancora una volta un bivio, questa volta prendo la strada verso casa. L'andata era tutta in discesa ora mi aspettano 3 km di salita. Poco male, sarà come al Morenic Trail, prima parte in discesa e seconda parte a salire. I ferri da stiro pestano sull'asfalto ma avanzo. Sarà perchè la corsa un po' s'è sciolta e sarà perchè non vedo l'ora di rientrare e mettermi in relax. Copro i km mancanti e rincaso. Stoppo il Garmin e sono 10 km. Non è tanta roba, ma per come s'era messa è grasso che cola. Oltretutto a 4'22/km di media, molto più veloce di quanto pensassi.
Quando rientro guardo il divano e nonostante tutto sono soddisfatto perchè so che ho vinto su di lui. Una vittoria risicata giocando male e con un goal che forse era in fuorigioco, ma è pur sempre una vittoria, non la butto via.

lunedì 24 settembre 2012

Questo qui sotto è il video realizzato dagli organizzatori del Sellaronda Trail. Al minuto 1'27" compaio anche io. Sto inseguendo quella che, in quel momento, era la prima donna. Mi si vede di spalle con lo zaino rosso.
Guardate un po' che stile!

sabato 22 settembre 2012

Il Sellaronda Trail ha lasciato tracce indelebili nella mia memoria ma non si è limitato solo a questo. Ha lasciato  infatti delle tracce, spero delebili, nei miei quadricipiti e in qualche altro punto delle gambe. Il giorno successivo ai 54 km mi sono armato di buona volontà e sono uscito nella freschissima mattina di Corvara per tentare una corsa lenta di rigenerazione. Le intenzioni erano buone ma la gara percorsa meno di 24 ore prima non consentiva di fare molto. Più che i dolori ai quadricipiti, a dirla tutta, è stato un problema al tendine del ginocchio sinistro (lato esterno sulla parte posteriore dell'articolazione) a fermarmi. Dolore che già in passato mi aveva fatto visita costringendomi a lungo stop.
Dopo un km di corsa sofferente ho desistito concentrandomi sullo stretching.
Il giorno successivo, lunedi, al risveglio i muscoli delle gambe risultavano ancora molto doloranti. Scendere la rampa che porta al garage di casa mia era un vero calvario. Di correre non se ne parlava, ho prenotato però un massaggio per il giorno successivo dal fisioterapista di fiducia.
Il martedi, di nuovo niente corsa e ancora dolore, soprattutto a freddo. La sera massaggio disossante (yogi docet) dal buon Claudio che con le sue manone esperte manipolava la mia muscolatura dolorante causandomi pene indicibili. Una volta terminata la tortura mi sono sentito subito meglio, sarà stato anche per il sollievo dovuto alla fine del massaggio. L'indomani l'intento era quello di correre. Punto dunque la sveglia ma quando provo ad alzarmi desisto, ancora troppo dolore.
Il Giovedi pare finalmente essere il giorno buono per la ripresa. Ancora una volta punto la sveglia ma questa volta è la poca voglia a farmi rinunciare, ci proverò in serata.
Al rientro dal lavoro mi cambio ed esco in strada. La sensazione è pessima. Gambe pesanti, legnose e ancora doloranti. Decido di correre 10 km fermandomi a fare stretching ogni 3 km. Così faccio. Lo stretching da sollievo ma quando riparto, in breve tempo, il feeling con la corsa svanisce del tutto. Ad ogni modo chiudo i 10 km correndo l'ultimo tratto in leggera progressione.
Venerdi, nuovamente, punto la sveglia, sto per partire ma il cane ne combina una delle sue, devo rimandare alla sera. Dopo il lavoro, nuovamente mi cambio e sono in strada. Vorrei provare ad allungare a 12 km ma ho poco tempo visto che dopo devo uscire. Parto dopo breve stretching e, miracolosamente, la corsa è subito fluida e piacevole. Sento ancora qualche residuo delle fatiche recenti ma rispetto al giorno precedente c'è un abisso di differenza. Evidentemente la corsa alternata a stretching, unita al massaggio, ha dato i suoi frutti.
Svolgo l'allenamento di buona lena terminando il giro ad una media di 4'18/km e con ottima progressione finale.
Questa mattina ultima tappa. Altri 13 km corsi a 4'20/km di media. Stamane sono partito un po' troppo forte non riuscendo a controllare il ritmo. Forse ciò ha contribuito a causarmi i soliti dolori al fianco sinistro per i quali mi sono dovuto fermare qualche volta. Di correre in sofferenza oggi non ne avevo la voglia.
A parte ciò, e a parte i dati sballatissimi del cardio, tutto bene. Il recupero procede alla grande. Domani altri 15 km (spero) tranquilli e poi si va verso l'ultima settimana con un po' di carico in vista dell'evento di Ivrea del 6 Ottobre.
Per il Morenic Trail direi che sono quasi pronto.

giovedì 20 settembre 2012

Eccola finalmente, la maratona internazionale che stavo aspettando per questo 2012. Più volte avevo pensato ad una destinazione europea nella quale correre una maratona e, con l'occasione, fare anche un giro da turista.
Scartata Berlino per il periodo non consono, Valencia perchè ci sono già stato, Bergen perchè ha un sito web incomprensibile e Oslo per il budget (eh ma in Norvegia, prima o poi...) ecco che ritorna il richiamo del Portogallo. Una meta che da lungo tempo mi attira. Ho lanciato l'idea e per fortuna ho trovato un paio di valorosi compagni di squadra disposti ad accompagnarmi nell'avventura.
L'eroico Zanze, che tornerà a cimentarsi nella distanza dei 42 km e 195 metri dopo lungo tempo. Tanto che deve ripassare perchè non si ricorda più come si fa. E il prode Alberto G. che a Novembre sarà a New York e chiuderà l'anno in bellezza tentando, probabilmente, di far segnare il suo personal best in terra lusitana. Ammesso che quanto farà a New York non sia già di per se ampiamente soddisfacente.
Per quel che riguarda me, dopo il Morenic Trail e dopo la Venice Marathon dovrei arrivare a Lisbona nelle condizioni ideali per tentare finalmente di scendere sotto alle 3 ore. Il percorso non mi pare essere dei più veloci ma se la gamba c'è ci si prova. Da qua ai primi di dicembre la strada è comunque molto lunga.
Intanto il primo passo è stato fatto, ci siamo iscritti ed abbiamo prenotato volo e alloggio, se a qualcuno, leggendo queste righe, venisse improvvisamente voglia di Portogallo e di maratona, non ha che da dirlo. Le ammucchiate non ci spaventano. Sappiate che il costo dell'operazione è tutt'altro che spaventoso, noi con 260 euro a testa siamo già sistemati. Fatevi un po' i vostri conti.

domenica 16 settembre 2012


Non avete idea della bellezza che mi ha circondato in questo fantastico weekend. Dal viaggio con Matteo, neo amico che corre con il Runners Team Zanè, al pernottamento in un Garnì spettacolare gestito dalla famiglia del mulino bianco, alla gara e al mio duello con Charles Manson, al post gara dove, per la prima volta in vita mia ho vinto un premio nella lotteria finale (stessa sorte toccata al mio compagno di avventura Matteo, più avanti svelo il trucco).
La gara è stato ovviamente l'evento culmine di cotanta meraviglia.
Il Sellaronda Trail, giunto appena alla 2^ edizione, è un trail di 54 km e 3500 metri di dislivello positivo, e questo si sapeva.
Quello che non si sapeva, o meglio che non avevo considerato, era il fatto che il punto più basso si trovava in corrispondenza dei 1500 metri di Canezei mentre, altimetria GPS alla mano, ben 24 km del percorso si svolgevano oltre quota 2000 metri con due vette superiori ai 2300 metri e una terza che li sfiorava di molto poco.
Ad occhio e croce, la quota media si aggira attorno ai 1800/1900 metri. Tutto ciò, unito a delle discese assassine lungo le piste da sci e a delle salite che potete tranquillamente immaginare ha reso molto duro questo trail che rappresenta pur sempre la seconda distanza più lunga da me affrontata fin'ora.
Ma veniamo alla cronaca.
La partenza è prevista per le ore 6.00. La famiglia del mulino bianco ci prepara un thermos di acqua calda e tutto il necessaire per una colazione alle ore 4.30 del mattino.
Alle 5.15 siamo già in zona partenza. Siamo pronti e non vediamo l'ora di partire. Dopo una breve attesa giunge il momento di schierarsi nella zona del via. E' buio e fa freddo. Ci saranno 2/3 gradi. Opto per berretto e guanti e la giacca anti acqua da indossare sopra a due maglie.
Alle 6.00, puntuale, il via. Una bici segna la via ai primi della classe mentre il gregge segue ordinato. Lungo la via di Colfosco alcune torce accese segnano la strada. Un paio di km in leggera discesa e quindi si lascia l'abitato del paesino per cominciare con la prima salita lungo un sentiero. La destinazione dell'ascesa è il passo di Campolongo e quindi il Bec de Roces (2160 m.). Il tempismo della partenza è clamoroso. Una volta iniziato il sentiero ci si rende conto che la tenue luce dell'alba è sufficiente per capire dove si stanno mettendo i piedi. Tempo 15 minuti e l'illuminazione diventa perfetta.
La salita è bella bastarda, dopo i primi due km a favore, dove dalle retrovie mi sono portato avanti, comincio a subire i primi sorpassi. Ad un certo punto avverto il ticchettio regolare di due bastoncini che si avvicinano inesorabili. Li sento sempre più vicini ma non mi volto. Ad un certo punto, dopo un lungo inseguimento, il portatore dei bastoncini mi supera. E' un nano dal ghigno malefico e dalla barba nera che procede inesorabile lungo la salita. Pare non fare fatica. Io sono in giacca, lui è in maglietta di cotone, ai piedi delle scarpe A3. Lo osservo con invidia e non posso non notare la somiglianza con Charles Manson. Rabbrividisco, non solo per il freddo, e lo lascio andare.
Poco dopo la salita si fa ancora più dura. Lasciamo il sentiero per proseguire lungo il prato di una pista da sci. Non c'è una corsia di marcia per cui tutti si sparpagliano lungo quella che pare essere la traccia migliore. Io seguo quello che ho davanti a me e in qualche modo giungo a scollinare. Breve ristoro quindi si prosegue di nuovo salendo ancora un po'. Si raggiunge un punto panoramico poco distante dalla vetta. Qui lo spettacolo che mi accoglie è memorabile. Da un lato la Marmolada con il suo ghiacciaio rifornito di neve dopo l'ultima perturbazione. Poco più a Est il sole che sta finalmente superando lo schermo rappresentato dalle vette. Non posso evitare di fermarmi, estrarre il cellulare e sparare foto a raffica. Probabilmente sono nei primi 25 ma della posizione mi frega poco, voglio godermi il luogo in cui mi trovo.
Terminato il servizio fotografico comincia la discesa. Recupero alcune delle posizioni perse e nel primo tratto, più tecnico, mi diverto. Giunge poi una discesona lungo una pista da sci. La pendenza è tale che occorre frenare per non rotolare giù. I quadricipiti protestano per il peso che devono sostenere ma non c'è alternativa. Nel frattempo il sole ha cominciato a scaldare l'aria. Mi pare di aver caldo e quindi mi fermo e mi tolgo gli indumenti in esubero.
Giungo poi ad Arabba dove il termometro di una farmacia indica un torrido +4°. Un breve passaggio nel centro e quindi si sale di nuovo. Questa volta si deve giungere a Passo Pordoi e valicarlo per poi scendere verso Canezei. La salita, ancora una volta, è importante. Il fondo è buono e piuttosto semplice ma la pendenza non fa sconti. Superata quota 2000 metri tocca un'ultimo tratto ripidissimo, attrezzato con catene metalliche alle quali mi avvinghio per tirarmi su. Scollinata anche questa vetta si scende lungo un prato poco segnalato fino a giungere ad un nuovo ristoro. Mi fermo per una pausa di riflessione e per ricaricare lo stomaco con un po' di cioccolata quindi riparto. Di nuovo la strada precipita in giù dando un altro bel colpo ai muscoli delle gambe. L'ultimo tratto, prima di raggiungere l'abitato di Canezei, è particolarmente tosto. Più che scendere si frena. Davvero un bello stress per i quadricipiti.

A Canezei ci aspetta un altro ristoro e poi la salita al Passo Sella. Mi giunge dalla regia, a cura di Peo Filippi, un messaggio che mi informa che ad Arabba sono transitato in 45^ posizione. Poco male mi dico e proseguo lungo la via. Supero alcuni atleti e mi pare di andare bene. Dopo un po' una tizia, incontrata poco prima al ristoro a Passo Pordoi, mi affianca e quindi mi supera. Sto assieme a lei per un tratto e ci chiacchiero un poco. E' tedesca (bavarese) e mi dice di essere seconda nella classifica femminile. La incito un po' raccontandole cosa la aspetta da li all'arrivo. Mi ringrazia augurandosi di reggere fino alla fine e senza salutare se ne va con passo superiore. Io proseguo lungo la mulattiera a testa bassa. Mi fermo per indossare il cappellino poichè il sole ormai comincia a farsi sentire. In prossimità del passo si presentano tre belle vette, è il gruppo del Sassolungo. Tanto spettacolare che una sosta fotografica è d'obbligo.

Giunto al passo scherzo con alcuni ciclisti chiedendo loro quanto vogliono per portarmi a Selva di Val Gardena sul ferro della bici. Ricevo in risposta risate e un sacco di complimenti che fanno bene allo spirito. Quindi proseguo verso il rifornimento dove ordino Vino...niente da fare, Birra...niente da fare, sali...ci sono ma solo caldi. Vabbè, mi accontento della terza scelta e via di sali caldi. Una bella schifezza. Una volta ristorato proseguo verso valle. Ancora una volta si scende di brutto ma ormai so che è la penultima volta. Mi attende ancora una dura salita e poi sarà solo gloria verso l'arrivo. Mi giunge un secondo SMS da Peo, mi dice che a Canezei ero 44° ma con 7 atleti nel giro di 1 minuto. Quattro li ho superati in salita, meno la tedesca che ha superato me, dovrei essere 41°. Mentre ragiono giungo finalmente a valle. Un bel tratto abbastanza piatto mi accoglie e intravedo in lontananza un paio di atleti. Metto in moto il mio motore da pianura e con passi brevi ma frequenza alta macino metri su metri. Riprendo in poco tempo tre atleti che sopravanzo a velocità nettamente superiore. Quindi ne intravedo un quarto qualche centinaio di metri avanti a me. Piccola statura, maglietta bianca e barba scura, non c'è dubbio, ho ripreso Charles Manson. Supero anche lui e lo pianto li. Selva di Val Gardena si prospetta all'orizzonte. Passo lungo il centro della bella cittadina Gardenese e riagguanto altri due atleti. Nel breve tratto di falsopiano (2 km e mezzo) ho recuperato e distanziato 6 atleti. Il morale cresce e con buon piglio affronto l'ultima salita. C'è da issarsi fino ai 2300 metri di Danterpieces, 750 metri di dislivello. Mi armo di grinta e a testa bassa affronto il largo sentiero che porta fino in cima. Nonostante la stanchezza, la volontà di non farmi riprendere da chi ho alle spalle, mi fa accelerare il passo. Salgo di buona lena e ai tornanti controllo di non avere nessuno in vista dietro di me. Per un bel pezzo proseguo in solitaria poi, quando sono a quota 2000 metri, mi volto ad un tornante e scorgo la maglietta bianca e la barba nera. E' un incubo, ancora lui. Tornante dopo tornante il nano malefico si avvicina inesorabile. Quando il ticchettio dei bastoncini giunge alle mie orecchie so che ha completato la sua rimonta. Mi supera a 300 metri dalla vetta. Sono gli ultimi 300 metri di salita e somigliano grossomodo ad un trampolino di salto con gli sci. Da percorrere al contrario ovviamente. Io sono esausto e mi pianto. Non vado più su. Calo la testa fino a sfiorare con il naso la ghiaia ed un passo alla volta colmo la distanza. In quella breve distanza il mio rivale mi distanzia di un'ottantina di metri. Ma ormai è fatta, ho scollinato e il traguardo mi aspetta. Dopo un breve ristoro in vetta riparto con l'intenzione di riprendere Manson, lo becco subito dopo mentre prosegue lentissimo in discesa. Lo riagguanto subito e con fintissima sportività gli chiedo se ha bisogno di aiuto (in realtà gli sto augurando di ritirarsi). Mi risponde che è tutto ok ma che in discesa non va. Lo saluto e proseguo del mio passo.
Fingo freschezza, anche per ingannare me stesso, ma in realtà sono molto provato. I quadricipiti non ce la fanno più a sostenere la corsa e una vescica lungo le piante di entrambi i piedi mi fa traballare ad ogni appoggio. La discesa fino a Colfosco è una lenta agonia. Ma ormai è un conto alla rovescia. Alterno corsa a camminata fino a che manca veramente poco. Finalmente intravedo le case del paesino e in poco tempo imbocco il viale dell'arrivo. Giungo correndo, mi fermo poco prima del traguardo per un'ultima fotografia, quindi taglio la finish line al 31° posto in 7h 23' e 51".

Poco dopo di me giungerà anche Matteo in 7h e 47', felicissimo per aver tagliato il traguardo con più di due ore di anticipo rispetto a quanto preventivato alla vigilia. Fenomeno! Nel dopo gara, attendiamo la premiazione che arriverà solo intorno alle 18. Tanto non avevamo niente da fare. Vengono premiate tutte e 13 le donne partecipanti e i primi 15 uomini arrivati. In molti non si presentano alla premiazione così rimangono un bel po' di premi da consegnare. Gli organizzatori predispongono una lotteria, estraggono i pettorali a sorte e consegnano i premi. Visto l'orario siamo rimasti in 4 gatti, le probabilità di vincere qualcosa sono altissime. Dopo innumerevoli estrazioni, la maggior parte delle quali a vuoto, e dopo aver visto sfumare ad una ad una tutte le scarpe Salomon rimaste ecco che finalmente viene estratto il numero di Matteo, premio: zaino Salomon. Il numero successivo, magicamente, è il mio: anche per me Zaino Salomon Ski Pro 3. 
Si conclude in gran bellezza questo penultimo trail stagionale. L'ultimo di montagna. Ora si pensa al Morenic che arriverà tra 3 settimane.
E' stata dura, le gambe oggi fanno un bel po' di male ma so che in vista dei 109 km di Ivrea è tutto fieno in cascina.
Di elementi di cui essere soddisfatti c'e n'è veramente a pacchi!
Intanto, visto che magari non avete idea della bellezza di questo trail, eccovi le foto migliori che ho fatto lungo il percorso.




giovedì 13 settembre 2012

Il Sellaronda Trail presentava una grande incognita: il meteo. Svolgendosi ai primi di Settembre quando, solitamente, l'estate e' finita non si sa bene che cosa aspettarsi a livello di precipitazioni.
Tanto per dire, si fosse svolto ieri, avremmo incontrato pioggia e neve ai passi. Fortunatamente, con un paio di giorni in piu' a disposizione, andiamo incontro a quella che si prospetta essere una giornata perfetta dal punto di vista meteo.
La pioggia di questi giorni ha infatti abbassato la temperatura ed ha pulito l'aria. E' lecito quindi aspettarsi temperature molto piu' fresche e, soprattutto, panorami a perdita d'occhio.
Le premesse sono pertanto quelle di un trail da favola in un ambiente spettacolare e con la giornata ideale a disposizione.
Probabilmente mi armero' di macchina fotografica per immortalare i passaggi piu' suggestivi, del lato agonistico, in questo caso, mi importa un po' meno. Quel che conta e' fare un ultimo lunghissimo in vista dei 109 km di Ivrea che mi aspettano tra tre settimane, farlo in ambiente ideale e' il massimo che si possa chiedere.

lunedì 10 settembre 2012

Buona settimana, sul lato degli allenamenti, quella appena conclusa. Termino quella che doveva essere una settimana di scarico a quota 85 km, davvero tanta roba. Se guardo indietro, nemmeno di tanto, queste cifre me le sognavo. Ultimamente pero' gli allenamenti paiono meno pesanti e riesco a sostenerli con ottima continuita'.
La settimana appena trascorsa si e' conclusa con un lungo di una trentina di km svolto in concomitanza con la Maratonina sul Graticolato Romano. Avevo infatti in programma di allungare il percorso della mezza aggiungendo una decina di km ai classici 21 della competizione.
Mi sono quindi recato con largo anticipo al via della gara e poi sono partito lungo le strade sconosciute di San Giorgio delle Pertiche. Dopo i primi 6 km, complice il caldo e l'umidita', e l'allenamento piuttosto intenso del giorno prima (15 km a 4'16 di media) ho cominciato a sentirmi stanco e svuotato. Tanto che ho pensato di terminare i 10 km e non prendere parte alla mezza. Negli ultimi km del giro pero' le sensazioni sono migliorate ed ho cosi' deciso di completare l'allenamento come previsto pensando che la stanchezza fosse dovuta principalmente al fatto di correre su strade sconosciute dove temevo di perdermi o di finire chissa' dove. Correvo quindi poco rilassato e molto impegnato a ricordare la strada per poi tornare sui miei passi.
Terminati i miei 10 km mi sono quindi posizionato al via. Prima ho bevuto un bel po' d'acqua perche' alle 9.00 il caldo era gia' piuttosto consistente ed il livello di umidita' molto elevato.
Mi sono affiancato al mio compagno di squadra Giovanni (Massive Attack) ed assieme abbiamo preso il via cercando di mantenere una media prossima ai 4'30 al km. All'inizio siamo partiti un po' allegri ma siamo poi riusciti a controllare la deriva del ritmo mantenendo la media preventivata.
Nonostante il caldo e l'umidita' veramente elevati sono riuscito a tagliare il traguardo sotto l'ora e 35 senza faticare nemmeno tantissimo. Giusto una piccola crisi attorno al km 7 dove mi sono sentito nuovamente svuotato ed affamato. Come durante il giro di ricognizione.
Ad ogni modo con i 10 km pre-gara ho concluso un ottimo allenamento di 31 km alla media totale di 4'29/km. Giusto quanto mi ero ripromesso di fare anche come velocita'.
Le sensazioni sono state di buon controllo. L'unico segnale che mi ha fatto capire quanto fosse stato impegnativo il tutto e' stata la fame con la quale mi sono fiondato sul ristoro post gara. Varie fette di crostata e un buon numero di biscotti son finiti nel mio stomaco. Del resto 2 ore e 20 di allenamento sono comunque un bell'impegno.

mercoledì 5 settembre 2012


Iscritto!
Ho tentennato per un bel po', poi ho trovato un compagno di avventura ed ora non si torna piu' indietro.
Tra me e l'appuntamento di Ivrea del 6 Ottobre c'e' di mezzo questo bel trail di 54 km e 3500 metri di dislivello positivo. Il luogo dev'essere meraviglioso, si corre tra Val di Fassa e Val Badia.
Della val di Fassa gia' ho avuto un assaggio durante la Marcialonga Running e me ne sono innamorato, sulla Val Badia vado di fiducia.
Per quel che riguarda la prova, sara' prevalentemente un allenamento in preparazione ai 109 km del Morenic Trail, tanto so che poi, una volta messo il pettorale, mi impegnero' al massimo.
E cosi' anche l'ultimo lunghissimo e' prenotato e un'altra bella trasferta tra i monti si prospetta all'orizzonte.
Un buon modo per festeggiare anche il mio compleanno di settimana prossima.

lunedì 3 settembre 2012

Il paragone mi è venuto immediatamente. Tante sono le analogie tra la Cortina-Dobbiaco e la Marcialonga run: entrambe sono gare in ambiente montano, entrambe appartengono ad una distanza intermedia tra la mezza e la maratona, entrambe partono ed arrivano in due paesi rinomati, Cortina e Dobbiaco la prima, Moena e Cavalese la seconda.
Ebbene, dal confronto ne esce un risultato spietatamente a favore della Marcialonga. Moena e Cavalese stra battono Cortina e non hanno niente da invidiare a Dobbiaco, il panorama di gara è decisamente superiore e l'organizzazione in quanto a precisione e generosità è clamorosamente a vantaggio della Marcialonga.
Se ancora qualcuno mi dirà: "Ah che bella la Cortina-Dobbiaco!" gli risponderò: "Lo dici solo perchè non hai mai corso la Marcialonga!".
Ma perchè tanto entusiasmo ? Per un sacco di motivi.
Come scritto prima, l'ambiente. La val di Fiemme e la val di Fassa, valli lungo le quali si corre, sono un teatro meraviglioso immerso nel verde di prati e boschi e sovrastato da gruppi montuosi di primo livello. La ciclabile che funge da percorso si snoda in dolci curve in un ambiente talmente bello da sembrare irreale.
Il percorso poi è tanto infido da risultare geniale. I primi 22 km sono tutti in discesa ed inducono a tirare il ritmo tanto che in molti hanno fatto segnare il proprio personale al passaggio alla mezza maratona. Una volta superato il 22° km ecco però che la strada sale perfidamente. Gli ultimi 3 km e mezzo si inerpicano in salita fino a giungere a Cavalese. Le gambe, provate dal ritmo dei precedenti km vanno in crisi seguite a ruota dal fiato. Concludere la corsa diventerà una prova molto dura aggiungendo soddisfazione una volta giunti al traguardo. Un elemento tecnico questo che contribuisce a rendere la gara ancora più interessante, oltre che notevolmente più difficile.
Di Moena e di Cavalese ho già accennato così come dell'ottima organizzazione. Che la Cortina-Dobbiaco si tenga pure i suoi 4000 partenti, i 1400 della Marcialonga sono un numero molto più corretto per le capacità logistiche di questa corsa.

Detto questo, un po' di cronaca della mia corsa. Dopo le settimane ad alto kilometraggio non mi aspettavo di trovarmi al via in buone condizioni. E invece. Complice la bellezza della montagna ed il clima decisamente favorevole (appena un po' di pioggia alla partenza e poi una temperatura sempre piuttosto fresca) ne è uscita una prestazione davvero confortante. Va detto che l'assenza di sole nei lunghi tratti esposti è stata decisamente un vantaggio. Avesse fatto caldo penso si sarebbe patita un bel po' l'assenza di ombra lungo il percorso.
Ho chiuso i quasi 26 km della gara in 1 ora 41 minuti e 45 terminando in 76^ posizione assoluta. Al passaggio alla mezza avrei abbassato notevolmente il mio personale passando in 1h 21' e 11 ma i 200 metri di dislivello favorevole mi inducono a non tenere più di tanto conto di questo passaggio. Mi conforta molto di più il fatto che nell'ultimo tratto, quello in salita, ho fatto segnare il 46° tempo assoluto recuperando una quindicina di posizioni in neanche 5 km.
All'arrivo, a completare il bel week end ho avuto anche il piacere di incontrare il buon Franchino che ha concluso la sua fatica al 19° posto assoluto. Grandissimo, complimenti!
Per quel che riguarda me, in definitiva una prestazione che mi soddisfa anche per le buone sensazioni provate in corsa.
Ovviamente consiglio questa gara a tutti, per il prossimo anno mettetela in agenda. Ne vale proprio la pena.
 
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