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lunedì 29 ottobre 2012

Non lo nascondo, essere al caldo e all'asciutto mentre fuori imperversavano vento e pioggia è stato piuttosto piacevole. A maggior ragione se pensavo che, avendo avuto il piede a posto, mi sarei ritrovato a prendere secchiate d'acqua lungo le strade della Venice Marathon.
Più ci pensavo e più mi cacciavo sotto alla mia copertina.
Eppure, quando i primi amici hanno cominciato a giungere all'arrivo, quando ho visto i primi riscontri cronometrici, ecco che una punta di invidia si è fatta strada.
Alla fine mi sono ritrovato a congratularmi con tutti gli amici che erano a Venezia per la grande impresa portata a termine e a rammaricarmi con me stesso per l'acciacco che ancora mi tiene al palo.
Devo incamerare la voglia di correre in modo da liberarla quando sarà il momento di riprendere.
Mi pare manchi poco, non avverto più ne dolore ne fastidio, a breve mi sa che proverò a testare il piede malconcio.
Intanto archivio questa domenica come una lunga domenica di divano. Era da un po' che non capitava, e vista la voglia di correre che mi è venuta poi direi che, ogni tanto, la si fa anche volentieri.

giovedì 25 ottobre 2012

Ieri sono andato a ritirare l'esito della risonanza magnetica fatta al piede. Il riscontro è il seguente: 
Non versamento articolare fra i capi ossei del piede che presentano regolare intensità del segnale spongioso midollare.
Presente edema delle parti molli circostanti la inserzione del tendine del peroneo breve alla base del quinto osso metatarsale senza sicuri aspetti di lesione tendinea. Nei limiti i restanti tendini e la fascia plantare.

Per quanto posso capire io, e grazie all'indispensabile supporto di un amico tecnico radiologo, c'è da capire se è presente una lesione tendinea. La frase "senza sicuri aspetti di lesione tendinea" dovrebbe voler dire che il medico non si sbilancia a dire che c'è una lesione ma nemmeno a garantire che non ci sia.
Comodo no ? Del tipo: "Stai morendo, ma forse anche no!"
Il prossimo passo è sottoporre l'esame a qualcuno che mi spieghi definitivamente l'entità del problema e la cura per risolverlo.
Nel frattempo sono fermo. Volevo andare in piscina ma la sola idea mi infastidisce.
In compenso però martedi, grazie al supporto di Peo, sono andato ad arrampicare.
Una figata!



venerdì 19 ottobre 2012

L'ultimo post ha raccolto un bel numero di commenti e di consigli in vista dell'imminente Venice Marathon. La totalità dei consigli predicava prudenza e mi suggeriva di lasciar perdere questa maratona, curare il problema al piede e ritornare più forte di prima. Commento dopo commento, consiglio dopo consiglio, pure io mi convincevo sempre di più che la maratona non s'aveva da fare e così ho deciso alla fine.
Ad oggi mi ritrovo dunque con un pettorale che non utilizzerò. Inizialmente pensavo di venderlo ma ora credo richiederò il posticipo all'anno prossimo in modo da essere già iscritto all'edizione 2013. La prendo larga.
Intanto questa mattina ho svolto la risonanza magnetica. Il tecnico che ha eseguito l'esame mi ha detto di aver visto un'infiammazione. Non sembra comunque niente di estremamente grave, nulla di rotto insomma.
Attendendo l'esito vero e proprio pare essere una bella notizia. Ad ogni modo Mercoledi ne saprò di più. Nel frattempo il programma prevede ancora qualche giorno di riposo e ghiaccio a volontà. Solo quando non sentirò proprio più alcun dolore o fastidio posso pensare di ricominciare a correre.
Ad oggi i giorni di stop sono 13, spero di non andare oltre i 15 anche perchè di nuotare non ho proprio voglia e non vorrei ritrovarmi a patire una pessima condizione di forma quando riprenderò.
La cosa più curiosa accaduta oggi è che la risonanza magnetica ha smagnetizzato il mio cervello e tutto questo addirittura prima di eseguirla. Al momento di pagare il servizio, tramite bancomat, ho avuto un blocco, non ricordavo più il codice PIN. I 20 minuti di meditazione sotto al macchinario hanno ripristinato la memoria e, ad esame finito, sono riuscito a ricordare i fatidici numeri.
Cose strane che accadono nella terra dei cachi.

mercoledì 17 ottobre 2012

Forse un calesse non è ma è comunque probabile sia qualcosa di poco previsto. Mi riferisco al malanno al piede che mi ha costretto a ritirarmi al recente Morenic Trail e che, ad oggi, ancora non si è risolto.
Sono trascorsi 10 giorni dalla gara di Ivrea, da quel giorno ho solo riposato per riprendermi dal dolore al piede sinistro. Il riposo mi ha fatto bene, il malanno s'è ridimensionato ma non è ancora sparito. La seduta dal fisioterapista non ha sortito gli esiti sperati e un consulto con un amico radiologo prima e col medico poi mi ha portato sulla strada di una risonanza magnetica.
Le possibilità sono sostanzialmente tre.
La prima, non è niente di che, un'infiammazione bastarda che sta impiegando più tempo del previsto a riassorbirsi ma che passerà.
La seconda, fascite plantare. La risonanza magnetica darà qualche risposta in più, fosse così i tempi di recupero si allungherebbero di un po'.
La terza, frattura da stress. Anche in questo caso sarà compito della risonanza magnetica dare il responso con tempi di recupero che si dilateebbero ancora di più.
Venerdi farò l'esame e settimana prossima capirò di che cosa si tratta. Fino ad allora, salvo sparizione dei sintomi, osserverò il riposo.
Nessuna tragedia, per carità, un infortunio dopo tutto quello che ho corso quest'anno ci può stare.
A questo punto rimane però da decidere cosa fare del pettorale per Venezia. Nei meandri del mio cervello covo ancora qualche speranza di riuscire a correrla, si sa, la speranza è l'ultima a morire. Devo riuscire a dissipare i dubbi il prima possibile in modo da avere la possibilità di cedere il pettorale nel caso in cui non riesca proprio ad essere a Villa Pisani la mattina di Domenica 28 Ottobre.

sabato 13 ottobre 2012

Tra le tante belle soddisfazioni che questo 2012 podistico mi ha regalato c'è anche la recente "conquista" della partecipazione alla Boston Marathon.
Parlo di conquista perchè iscriversi alla maratona di Boston, senza passare per i costosissimi tour operator, è di per se una piccola impresa. Occorre infatti riuscire a stabilire il tempo minimo in maratona (3h e 05' per quelli della mia età) e poi attendere e sperare.
Già, perchè far segnare il tempo minimo non è sufficiente. Una volta aperte le iscrizioni, nella prima settimana, possono iscriversi solo coloro i quali hanno centrato il tempo limite per la loro età ma con uno scarto minimo di 20 minuti. Significa che, nella mia fascia di età, si possono iscrivere maratoneti con un tempo massimo di 2h e 45'. La settimana successiva, se rimangono posti disponibili, si può iscrivere gente con un tempo al massimo di 2h e 55'.
Solo dalla terza settimana si possono iscrivere i comuni mortali che hanno centrato al pelo il tempo limite. Come nel mio caso. Ma questo solo se chi è arrivato prima non s'è mangiato tutto quello che c'era sul tavolo, in altre parole solo se rimanevano dei posti liberi.
Ho così atteso, trepidante, il passare delle prime due settimane e allo scoccare dell'ora di apertura delle iscrizioni della terza mi sono fiondato sul sito ed ho compilato il modulo di iscrizione.
Ho dovuto attendere una nuova settimana prima che le mie preghiere al dio gatorade fossero accolte manifestandosi con la lettera di accettazione che vedete all'inizio del post.
Ecco dunque che il 15 Aprile 2013 sarò ad Hopkinton per prendere il via alla più antica maratona del mondo, giunta alla 117^ edizione.
In molti la descrivono come la più bella mai corsa, io so che quando ci si fanno grosse aspettative poi è più semplice rimanere delusi, pertanto cerco di tenere a freno l'euforia. Certo che è dura perchè Boston Marathon significa correre nella storia.

giovedì 11 ottobre 2012

Il piede va un po' meglio.
Il Morenic Trail mi aveva lasciato con una leggera zoppia che mi ha accompagnato per i primi due giorni successivi alla gara. Da Martedi è cominciata l'inversione di tendenza. Ieri mi sono recato da Claudio, il fisioterapista di fiducia di tutta La Fulminea, che con una particolare terapia (una specie di laser) mi ha curato il malanno. I miglioramenti sono stati immediati, oggi sento solo un dolore sordo ma appoggiare il piede non mi da più pensieri.
In serata ritorno da Claudio per un'altra seduta di terapia e così sarà anche domani.
Se tutto va bene per il weekend dovrei poter pensare di rimettermi a corricchiare.
Intanto sento che questi giorni di riposo mi stanno facendo del bene. La muscolatura si riposa e le articolazioni respirano un po' di aria fresca.
Dopo tutti i km macinati ci voleva proprio una settimana di sano riposo.
Da lunedi, se tutto va come deve, comincerò a ragionare in ottica Venice Marathon. Teoricamente la farò come lungo con l'intenzione di tenere un passo regolare a 4'30 al km. Significherebbe finire intorno alle 3h e 10.
Quasi quasi sto pensando di fare da pacer per qualche compagno di squadra. Vediamo un po' potrebbe non essere una cattiva idea.

martedì 9 ottobre 2012

(segue...)

Ai ristori la gente mi dice "hey, sei terzo, dai che vai forte". Sorrido e mi abbuffo, la strada è ancora lunga. "Cavolo, sono terzo!" Mi ritrovo a pensare come sarebbe bello fare un risultato del genere in una gara così lunga e così importante. Meglio non pensarci. Eppure il pensiero inevitabilmente finisce li.
Mi informo con gli staffettisti che mi superano quanto lunga sarà la loro tappa, in modo da sapere tra quanto ci sarà il prossimo cambio, mi rispondono che da li a Ponte dei Preti sono 35 km. Ecco, mi dico, altri 35 km poi è praticamente fatta.
Sono affaticato ma ho ancora energie e voglia. La strada adesso è prevalentemente in salita. Leggera, niente di insormontabile, ma si sale con costanza. I tratti al passo ora si alternano a quelli corsi con maggiore costanza. Essere sul podio è una situazione per me completamente nuova. E' elettrizzante ma anche enormemente faticoso. Mi ritrovo a riflettere sul fatto che da dietro mi potranno riprendere in qualsiasi momento facendo così sfumare il sogno. Cerco di non pensarci ma è davvero difficile. In salita cammino per risparmiarmi ma nei tratti pianeggianti e di discesa corro sperando di guadagnare su chi mi insegue.
Ad un tratto scorgo una figura davanti a me. Da come avanza capisco subito che non può essere uno staffettista. Ha un'andatura troppo affaticata. E' il secondo in classifica. Lo affianco e lo supero subito. Lo vedo davvero in difficoltà. Io invece sto ancora bene e adesso mi ritrovo secondo. Che storie! Peccato ci siano ancora 50 km da li all'arrivo.
Poco dopo si comincia a salire lungo un tratto asfaltato con dei tornanti. Mi metto al passo e ne sono lieto. Ho così modo di riposare un po' e di evitare di impormi una corsa a tutti i costi. In cima alla salita trovo un ristoro. Ancora complimenti, ancora commenti sul fatto che sono secondo e che il primo non è poi così distante (in realtà era anni luce più avanti). Una volontaria mi chiede di dove sono e alla mia risposta esclama:
- "eh, voi veneti avete una marcia in più!"
- "si signora, noi abbiamo le 'ombre' di vino dalla nostra!"
Riparto tra i sorrisi mentre anche il km 70 è ormai alle spalle. Continuo a cercare di concentrarmi sulla strada, sullo sforzo e sulle gambe che, in alcuni tratti cominciano a farmi degli scherzi. Ho un leggero crampo al quadricipite sinistro. Lo allungo appena e sento subito sollievo. Proseguo.
Dal piede sinistro cominciano ad arrivare dei segnali di dolore. Niente di che ma appoggiando il piede mi fa male. Il dolore è localizzato sulla, lato esterno, giusto sotto alla caviglia. Non sembra niente di che.
Ne avrei di cose su cui concentrarmi eppure finisco sempre a ragionare sul podio finale. E' faticoso, incredibilmente faticoso perchè, per la prima volta, avverto una sorta di pressione. Al km 77 giunge un altro ristoro. Mi confermano il secondo posto e mi inondano di complimenti. Mi fermo per qualche minuto e mangio a volontà quindi, con la pancia piena, riparto al passo.
Qui mi rendo conto che il dolore al piede sta crescendo esponenzialmente. Provo ad appoggiarlo in modo diverso ma non cambia niente. Apro i lacci della scarpa e provo a muovere il piede, magari basta sistemarlo e passa tutto. Riallaccio e continuo ma il dolore è sempre li. Vabbeh, andiamo avanti, magari rimane così o addirittura passa.
Ma non passa.
Nei 3 km successivi la situazione peggiora. Il dolore comincia ad espandersi giungendo fino alla caviglia. Desisto dal correre, mi fermo un attimo e poi proseguo camminando. Guardo il Garmin, sono al km 80, mancano ancora poco meno di 30 km. Ogni appoggio significa dolore. Ad ogni passo, quando tocca al piede sinistro, stringo i denti sopportando. Bastano pochi passi ancora e mi rendo conto che non posso proseguire.
Non c'è una ragione sensata per evitare il ritiro. Non sono in guerra e neppure si tratta di una questione di vita o di morte. Sono ad una corsa, una manifestazione che dovrebbe significare divertimento. Rode tantissimo ma prevale la ragione.
Mi ritiro.
Una volta deciso procedo con calma cercando di arrivare il prima possibile al prossimo ristoro. Qualche minuto dopo vengo raggiunto dal terzo. E' lo svizzero del B&B, scambio due parole con lui, si dispiace per la mia situazione, io lo incito augurandogli di terminare al secondo posto. Così sarà, anche per lui un risultato inaspettato.
Un po' di tempo dopo mi superano anche il terzo e quindi il quarto e il quinto. Tutti hanno parole di conforto per me. Io non posso far altro che augurare loro buon proseguimento. Finalmente giungo al punto di ristoro dove il mio ritiro diviene ufficiale. Un membro dell'organizzazione, gentilissimo, mi porta a Ponte dei Preti e da qui ottengo un nuovo passaggio fino all'arrivo.
Scendo dall'auto e brividi di freddo mi scuotono. Probabilmente ho un po' di febbre dovuta allo sforzo non indifferente e alla tensione scesa una volta ritiratomi. Raggiungo il deposito borse zoppicando, ritrovo Nicolò, il cuoco di Parma, anche lui si è ritirato, intorno al 50° km.
Dopo la doccia va un po' meglio. Mangio e recupero le forze ma realizzo che il dispendio energetico è stato notevole.
Oltre al piede anche le ginocchia mi fanno male, le sento gonfie e ovviamente mi dolgono anche i muscoli. Grazie ad un passaggio di fortuna rientro al B&B, mi caccio sotto le coperte scosso ancora da brividi di freddo.
Dopo una bella dormita mi risveglio sorprendentemente riposato. Il piede fa ancora male, peggio del giorno prima, ma per il resto le gambe cominciano a riprendersi.
Impacchetto la mia roba, altra ottima colazione quindi saluto la titolare del B&B e riparto verso Brosso, il luogo di arrivo del Trail, per assistere alla premiazione.
Una volta chiusa la manifestazione è tempo di rientrare. Saluto con uno sguardo l'anfiteatro morenico che mi ha ospitato in questo week end e penso che comunque la si guardi è stata una grande esperienza.
Magari il prossimo anno ci ritorno, magari no, si vedrà. Ora il pensiero va a questo piede dolorante che mi costringe zoppo. Mannaggia a lui, mi vien da dire, ma c'è da considerare che mi ha portato per 85 km, in fondo ha le sue buone scusanti.



lunedì 8 ottobre 2012

Brucia ritirarsi all'85° km quando il più era fatto e al traguardo mancava una distanza di poco superiore ad una mezza maratona. Brucia ancora di più se considero che ero al secondo posto assoluto con il podio praticamente sicuro visti i tempi finali.
Purtroppo è andata così. Dal 70° km ho cominciato ad avvertire un dolore al piede sinistro. E' cominciato dalla pianta salendo sul lato esterno, più o meno sotto la caviglia. All'inizio mi è sembrato un fastidio passeggero, niente di grave, ma più avanzavo e più il dolore si faceva intenso.
10 km dopo, all'altezza dell'80° di gara, ho capito che non avrei potuto continuare così. Sarebbe stata un'interminabile odissea di dolore. Una follia.
Ora mi ritrovo a zoppicare, appoggiare il piede mi fa male.
Guardo il pettorale con un po' di malinconia, poteva essere un risultato spettacolare ed inatteso, salire sul podio di una competizione così dura ed importante. Uno splendido regalo.
Ma è andata, non ci posso fare niente, conviene archiviare l'esperienza e guardare avanti.
Prima però il racconto di come è andata.

Ivrea è un bel posto. Lo si capisce subito quando ci si arriva. Dopo un lungo tratto di deserto autostradale arrivano le colline e i monti. Si intravedono castelli e fiumi e si entra in un atmosfera davvero piacevole. La gente è cordiale, è una costante nei trail ma qui si respira un'aria di festa. Semplice e genuina.
Arrivo verso le 18, seguo il briefing pre gara e ritiro il pettorale quindi me ne vado al B&B nel quale pernotterò. Qui conosco Teresa e Fabio che correranno la gara per raccattare i punti necessari alla prossima UTMB. Al mattino conosco un altro atleta che prenderà parte alla gara, è svizzero e si chiama Pierre Michel.
Sono l'unico auto munito per cui faccio da taxi verso Andrate, dove si parte.
Alle 8.00 è previsto lo start, si ritarda di qualche minuto per le operazioni di punzonatura ma non c'è fretta. E' una festa e nessuno ci corre dietro.
Terminate le operazioni pre gara viene dato il via e il plotone si muove lentamente lungo le strade di Andrate. Ai lati gruppi di spettatori applaudono ed incitano i runners.
La partenza è in salita ma è un breve tratto, successivamente, si comincia a scendere. Si corre nel sottobosco. Il fondo è morbido e regolare, la pendenza è a favore, correre è veramente piacevole. I km passano e faccio conoscenza con Nicolò, cuoco di Parma di 23 anni, sospetto sia il più giovane in gara. Corriamo assieme per un po' chiacchierando e commentando i paesaggi che incontriamo.
Ad un certo punto il bosco si apre e mi rendo conto del posto nel quale sto correndo. Siamo proprio sul bordo della morena. In pratica si corre su una specie di terrapieno naturale, un accumulo spinto nei millenni dal ghiacciaio. Affacciandosi si scopre un salto di circa 500 metri ed il "buco" lasciato dal ghiacciaio che si è ritirato. E' come essere una minuscola formica che si affaccia sull'orlo dell'impronta lasciata da un elefante. Ci si sente veramente piccoli.
Ad osservare questi panorami, correndo tra castagneti e vigne i km passano piacevoli. Al 21° km c'è il primo cambio per chi fa la staffetta. Ci arrivo in 1h e 52. Tutto bene, tutto secondo i piani. Tra i presenti scorgo un volto noto. "Scusa ma sei Furio?". Annuisce e faccio così conoscenza con il buon Furio che in passato mi è stato di grande aiuto nella preparazione di un paio di maratone.
Dopo la breve sosta proseguo lungo la via, la prossima tappa sarà il ponte sulla Dora Baltea. Si trova al 56° km, arrivarci significa aver passato la metà di gara.
Continuo col mio passo ma ora sono da solo, Nicolò ha preferito rallentare. Ad un ristoro mi dicono che sono in dodicesima posizione. Bene, penso, magari nei 20 ci arrivo questa volta.
La discesa iniziale è finita, ora è tutto un su e giù dalle morbide pendenze. I km cominciano a farsi sentire e le gambe paiono un po' pesanti. Forse forse i residui del Sellaronda non sono del tutto alle spalle ma guardo il Garmin ed ho passato il 40° km, la strada percorsa non è poca, un po' di fatica ci sta tutta.
Poco prima del passaggio sulla Dora Baltea mi squilla il telefono, come suoneria ho la colonna sonora di Indiana Jones, la gente mi vede passare accompagnato da questa musica e sorride. Sorrido anch'io e proseguo in pompa magna. Poco dopo incontro un tizio in bicicletta che mi dice "sei quarto, il terzo è qui ad un minuto!". Lo guardo sbalordito "cominciato presto col vino oggi eh?". Ma in realtà ha ragione. Tra il km 21 e il passaggio di metà gara ho recuperato un bel po' di posizioni. Supero anche l'atleta che mi precede ed al passaggio alla Dora Baltea sono in terza posizione.

(segue...)

venerdì 5 ottobre 2012


C'è il Live, il che significa che si può seguire la corsa direttamente da casa. Collegandosi al sito della manifestazione (http://www.morenictrail.com/) è possibile infatti visualizzare i passaggi degli atleti, aggiornati in tempo reale, e visualizzare le immagini trasmesse dalla webcam che, sospetto, saranno presenti ai punti di rifornimento.
Se volete seguire me il mio pettorale è il numero 33 (gli anni di Cristo...che sicuramente invocherò durante la gara).
Ora passo e chiudo, preparo le ultime cose e poi parto alla volta di Ivrea.
Ci si aggiorna a gara ultimata. Buon weekend a tutti.

giovedì 4 ottobre 2012

Il periodo di fiacca sembra alle spalle. Negli ultimi due giorni sono uscito al mattino presto, che ancora faceva buio, ed ho portato a casa un po' di pallini esplosi dai cacciatori ma non solo, anche la consapevolezza che la mia idea di comprare un berretto con delle finte orecchie da coniglio potrebbe essere più pericolosa del previsto. Oltre a tutto questo ne sono venute fuori anche due belle uscite di 13 e 12 km nelle quali ho corso sempre con le pesanti scarpe da trail che ormai mi calzano a pennello. Mi sorprendo nel vedere le medie tenute negli ultimi due allenamenti: 4'27 Martedi, 4'24 ieri. Correndo su percorso leggermente ondulato e con le scarpe pesanti ai piedi, unito al fatto che ho corso in completo controllo, mi vien da pensare che il livello di forma non sia affatto male. O è quello oppure sono gli spari dei cacciatori che mi mettono le ali ai piedi.
A guardare indietro mi pare che i compiti siano stati fatti. L'ultimo lungo risale a 3 settimane fa (Sellaronda Trail 54km ) ed ha lasciato delle tracce che probabilmente ho recuperato giusto in tempo per i 109 km di Sabato. Analizzando le ultime corse sembrerebbe così. Le ultime due settimane di scarico mi hanno aiutato nel recupero e nel ritrovarmi con delle gambe fresche e riposate.
Vado dunque ad Ivrea in ottime condizioni e con la consapevolezza di aver fatto quanto mi ero prefissato per preparare una gara così lunga ed impegnativa.
Rimane comunque un'incognita legata al fatto che mai ho affrontato una corsa di questo tipo, ma era la stessa cosa per il primo trail e, soprattutto, per la Trans D'havet. In entrambi i casi me la sono cavata piuttosto bene, speriamo il detto "non c'è due senza tre" diventi realtà.
Domani parto per la trasferta piemontese, ritiro pettorale, B&B ad Ivrea e quindi Sabato mattina sarò sulla start line pronto a combattere per arrivare vivo al traguardo.
Faccio fatica a fare una previsione sul tempo che impiegherò, ad occhio e croce direi tra le 13 e le 14 ore. Sarebbe un risultato che mi soddisferebbe appieno, vediamo un po' cosa riuscirò a combinare.
Intanto vado a fare il carico di carboidrati.

martedì 2 ottobre 2012

Il calcio m'ha stufato da un po'. Però ricordo i tempi in cui anche io rincasavo ansioso di assistere alla partita di coppa. Un po' come il buon Lastrico che non conoscevo ma che mi pare promettente.


 
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