(segue...)
Ai ristori la gente mi dice "hey, sei terzo, dai che vai forte". Sorrido e mi abbuffo, la strada è ancora lunga. "Cavolo, sono terzo!" Mi ritrovo a pensare come sarebbe bello fare un risultato del genere in una gara così lunga e così importante. Meglio non pensarci. Eppure il pensiero inevitabilmente finisce li.
Mi informo con gli staffettisti che mi superano quanto lunga sarà la loro tappa, in modo da sapere tra quanto ci sarà il prossimo cambio, mi rispondono che da li a Ponte dei Preti sono 35 km. Ecco, mi dico, altri 35 km poi è praticamente fatta.
Sono affaticato ma ho ancora energie e voglia. La strada adesso è prevalentemente in salita. Leggera, niente di insormontabile, ma si sale con costanza. I tratti al passo ora si alternano a quelli corsi con maggiore costanza. Essere sul podio è una situazione per me completamente nuova. E' elettrizzante ma anche enormemente faticoso. Mi ritrovo a riflettere sul fatto che da dietro mi potranno riprendere in qualsiasi momento facendo così sfumare il sogno. Cerco di non pensarci ma è davvero difficile. In salita cammino per risparmiarmi ma nei tratti pianeggianti e di discesa corro sperando di guadagnare su chi mi insegue.
Ad un tratto scorgo una figura davanti a me. Da come avanza capisco subito che non può essere uno staffettista. Ha un'andatura troppo affaticata. E' il secondo in classifica. Lo affianco e lo supero subito. Lo vedo davvero in difficoltà. Io invece sto ancora bene e adesso mi ritrovo secondo. Che storie! Peccato ci siano ancora 50 km da li all'arrivo.
Poco dopo si comincia a salire lungo un tratto asfaltato con dei tornanti. Mi metto al passo e ne sono lieto. Ho così modo di riposare un po' e di evitare di impormi una corsa a tutti i costi. In cima alla salita trovo un ristoro. Ancora complimenti, ancora commenti sul fatto che sono secondo e che il primo non è poi così distante (in realtà era anni luce più avanti). Una volontaria mi chiede di dove sono e alla mia risposta esclama:
- "eh, voi veneti avete una marcia in più!"
- "si signora, noi abbiamo le 'ombre' di vino dalla nostra!"
Riparto tra i sorrisi mentre anche il km 70 è ormai alle spalle. Continuo a cercare di concentrarmi sulla strada, sullo sforzo e sulle gambe che, in alcuni tratti cominciano a farmi degli scherzi. Ho un leggero crampo al quadricipite sinistro. Lo allungo appena e sento subito sollievo. Proseguo.
Dal piede sinistro cominciano ad arrivare dei segnali di dolore. Niente di che ma appoggiando il piede mi fa male. Il dolore è localizzato sulla, lato esterno, giusto sotto alla caviglia. Non sembra niente di che.
Ne avrei di cose su cui concentrarmi eppure finisco sempre a ragionare sul podio finale. E' faticoso, incredibilmente faticoso perchè, per la prima volta, avverto una sorta di pressione. Al km 77 giunge un altro ristoro. Mi confermano il secondo posto e mi inondano di complimenti. Mi fermo per qualche minuto e mangio a volontà quindi, con la pancia piena, riparto al passo.
Qui mi rendo conto che il dolore al piede sta crescendo esponenzialmente. Provo ad appoggiarlo in modo diverso ma non cambia niente. Apro i lacci della scarpa e provo a muovere il piede, magari basta sistemarlo e passa tutto. Riallaccio e continuo ma il dolore è sempre li. Vabbeh, andiamo avanti, magari rimane così o addirittura passa.
Ma non passa.
Nei 3 km successivi la situazione peggiora. Il dolore comincia ad espandersi giungendo fino alla caviglia. Desisto dal correre, mi fermo un attimo e poi proseguo camminando. Guardo il Garmin, sono al km 80, mancano ancora poco meno di 30 km. Ogni appoggio significa dolore. Ad ogni passo, quando tocca al piede sinistro, stringo i denti sopportando. Bastano pochi passi ancora e mi rendo conto che non posso proseguire.
Non c'è una ragione sensata per evitare il ritiro. Non sono in guerra e neppure si tratta di una questione di vita o di morte. Sono ad una corsa, una manifestazione che dovrebbe significare divertimento. Rode tantissimo ma prevale la ragione.
Mi ritiro.
Una volta deciso procedo con calma cercando di arrivare il prima possibile al prossimo ristoro. Qualche minuto dopo vengo raggiunto dal terzo. E' lo svizzero del B&B, scambio due parole con lui, si dispiace per la mia situazione, io lo incito augurandogli di terminare al secondo posto. Così sarà, anche per lui un risultato inaspettato.
Un po' di tempo dopo mi superano anche il terzo e quindi il quarto e il quinto. Tutti hanno parole di conforto per me. Io non posso far altro che augurare loro buon proseguimento. Finalmente giungo al punto di ristoro dove il mio ritiro diviene ufficiale. Un membro dell'organizzazione, gentilissimo, mi porta a Ponte dei Preti e da qui ottengo un nuovo passaggio fino all'arrivo.
Scendo dall'auto e brividi di freddo mi scuotono. Probabilmente ho un po' di febbre dovuta allo sforzo non indifferente e alla tensione scesa una volta ritiratomi. Raggiungo il deposito borse zoppicando, ritrovo Nicolò, il cuoco di Parma, anche lui si è ritirato, intorno al 50° km.
Dopo la doccia va un po' meglio. Mangio e recupero le forze ma realizzo che il dispendio energetico è stato notevole.
Oltre al piede anche le ginocchia mi fanno male, le sento gonfie e ovviamente mi dolgono anche i muscoli. Grazie ad un passaggio di fortuna rientro al B&B, mi caccio sotto le coperte scosso ancora da brividi di freddo.
Dopo una bella dormita mi risveglio sorprendentemente riposato. Il piede fa ancora male, peggio del giorno prima, ma per il resto le gambe cominciano a riprendersi.
Impacchetto la mia roba, altra ottima colazione quindi saluto la titolare del B&B e riparto verso Brosso, il luogo di arrivo del Trail, per assistere alla premiazione.
Una volta chiusa la manifestazione è tempo di rientrare. Saluto con uno sguardo l'anfiteatro morenico che mi ha ospitato in questo week end e penso che comunque la si guardi è stata una grande esperienza.
Magari il prossimo anno ci ritorno, magari no, si vedrà. Ora il pensiero va a questo piede dolorante che mi costringe zoppo. Mannaggia a lui, mi vien da dire, ma c'è da considerare che mi ha portato per 85 km, in fondo ha le sue buone scusanti.