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Visualizzazione post con etichetta Venice Marathon. Mostra tutti i post
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venerdì 19 ottobre 2012

L'ultimo post ha raccolto un bel numero di commenti e di consigli in vista dell'imminente Venice Marathon. La totalità dei consigli predicava prudenza e mi suggeriva di lasciar perdere questa maratona, curare il problema al piede e ritornare più forte di prima. Commento dopo commento, consiglio dopo consiglio, pure io mi convincevo sempre di più che la maratona non s'aveva da fare e così ho deciso alla fine.
Ad oggi mi ritrovo dunque con un pettorale che non utilizzerò. Inizialmente pensavo di venderlo ma ora credo richiederò il posticipo all'anno prossimo in modo da essere già iscritto all'edizione 2013. La prendo larga.
Intanto questa mattina ho svolto la risonanza magnetica. Il tecnico che ha eseguito l'esame mi ha detto di aver visto un'infiammazione. Non sembra comunque niente di estremamente grave, nulla di rotto insomma.
Attendendo l'esito vero e proprio pare essere una bella notizia. Ad ogni modo Mercoledi ne saprò di più. Nel frattempo il programma prevede ancora qualche giorno di riposo e ghiaccio a volontà. Solo quando non sentirò proprio più alcun dolore o fastidio posso pensare di ricominciare a correre.
Ad oggi i giorni di stop sono 13, spero di non andare oltre i 15 anche perchè di nuotare non ho proprio voglia e non vorrei ritrovarmi a patire una pessima condizione di forma quando riprenderò.
La cosa più curiosa accaduta oggi è che la risonanza magnetica ha smagnetizzato il mio cervello e tutto questo addirittura prima di eseguirla. Al momento di pagare il servizio, tramite bancomat, ho avuto un blocco, non ricordavo più il codice PIN. I 20 minuti di meditazione sotto al macchinario hanno ripristinato la memoria e, ad esame finito, sono riuscito a ricordare i fatidici numeri.
Cose strane che accadono nella terra dei cachi.

giovedì 11 ottobre 2012

Il piede va un po' meglio.
Il Morenic Trail mi aveva lasciato con una leggera zoppia che mi ha accompagnato per i primi due giorni successivi alla gara. Da Martedi è cominciata l'inversione di tendenza. Ieri mi sono recato da Claudio, il fisioterapista di fiducia di tutta La Fulminea, che con una particolare terapia (una specie di laser) mi ha curato il malanno. I miglioramenti sono stati immediati, oggi sento solo un dolore sordo ma appoggiare il piede non mi da più pensieri.
In serata ritorno da Claudio per un'altra seduta di terapia e così sarà anche domani.
Se tutto va bene per il weekend dovrei poter pensare di rimettermi a corricchiare.
Intanto sento che questi giorni di riposo mi stanno facendo del bene. La muscolatura si riposa e le articolazioni respirano un po' di aria fresca.
Dopo tutti i km macinati ci voleva proprio una settimana di sano riposo.
Da lunedi, se tutto va come deve, comincerò a ragionare in ottica Venice Marathon. Teoricamente la farò come lungo con l'intenzione di tenere un passo regolare a 4'30 al km. Significherebbe finire intorno alle 3h e 10.
Quasi quasi sto pensando di fare da pacer per qualche compagno di squadra. Vediamo un po' potrebbe non essere una cattiva idea.

lunedì 24 ottobre 2011

Come sempre, terminata una maratona, al mio rientro a casa mio nonno mi fa la stessa domanda: "Eora, cossa sito rivà ?" (Allora, come ti sei classificato ?). La mia risposta e' sempre la stessa: "Secondo!".
Al che mio nonno fa una faccia compiaciuta e commenta soddisfatto "Bravo, bravo ciò".
In realtà rispondo che sono arrivato secondo a chiunque mi chieda come abbia terminato la maratona perchè penso che in una maratona ce n'è uno che vince, tutti gli altri arrivano secondi.
Anche questa volta non ho vinto la gara pertanto la posizione di classifica viene abbastanza scontata.

Classifica a parte posso parlare dell'esperienza vissuta. Delle emozioni che una maratona sa sempre regalare e, già che ci sono, anche un po' della mia prestazione. Mettetevi comodi, sarà un racconto lungo.

Tutto comincia un po' di tempo fa con l'inizio della preparazione, ma non intendo prendere una rincorsa tanto lunga, parto invece dal mattino della gara. Riguardo alla preparazione specifico solo che il percorso di arrivo a questa maratona è stato particolarmente travagliato passando attraverso infortuni di vario tipo e vicissitudini con l'iscrizione che mi han fatto temere di non riuscire a ritirare il pettorale. Sono perciò particolarmente fiero della maratona corsa perchè ci sono arrivato superando tutte le difficoltà incontrate lungo il cammino. Una bella soddisfazione e un calcione alla mala sorte.

La mattina della gara, dicevo, avevo appuntamento con alcuni amici (Dario, che spesso mi accompagna nelle corse in provincia di Treviso, suo fratello che ha fatto da autista e Riccardo, altro runner della zona). Sono le 7, fa ancora buio e siamo già in macchina verso Strà. Le preoccupazioni sono più legate al clima, pare farà freddo ma andrà migliorando, pare anche ci sarà vento, sul ponte della libertà in particolare. Sarà esattamente così.
I rituali pre maratona si ripetono identici alle altre volte, ci si ripara all'interno di un bar in attesa della consegna sacche poi si esce e si cerca ogni varco disponibile per vuotare la vescica che, irrimediabilmente, si ricarica sempre troppo in fretta. Si incontra qualche volto noto e si cerca di far passare il tempo il più velocemente possibile. Una volta consegnata la sacca è già tempo di infilarsi nella gabbia di riferimento, non prima di aver cercato gli amici blogger per il blog point. Lo fallisco miseramente. Incontro Simone e Anita, mini blog point con loro, ma di Pasteo, Alvin e gli altri blogger nessuna traccia. Peccato.
All'interno della gabbia la temperatura comincia ad alzarsi, il freddo del mattino lascia spazio ad un incoraggiante tepore. In poco tempo mi spoglio e sono pronto a partire, tempo di un'ultima pipì e parte l'inno di Mameli, riesco a sentirlo piuttosto bene e la cosa mi da la carica (nonostante sia un inno che mi fa cagarissimo!), va ancora meglio dopo lo sparo quando la massa di runners si muove lentamente col sottofondo della cavalcata delle valchirie. Pam pam papapampam, pam pam papapampam e sono sotto il traguardo, faccio partire il Garmin con un minuto e mezzo di ritardo sullo start ufficiale e via, comincia la mia Venice Marathon.
Identifico immediatamente i pacers delle 3h 30 coi loro palloncini viola, sarà il mio riferimento iniziale. Partiti anche loro con ritardo sul via ufficiale accelerano il ritmo tentando di recuperare il gap, il loro obiettivo, ovviamente è quello di terminare la gara in 3h 30 sul tempo ufficiale. Lamentele salgono da alcuni runners convinti che dietro quei palloncini si procedesse a 5'/km. La solita storia.
Io me ne sto buono buono, al riparo dall'arietta che soffia in modo intermittente. Ogni tanto i palloncini mi sbattono in testa ma per il resto tutto procede sotto controllo. Corro tranquillo e senza sforzo anche se il ritmo è un filo più veloce di quanto avessi previsto alla partenza.
Al ristoro del km 5 incontro un po' di imbottigliamento, per evitare la ressa passo dietro ai tavoli dei ristori facendo un giro più lungo, ritornato in strada non vedo più i palloncini viola. Mi giro e sono dietro a me di un buon 20 metri. Rallento l'andatura con l'intento di farmi ripescare dai pacer e procedere poi con loro. Nonostante abbia diminuito il ritmo i palloncini non mi raggiungono, mi volto e sono ancora la, forse la distanza tra me e loro è addirittura aumentata. Poco male, a questo punto vado col mio ritmo.
Proseguo quindi la corsa da solo, mi guardo attorno e mi godo il passaggio lungo la riviera del Brenta. Ritrovo Cristian, un amico di Dario che ci aveva fotografato alla partenza. Dopo la partenza è corso avanti per ribeccarci sul percorso. Lo ritrover
ò in altri due punti ancora a fotografare e fare il tifo, un grande!
Verso il km 15 incontro il gruppo dei veneziani sboccati. È un quartetto capitanato da un certo D'artagnan che due anni fa aveva fatto il pacer delle 3h 30. D'artagnan guida alcuni suoi amici tra battute, commenti sui posteriori di alcune runner e ruggiti da leone (e con ruggiti...intendo dei sonori rutti). La compagnia forse non brilla per bon-ton ma di sicuro mi aiuta a non pensare alla fatica. Oltretutto D'artagnan sa il fatto suo e tiene a bada gli amici troppo inclini a strafare. L'ideale per quella che pu
ò essere la mia condotta di gara.
Per i successivi km corro assieme a loro. Il Garmin lappa km tra i 4'50 e 4'59. Continuo a correre tranquillo anche se i muscoli cominciano ad appesantirsi ed
è un po' troppo presto. Cerco di non pensare alla fatica e alla distanza che mi separa dall'arrivo. Gioco con i gruppi che suonano dal vivo (danno sempre la carica) e con il pubblico. Ad un certo punto c'è un tizio che con un microfono in mano pronuncia il nome del paese di provenienza dei runners che glielo nominano. Mi avvicino e gli urlo SCAN-DO-LA-RA! E lui, da bravo, ripete alla perfezione (all'arrivo Alvin mi dice che potevo dirgli Thiene con l'H ma lì per lì non m'è venuto in mente).
Passo alla mezza in 1h 43 e rotti, in proiezione ne esce un 3h e 27, va benissimo!
Continuo dietro ai veneziani, assumo i gel che avevo portato con me ai km 15, 23 e 33 e mi distraggo il più possibile. Il passaggio a Mestre, in piazza Ferretto, è memorabile. Una folla festante accoglie i maratoneti, ad una curva c'è una vera e propria torcida che urla e fa un casino incredibile. Bellissimo. Correre coi veneziani sboccati è di grande aiuto, l'unico inconveniente è che giocano in casa, conoscono un sacco di gente che li acclama e li saluta, a me invece non mi caga nessuno.
Al km 29, all'ingresso nel parco San Giuliano, comincio ad avvertire maggiormente la fatica e decido che è il caso di concentrarmi maggiormente sulla corsa. Come si dice spesso, la maratona comincia dopo il 30
º km. Così è stato per me.
Il parco San Giuliano, come sempre è un punto di svolta. Arrivi che sembri prossimo al ponte della libertà e invece, una volta entrato, pare impossibile uscirne. Una serie di curve e saliscendi, con molta meno gente rispetto ai km precedenti, si sussegue per 3 lunghi km al termine dei quali, separato da un curvone e da un cavalcavia, si presenta il (voce narrante di Fantozzi) temutissimo ponte della libertà: 5 km di strada piatta come un asse da stiro spazzata da gelidi venti contrari e costellata di corridori in avanzato stato di putrefazione.
Conscio di tutto ci
ò arrivo all'ingresso del ponte in condizioni molto buone. Sono stanco, certo, ma le gambe stanno bene e sento che posso spingere. D'artagnan, constatato che i suoi amici riusciranno tranquillamente a finire la gara sotto le 3h e 30, saluta e se ne va procedendo intorno ai 4'/km. Inizialmente lo seguo ma desisto subito, il suo ritmo è decisamente troppo vivace, proseguo ad un più tranquillo 4'40-4'45. Poco dopo incontro Pasteo che cammina a bordo ponte. Lo chiamo pronto a prenderlo a calci per farlo ripartire ma mi dice che il suo allenamento è finito (glielo sentirò ripetere anche ad altri che lo incitano a riprendere) ma fa in tempo ad urlarmi: "A Firenze facciamo faville!". Confermo a gran voce e proseguo lungo il ponte.
Il vento qui è davvero fastidioso, assumo l'ultimo gel e penso a ripararmi dietro a qualche runner. Il problema è che il mio ritmo è ben più veloce di tutti quelli che incontro e non riesco a mettermi alle spalle di nessuno, dovrei rallentare e non mi va. L'aumento di ritmo, unito al freddo vento contrario, costa una certa fatica, ma vedo che il mio fisico reagisce bene, ho ancora energie da spendere.
Alla fine del ponte scorgo un volto noto ma non mi riesce subito di riconoscerlo...la cosa è reciproca visto che nemmeno lui mi riconosce se non dopo aver letto "Drugo" sul retro della mia canotta. È Fatdaddy, lo saluto girandomi quando ormai è alle mie spalle, lui ed anche il temuto ponte.
Ormai manca davvero poco. Lo sforzo lungo il tratto appena trascorso si fa sentire. I muscoli delle gambe cominciano a irrigidirsi ed anche il fegato, ogni tanto, mi da qualche noia. Vorrei spingere anche un po' di più ma non mi fido, proseguo col mio ritmo.
Finalmente si entra a Venezia, al km 39 controllo il Gamin e, incredibile, il personale non è così distante, con un accelerata negli ultimi 3 km la cosa si pu
ò fare. Ci provo ma non ci riesco, un po' per il traffico che trovo sui ponti e molto perchè le mie gambe e il mio stomaco mi dicono che non è il caso.
Dopo i primi 3 ponti i restanti 12 sono una lunga battaglia. Mancano ancora 2 km e adesso mi sento molto stanco. Stringo i denti e proseguo in attesa del ponte di barche e della conseguente discesa su San Marco. Svoltato l'angolo di punta della dogana ecco che si presenta il canal grande ed il bellissimo ponte di barche, non sono molto fresco per riuscire a godermelo ma è sempre uno spettacolo. Attraversato il canale c'è il passaggio in piazza San Marco. La maratona di quest'anno prevede un giro proprio all'interno della piazza. Sono stanco ma mi impongo di guardarmi attorno, alzo la testa e la meraviglia che mi accoglie è qualcosa di indescrivibile. Si passa tra due ali di folla festante correndo davanti al campanile, alla basilica di San Marco e a palazzo ducale. Spettacolare. Quando mi ricapita ?
Usciti dalla piazza manca ancora un km e mezzo e altri 7 ponti. Non sono esattamente un fiore, gambe e, più che altro, stomaco mi fanno male ma di mollare non se ne parla. Supero i ponti, quando ormai ne mancano 3 riesco anche ad accelerare un poco. Sul rettilineo finale penso di sprintare ma sono troppo esausto per farlo, poi vedo tre corridori davanti a me, con un ultimo sforzo li posso superare e allora via con la volata. Ultimi 30 metri a cannone, supero i 3 runners subito prima del traguardo e stoppo il Garmin, 3h 24 e 59. Fantastico, sono felicissimo, grande sforzo ma il risultato è decisamente soddisfacente. Ancora di più se controllo la condotta di gara, la seconda metà di gara corsa quasi due minuti più veloce della prima.
Recuperata la volata finale mi incammino verso gli spogliatoi, trovo Alvin al ristoro (più che altro mi trova lui), ci abbracciamo e subito gli chiedo se il muro è caduto. Purtroppo non ce l'ha fatta ma per molto poco, 3h 3minuti e spicci il suo crono. Non sarà caduto il muro delle tre ore ma il tempo è veramente notevole! Complimenti vecchio, sei andato alla grande.
Poco dopo arriva anche Nino, ancora alla ricerca di zollette di zucchero, ed ho il piacere di fare la sua conoscenza.
Mi vesto e assieme ad Alvin ho il tempo per una pasta, un bicchiere di prosecco gentilmente offerto dall'organizzazione solo per noi e di apprendere della morte del pilota Simoncelli. Una brutta notizia che proprio non ci voleva anche se mi fa sempre riflettere il fatto che ci rattristiamo per la perdita di personaggi noti mentre tutti i giorni ci sono famiglie che piangono la scomparsa di illustri sconosciuti. Ma questo è un altro discorso che non mi va di affrontare qui.
Ho ancora il tempo di scambiare due chiacchiere con una bella atleta britannica che, alla sua prima maratona, ha chiuso sotto le 4h. Complimenti e non solo per la prestazione.
Ritrovo quindi Dario che ha chiuso la maratona con un ottimo 3h 44' e53, migliorando clamorosamente il suo precedente che andava ben oltre le 4 ore e Riccardo che ha terminato intorno alle 3h e 37. Da qui parte il lungo cammino che ci riporta a casa.
Una volta rientrato la prima persona che incontro è mio nonno: "Eora, cossa sito rivà?"
Secondo nonno, anche stavolta sono arrivato secondo.

lunedì 17 ottobre 2011

Ho sempre guardato ai runner che includevano nelle loro preparazioni i doppi allenamenti con una certa ammirazione. Correre al mattino ed anche al pomeriggio m'e' sempre sembrato impresa piuttosto ardua anche se non nego di aver pensato che, un giorno, magari anche io mi sarei cimentato nell'esperimento.
Non pensavo di certo che tale prova sarebbe arrivata in questo momento di condizione un po' precaria e, soprattutto, ad una sola settimana dalla maratona di Venezia. E invece...
Il tutto e' cominciato sabato sera quando il Bress mi ha invitato ad una marcia da correre l'indomani mattina. Alla mia richiesta sull'altimetria il presidente mi rassicurava dicendomi che la salita sarebbe stata poca cosa e, soprattutto, che la corsa era molto bella. Convinto dalla sue parole ho cosi' dato l'assenso. L'indomani mi sono ritrovato a partire a Cogollo del Cengio, una localita' circondata dalle montagne, mi sono reso conto immediatamente che o si correva su di un circuito di 1 km oppure ci sarebbe stata ben poca pianura in quella corsa. Ovviamente la condizione era proprio la seconda...elevata al quadrato visto che non si trattava di un collinare ma di una specie di trail.
Maledicendo il Bress e memore della nefasta esperienza a Sernaglia della Battaglia di due anni fa, ho affrontato le salite e soprattutto le discese con gran calma. Ben presto, complice l'ottima compagnia fulminea, mi sono ritrovato a divertirmi nel correre i tratti dove le pendenze erano piu' dolci. E cosi', tra una chiacchiera e l'altra, tra un ristoro e il successivo, tra una fitta al fegato curata a cazzotti e l'ultima salita che non era mai l'ultima per davvero mi son ritrovato al traguardo con un buon 18 km di misto collinare/trail nel quale ho camminato per un 3 km e corso per i restanti 15.

Giunti all'arrivo il Bress, che evidentemente aveva qualcosa da farsi perdonare, mi consigliava di svolgere una seduta di lento rigenerante nel pomeriggio da correre molto lento per sciogliere, far girare le gambe e buttar su chilometri. Li per li l'idea mi sembrava anche buona ma la voglia di tornare a casa e rimettermi in strada era davvero poca. Ho buttato li un "ci provo" poco convinto e me ne sono tornato a casa.
Dopo un buon pranzo ed una dormita rifocillante mi sono ritrovato verso le 17 disteso nel letto a pensare "E adesso ? Vado o non vado ?". Dopo un acceso dibattito interiore il Vado ha avuto la meglio, ancora adesso non so come.
Mi sono quindi armato di buona volonta', scarpe da corsa e guinzaglio all'estremita' del quale trotterellava allegro il mio cane. Se corsa lenta rigenerante doveva essere almeno che fosse stata in buona compagnia. Cosi' attrezzato ho quindi impostato un ritmo tranquillo, attorno ai 5'20/km ignorando le proteste del cane che voleva procedere piu' speditamente. Dopo i primi 5 km ho cominciato a sentire gli effetti benefici della corsa e ad incrementare un poco il ritmo e, una volta tagliato il virtuale traguardo dei 10 km, l'entusiasmo ha preso il sopravvento ed ho deciso di alzare ulteriormente il ritmo per finire in progressione nonostante gli ultimi km fossero tutti in leggera ma inesorabile salita.
Giunto a casa ho stoppato il Garmin a 15 km con una media di 5'02 e gli ultimi 4 km abbondanti sotto ai 4'40/km. Stanco ma decisamente soddisfatto mi sono diretto in doccia mentre il cane, soltanto soddisfatto, mi guardava allegro correndo per il giardino richiamando la mia attenzione per giocare. Comincio a sospettare che le crocchette che gli do abbiano effetto dopante.

Ora si fa rotta verso Stra con una settimana tranquilla, la Domenica appena trascorsa ha dato finalmente segnali positivi (in particolare per il problema al fegato che pare, e sottolineo pare, essere sotto controllo).
E dopo Venezia la premiata ditta Drugo-Pasteo si appresta ad invadere Firenze.

lunedì 10 ottobre 2011

Scarpe nuove, un lungo lento, primi problemi al Garmin, dolore al fianco e un pensiero a Firenze. Il tutto riconducibile alla giornata di Domenica dove, in quel di Musano (TV) ho corso un bel lungone nell'ultima occasione buona prima della Venice Marathon.
Come si evince dall'incipit ho corso con le scarpe nuove, vale a dire le Asics Gel Cumulus 13. Ho cambiato scarpe due settimane fa anche se lo riporto qui sul blog solo ora. Come forse avrete letto ero alle prese con un fastidioso problema all'alluce sinistro, che mi ha tenuto per qualche giorno lontano dalla strada e, in un caso, e' stato complice di un abbandono nel finale di un tentativo di lungo. Ebbene, recatomi al negozio di fiducia ho provato una serie di calzature (escludendo le Adidas Supernova Glide che mi sono sembrate ottime scarpe per lungo tempo ma hanno avuto la sfiga di procurarmi alcuni malanni non di scarsa entita' negli ultimi periodi) finendo col scegliere le Asics che mi sono sembrate davvero confortevoli. Il confort s'e' dimostrato tale anche nelle prove su strada ed il fastidio all'alluce e' praticamente sparito. Miracolo.
Dopo le fallimentari esperienze delle ultime due domeniche ieri avevo a disposizione l'ultimo tentativo per portare a casa un buon lungo oltre i 30 km. Questa volta e' andata quasi bene anche se gli inconvenienti non sono mancati. Mica poteva essere altrimenti del resto.
Teatro del mio tentativo e' stata la corsa organizzata a Musano (provincia di Treviso) su di un percorso di 21 km. Il mio programma prevedeva di arrivare in zona per le 8 (la corsa partiva alle 9), fare un 12 km prima della partenza, quindi accodarmi al gruppo e correre i 21 km previsti dal percorso originale. Il programma e' riuscito in parte perche', mentre ero in auto, ad un certo punto ho trovato la strada chiusa e ho dovuto cercare una via alternativa per raggiungere Musano arrivando cosi' con 10 minuti di ritardo sul programma. Sono quindi partito verso le 10:10 riuscendo a correre 9 km prima di unirmi al serpentone che prendeva parte alla manifestazione podistica. Ho corso quindi i 21 km in compagnia del buon Dario e di un suo amico procedendo ad un ritmo prossimo ai 5'/km. Al sedicesimo km il Garmin si spegne, ecco - penso - e' giunto anche il suo momento, mi pareva strano durasse cosi' a lungo senza darmi nemmeno una noia. Invece l'apparecchio mi smentisce, qualche minuto dopo si riaccende rimanendo in funzione fino alla fine. Misteri tecnologici. Peccato pero' che mi sia ricordato di dare lo "Start" solo un paio di km dopo il riavvio dell'apparecchio, cosi' non sapro' mai con esattezza quanti km avro' corso. Pazienza, ormai mi sono abituato agli imprevisti, non vi faccio piu' di tanto caso e continuo a correre bello allegrotto assieme ai miei compagni di corsa.
Tra una chiacchiera e l'altra si arriva, non senza fatica, al traguardo dei 21 km per chi ha fatto il percorso regolare, 30 per me. Come inizialmente preventivato non mi fermo li, saluto Dario e company (vabbe' non ricordo il nome del suo amico, forse Luca ma volevo evitare di dire troppe fesserie in un solo post) e proseguo cercando di portare a casa qualche ulteriore km. Almeno 3 dico a me stesso sperando di riuscire a correrne 6. Dopo i 30 km fin li corsi le gambe stanno piuttosto bene, solo sono stanco a livello mentale ed ho ben poca voglia di allungare ed aumentare la sofferenza. Non a caso continuo ma aumento il ritmo di corsa. Imbecco un rettilineo lunghissimo (oltre 2 km stile ponte della liberta') e lo percorro tutto andata e ritorno, al ritorno ecco pero' che la fitta al fianco (che gia' s'era fatta viva un 5-6 km prima) si fa sempre piu' intensa fino a costringermi a fermarmi. Il Garmin segna 31 km ma col salto dovrebbero essere almeno 33 e mezzo. Respiro un poco e poi riparto riuscendo a percorrere un altro km e mezzo prima di arrendermi al dolore e alla fatica.
Alla fine, in un modo o nell'altro, riesco a portare a casa 35 sporchi km. Non sono brillanti o esaltanti ma sono pur sempre un bel lungone per il quale devo fare i complimenti a me stesso.


Ora mancano due settimane a Venezia. Arrivo alla maratona in condizioni tutt'altro che ottimali. Salvo un miracolo dell'ultima ora mi sa tanto che correro' la maratona in riserva impostandola piu' come un allenamento che come una gara vera e propria.
Del resto pare che il 27 di Novembre si corra una discreta maratona in quel di Firenze ed io ci sto pensando sempre piu' seriamente.
 
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