Non m'è venuto di dire trentatrè, mi son dovuto accontentare di trentuno ma, viste le caratteristiche della marcia, direi che non c'è da lamentarsi. Più che altro nuove incognite si stagliano all'orizzonte.
Le incognite si chiamano fegato, milza e, soprattutto, alluce sinistro.
Il tutto s'è manifestato durante la Maratona del Bosco del Montello che ogni anno, in questo periodo, si svolge a Povegliano (TV). La manifestazione prevede vari percorsi, io avevo scelto quello di 32 km da allungare a piacimento. M'ero scordato però delle caratteristiche marcatamente collinari di questa prova. Dopo i primi 7 km, relativamente piatti, il percorso saliva improvvisamente di un buon centinaio di metri proseguendo da quel punto con un continuo sali scendi fino al km 24 passato il quale si ridiscendeva in picchiata per riportarsi alla quota di partenza.
Tutto molto bello a dire il vero, correre tra i boschi del montello regala degli scorci splendidi, peccato che ciò non si sposi perfettamente con la mia intenzione di lungo lento previsto per oggi e peccato che l'altimetria, unita al fondo sconnesso, acuisca il fastidio che avevo ad inizio corsa all'alluce sinistro portandolo a dolore prima e a tortura una volta raggiunti i 30 km. In pratica mi sembrava di correre con un seghetto piantato a metà alluce. Passati i 30 ho corricchiato per un km ancora prima di tirare i remi in barca e camminare negli ultimi duemila metri, senza lenire di molto la sofferenza. L'unica soluzione sarebbe stata togliere la scarpa.
Devo dire che già in precedenza il mio fisico mi aveva lanciato dei messaggi preoccupanti. Nelle discese intorno al km 25 il fegato aveva cominciato a pizzicare e a darmi fastidio, una volta giunto in pianura il dolore s'era invece spostato alla parte sinistra interessando la milza. Quella brutta bagascia ad un certo punto ha cominciato a dolere così tanto da costringermi ad un rifornimento che pensavo di saltare. Tutti segnali di come questo primo lungo fosse effettivamente un po' troppo duro per la mia attuale condizione. Peccato perchè di gambe tutto sommato c'ero e i 33, se non addirittura 34, si potevano portare a casa.
C'ha pensato comunque l'alluce a togliere ogni dubbio e a sollevare preoccupazioni, cosa sarà questo dolore nuovo ? Ora sto applicando ghiaccio, in settimana prendo delle scarpe nuove, non vorrei che quelle vecchie (che oggi han compiuto 700 km) non si fossero consumate da qualche parte causandomi questo problema.
Se non penso a questi malanni fisici posso anche ritenermi soddisfatto. Ho corso 31 km misti collinari partendo a bomba (m'ero messo in testa di provare a riprendere Pasteo che avevo incrociato mentre andavo ad iscrivermi, io ero in ritardo mentre lui era partito regolare alle 8.30 con qualche minuto di vantaggio su di me) e gestendo tutto sommato bene lo sforzo. Del resto, prima di questi 31 la massima distanza coperta erano 22.
Domenica, correndo su percorso piatto a Vedelago, i 36 previsti sono alla mia portata. Alluce permettendo.
Le incognite si chiamano fegato, milza e, soprattutto, alluce sinistro.
Il tutto s'è manifestato durante la Maratona del Bosco del Montello che ogni anno, in questo periodo, si svolge a Povegliano (TV). La manifestazione prevede vari percorsi, io avevo scelto quello di 32 km da allungare a piacimento. M'ero scordato però delle caratteristiche marcatamente collinari di questa prova. Dopo i primi 7 km, relativamente piatti, il percorso saliva improvvisamente di un buon centinaio di metri proseguendo da quel punto con un continuo sali scendi fino al km 24 passato il quale si ridiscendeva in picchiata per riportarsi alla quota di partenza.
Tutto molto bello a dire il vero, correre tra i boschi del montello regala degli scorci splendidi, peccato che ciò non si sposi perfettamente con la mia intenzione di lungo lento previsto per oggi e peccato che l'altimetria, unita al fondo sconnesso, acuisca il fastidio che avevo ad inizio corsa all'alluce sinistro portandolo a dolore prima e a tortura una volta raggiunti i 30 km. In pratica mi sembrava di correre con un seghetto piantato a metà alluce. Passati i 30 ho corricchiato per un km ancora prima di tirare i remi in barca e camminare negli ultimi duemila metri, senza lenire di molto la sofferenza. L'unica soluzione sarebbe stata togliere la scarpa.
Devo dire che già in precedenza il mio fisico mi aveva lanciato dei messaggi preoccupanti. Nelle discese intorno al km 25 il fegato aveva cominciato a pizzicare e a darmi fastidio, una volta giunto in pianura il dolore s'era invece spostato alla parte sinistra interessando la milza. Quella brutta bagascia ad un certo punto ha cominciato a dolere così tanto da costringermi ad un rifornimento che pensavo di saltare. Tutti segnali di come questo primo lungo fosse effettivamente un po' troppo duro per la mia attuale condizione. Peccato perchè di gambe tutto sommato c'ero e i 33, se non addirittura 34, si potevano portare a casa.
C'ha pensato comunque l'alluce a togliere ogni dubbio e a sollevare preoccupazioni, cosa sarà questo dolore nuovo ? Ora sto applicando ghiaccio, in settimana prendo delle scarpe nuove, non vorrei che quelle vecchie (che oggi han compiuto 700 km) non si fossero consumate da qualche parte causandomi questo problema.
Se non penso a questi malanni fisici posso anche ritenermi soddisfatto. Ho corso 31 km misti collinari partendo a bomba (m'ero messo in testa di provare a riprendere Pasteo che avevo incrociato mentre andavo ad iscrivermi, io ero in ritardo mentre lui era partito regolare alle 8.30 con qualche minuto di vantaggio su di me) e gestendo tutto sommato bene lo sforzo. Del resto, prima di questi 31 la massima distanza coperta erano 22.
Domenica, correndo su percorso piatto a Vedelago, i 36 previsti sono alla mia portata. Alluce permettendo.