Come sempre, terminata una maratona, al mio rientro a casa mio nonno mi fa la stessa domanda: "Eora, cossa sito rivà ?" (Allora, come ti sei classificato ?). La mia risposta e' sempre la stessa: "Secondo!".
Al che mio nonno fa una faccia compiaciuta e commenta soddisfatto "Bravo, bravo ciò".
In realtà rispondo che sono arrivato secondo a chiunque mi chieda come abbia terminato la maratona perchè penso che in una maratona ce n'è uno che vince, tutti gli altri arrivano secondi.
Anche questa volta non ho vinto la gara pertanto la posizione di classifica viene abbastanza scontata.
Classifica a parte posso parlare dell'esperienza vissuta. Delle emozioni che una maratona sa sempre regalare e, già che ci sono, anche un po' della mia prestazione. Mettetevi comodi, sarà un racconto lungo.
Tutto comincia un po' di tempo fa con l'inizio della preparazione, ma non intendo prendere una rincorsa tanto lunga, parto invece dal mattino della gara. Riguardo alla preparazione specifico solo che il percorso di arrivo a questa maratona è stato particolarmente travagliato passando attraverso infortuni di vario tipo e vicissitudini con l'iscrizione che mi han fatto temere di non riuscire a ritirare il pettorale. Sono perciò particolarmente fiero della maratona corsa perchè ci sono arrivato superando tutte le difficoltà incontrate lungo il cammino. Una bella soddisfazione e un calcione alla mala sorte.
La mattina della
gara, dicevo, avevo appuntamento con alcuni amici (Dario, che spesso mi
accompagna nelle corse in provincia di Treviso, suo fratello che ha fatto da
autista e Riccardo, altro runner della zona). Sono le 7, fa ancora buio e siamo
già in macchina verso Strà. Le preoccupazioni sono più legate al clima, pare
farà freddo ma andrà migliorando, pare anche ci sarà vento, sul ponte della
libertà in particolare. Sarà esattamente così.
I rituali pre maratona si ripetono identici alle altre volte, ci si ripara all'interno di un bar in attesa della consegna sacche poi si esce e si cerca ogni varco disponibile per vuotare la vescica che, irrimediabilmente, si ricarica sempre troppo in fretta. Si incontra qualche volto noto e si cerca di far passare il tempo il più velocemente possibile. Una volta consegnata la sacca è già tempo di infilarsi nella gabbia di riferimento, non prima di aver cercato gli amici blogger per il blog point. Lo fallisco miseramente. Incontro Simone e Anita, mini blog point con loro, ma di Pasteo, Alvin e gli altri blogger nessuna traccia. Peccato.
All'interno della gabbia la temperatura comincia ad alzarsi, il freddo del mattino lascia spazio ad un incoraggiante tepore. In poco tempo mi spoglio e sono pronto a partire, tempo di un'ultima pipì e parte l'inno di Mameli, riesco a sentirlo piuttosto bene e la cosa mi da la carica (nonostante sia un inno che mi fa cagarissimo!), va ancora meglio dopo lo sparo quando la massa di runners si muove lentamente col sottofondo della cavalcata delle valchirie. Pam pam papapampam, pam pam papapampam e sono sotto il traguardo, faccio partire il Garmin con un minuto e mezzo di ritardo sullo start ufficiale e via, comincia la mia Venice Marathon.
Identifico immediatamente i pacers delle 3h 30 coi loro palloncini viola, sarà il mio riferimento iniziale. Partiti anche loro con ritardo sul via ufficiale accelerano il ritmo tentando di recuperare il gap, il loro obiettivo, ovviamente è quello di terminare la gara in 3h 30 sul tempo ufficiale. Lamentele salgono da alcuni runners convinti che dietro quei palloncini si procedesse a 5'/km. La solita storia.
Io me ne sto buono buono, al riparo dall'arietta che soffia in modo intermittente. Ogni tanto i palloncini mi sbattono in testa ma per il resto tutto procede sotto controllo. Corro tranquillo e senza sforzo anche se il ritmo è un filo più veloce di quanto avessi previsto alla partenza.
Al ristoro del km 5 incontro un po' di imbottigliamento, per evitare la ressa passo dietro ai tavoli dei ristori facendo un giro più lungo, ritornato in strada non vedo più i palloncini viola. Mi giro e sono dietro a me di un buon 20 metri. Rallento l'andatura con l'intento di farmi ripescare dai pacer e procedere poi con loro. Nonostante abbia diminuito il ritmo i palloncini non mi raggiungono, mi volto e sono ancora la, forse la distanza tra me e loro è addirittura aumentata. Poco male, a questo punto vado col mio ritmo.
Proseguo quindi la corsa da solo, mi guardo attorno e mi godo il passaggio lungo la riviera del Brenta. Ritrovo Cristian, un amico di Dario che ci aveva fotografato alla partenza. Dopo la partenza è corso avanti per ribeccarci sul percorso. Lo ritroverò in altri due punti ancora a fotografare e fare il tifo, un grande!
Verso il km 15 incontro il gruppo dei veneziani sboccati. È un quartetto capitanato da un certo D'artagnan che due anni fa aveva fatto il pacer delle 3h 30. D'artagnan guida alcuni suoi amici tra battute, commenti sui posteriori di alcune runner e ruggiti da leone (e con ruggiti...intendo dei sonori rutti). La compagnia forse non brilla per bon-ton ma di sicuro mi aiuta a non pensare alla fatica. Oltretutto D'artagnan sa il fatto suo e tiene a bada gli amici troppo inclini a strafare. L'ideale per quella che può essere la mia condotta di gara.
Per i successivi km corro assieme a loro. Il Garmin lappa km tra i 4'50 e 4'59. Continuo a correre tranquillo anche se i muscoli cominciano ad appesantirsi ed è un po' troppo presto. Cerco di non pensare alla fatica e alla distanza che mi separa dall'arrivo. Gioco con i gruppi che suonano dal vivo (danno sempre la carica) e con il pubblico. Ad un certo punto c'è un tizio che con un microfono in mano pronuncia il nome del paese di provenienza dei runners che glielo nominano. Mi avvicino e gli urlo SCAN-DO-LA-RA! E lui, da bravo, ripete alla perfezione (all'arrivo Alvin mi dice che potevo dirgli Thiene con l'H ma lì per lì non m'è venuto in mente).
Passo alla mezza in 1h 43 e rotti, in proiezione ne esce un 3h e 27, va benissimo!
Continuo dietro ai veneziani, assumo i gel che avevo portato con me ai km 15, 23 e 33 e mi distraggo il più possibile. Il passaggio a Mestre, in piazza Ferretto, è memorabile. Una folla festante accoglie i maratoneti, ad una curva c'è una vera e propria torcida che urla e fa un casino incredibile. Bellissimo. Correre coi veneziani sboccati è di grande aiuto, l'unico inconveniente è che giocano in casa, conoscono un sacco di gente che li acclama e li saluta, a me invece non mi caga nessuno.
Al km 29, all'ingresso nel parco San Giuliano, comincio ad avvertire maggiormente la fatica e decido che è il caso di concentrarmi maggiormente sulla corsa. Come si dice spesso, la maratona comincia dopo il 30º km. Così è stato per me.
Il parco San Giuliano, come sempre è un punto di svolta. Arrivi che sembri prossimo al ponte della libertà e invece, una volta entrato, pare impossibile uscirne. Una serie di curve e saliscendi, con molta meno gente rispetto ai km precedenti, si sussegue per 3 lunghi km al termine dei quali, separato da un curvone e da un cavalcavia, si presenta il (voce narrante di Fantozzi) temutissimo ponte della libertà: 5 km di strada piatta come un asse da stiro spazzata da gelidi venti contrari e costellata di corridori in avanzato stato di putrefazione.
Conscio di tutto ciò arrivo all'ingresso del ponte in condizioni molto buone. Sono stanco, certo, ma le gambe stanno bene e sento che posso spingere. D'artagnan, constatato che i suoi amici riusciranno tranquillamente a finire la gara sotto le 3h e 30, saluta e se ne va procedendo intorno ai 4'/km. Inizialmente lo seguo ma desisto subito, il suo ritmo è decisamente troppo vivace, proseguo ad un più tranquillo 4'40-4'45. Poco dopo incontro Pasteo che cammina a bordo ponte. Lo chiamo pronto a prenderlo a calci per farlo ripartire ma mi dice che il suo allenamento è finito (glielo sentirò ripetere anche ad altri che lo incitano a riprendere) ma fa in tempo ad urlarmi: "A Firenze facciamo faville!". Confermo a gran voce e proseguo lungo il ponte.
Il vento qui è davvero fastidioso, assumo l'ultimo gel e penso a ripararmi dietro a qualche runner. Il problema è che il mio ritmo è ben più veloce di tutti quelli che incontro e non riesco a mettermi alle spalle di nessuno, dovrei rallentare e non mi va. L'aumento di ritmo, unito al freddo vento contrario, costa una certa fatica, ma vedo che il mio fisico reagisce bene, ho ancora energie da spendere.
Alla fine del ponte scorgo un volto noto ma non mi riesce subito di riconoscerlo...la cosa è reciproca visto che nemmeno lui mi riconosce se non dopo aver letto "Drugo" sul retro della mia canotta. È Fatdaddy, lo saluto girandomi quando ormai è alle mie spalle, lui ed anche il temuto ponte.
Ormai manca davvero poco. Lo sforzo lungo il tratto appena trascorso si fa sentire. I muscoli delle gambe cominciano a irrigidirsi ed anche il fegato, ogni tanto, mi da qualche noia. Vorrei spingere anche un po' di più ma non mi fido, proseguo col mio ritmo.
Finalmente si entra a Venezia, al km 39 controllo il Gamin e, incredibile, il personale non è così distante, con un accelerata negli ultimi 3 km la cosa si può fare. Ci provo ma non ci riesco, un po' per il traffico che trovo sui ponti e molto perchè le mie gambe e il mio stomaco mi dicono che non è il caso.
Dopo i primi 3 ponti i restanti 12 sono una lunga battaglia. Mancano ancora 2 km e adesso mi sento molto stanco. Stringo i denti e proseguo in attesa del ponte di barche e della conseguente discesa su San Marco. Svoltato l'angolo di punta della dogana ecco che si presenta il canal grande ed il bellissimo ponte di barche, non sono molto fresco per riuscire a godermelo ma è sempre uno spettacolo. Attraversato il canale c'è il passaggio in piazza San Marco. La maratona di quest'anno prevede un giro proprio all'interno della piazza. Sono stanco ma mi impongo di guardarmi attorno, alzo la testa e la meraviglia che mi accoglie è qualcosa di indescrivibile. Si passa tra due ali di folla festante correndo davanti al campanile, alla basilica di San Marco e a palazzo ducale. Spettacolare. Quando mi ricapita ?
Usciti dalla piazza manca ancora un km e mezzo e altri 7 ponti. Non sono esattamente un fiore, gambe e, più che altro, stomaco mi fanno male ma di mollare non se ne parla. Supero i ponti, quando ormai ne mancano 3 riesco anche ad accelerare un poco. Sul rettilineo finale penso di sprintare ma sono troppo esausto per farlo, poi vedo tre corridori davanti a me, con un ultimo sforzo li posso superare e allora via con la volata. Ultimi 30 metri a cannone, supero i 3 runners subito prima del traguardo e stoppo il Garmin, 3h 24 e 59. Fantastico, sono felicissimo, grande sforzo ma il risultato è decisamente soddisfacente. Ancora di più se controllo la condotta di gara, la seconda metà di gara corsa quasi due minuti più veloce della prima.
Recuperata la volata finale mi incammino verso gli spogliatoi, trovo Alvin al ristoro (più che altro mi trova lui), ci abbracciamo e subito gli chiedo se il muro è caduto. Purtroppo non ce l'ha fatta ma per molto poco, 3h 3minuti e spicci il suo crono. Non sarà caduto il muro delle tre ore ma il tempo è veramente notevole! Complimenti vecchio, sei andato alla grande.
Poco dopo arriva anche Nino, ancora alla ricerca di zollette di zucchero, ed ho il piacere di fare la sua conoscenza.
Mi vesto e assieme ad Alvin ho il tempo per una pasta, un bicchiere di prosecco gentilmente offerto dall'organizzazione solo per noi e di apprendere della morte del pilota Simoncelli. Una brutta notizia che proprio non ci voleva anche se mi fa sempre riflettere il fatto che ci rattristiamo per la perdita di personaggi noti mentre tutti i giorni ci sono famiglie che piangono la scomparsa di illustri sconosciuti. Ma questo è un altro discorso che non mi va di affrontare qui.
Ho ancora il tempo di scambiare due chiacchiere con una bella atleta britannica che, alla sua prima maratona, ha chiuso sotto le 4h. Complimenti e non solo per la prestazione.
Ritrovo quindi Dario che ha chiuso la maratona con un ottimo 3h 44' e53, migliorando clamorosamente il suo precedente che andava ben oltre le 4 ore e Riccardo che ha terminato intorno alle 3h e 37. Da qui parte il lungo cammino che ci riporta a casa.
Una volta rientrato la prima persona che incontro è mio nonno: "Eora, cossa sito rivà?"
Secondo nonno, anche stavolta sono arrivato secondo.
I rituali pre maratona si ripetono identici alle altre volte, ci si ripara all'interno di un bar in attesa della consegna sacche poi si esce e si cerca ogni varco disponibile per vuotare la vescica che, irrimediabilmente, si ricarica sempre troppo in fretta. Si incontra qualche volto noto e si cerca di far passare il tempo il più velocemente possibile. Una volta consegnata la sacca è già tempo di infilarsi nella gabbia di riferimento, non prima di aver cercato gli amici blogger per il blog point. Lo fallisco miseramente. Incontro Simone e Anita, mini blog point con loro, ma di Pasteo, Alvin e gli altri blogger nessuna traccia. Peccato.
All'interno della gabbia la temperatura comincia ad alzarsi, il freddo del mattino lascia spazio ad un incoraggiante tepore. In poco tempo mi spoglio e sono pronto a partire, tempo di un'ultima pipì e parte l'inno di Mameli, riesco a sentirlo piuttosto bene e la cosa mi da la carica (nonostante sia un inno che mi fa cagarissimo!), va ancora meglio dopo lo sparo quando la massa di runners si muove lentamente col sottofondo della cavalcata delle valchirie. Pam pam papapampam, pam pam papapampam e sono sotto il traguardo, faccio partire il Garmin con un minuto e mezzo di ritardo sullo start ufficiale e via, comincia la mia Venice Marathon.
Identifico immediatamente i pacers delle 3h 30 coi loro palloncini viola, sarà il mio riferimento iniziale. Partiti anche loro con ritardo sul via ufficiale accelerano il ritmo tentando di recuperare il gap, il loro obiettivo, ovviamente è quello di terminare la gara in 3h 30 sul tempo ufficiale. Lamentele salgono da alcuni runners convinti che dietro quei palloncini si procedesse a 5'/km. La solita storia.
Io me ne sto buono buono, al riparo dall'arietta che soffia in modo intermittente. Ogni tanto i palloncini mi sbattono in testa ma per il resto tutto procede sotto controllo. Corro tranquillo e senza sforzo anche se il ritmo è un filo più veloce di quanto avessi previsto alla partenza.
Al ristoro del km 5 incontro un po' di imbottigliamento, per evitare la ressa passo dietro ai tavoli dei ristori facendo un giro più lungo, ritornato in strada non vedo più i palloncini viola. Mi giro e sono dietro a me di un buon 20 metri. Rallento l'andatura con l'intento di farmi ripescare dai pacer e procedere poi con loro. Nonostante abbia diminuito il ritmo i palloncini non mi raggiungono, mi volto e sono ancora la, forse la distanza tra me e loro è addirittura aumentata. Poco male, a questo punto vado col mio ritmo.
Proseguo quindi la corsa da solo, mi guardo attorno e mi godo il passaggio lungo la riviera del Brenta. Ritrovo Cristian, un amico di Dario che ci aveva fotografato alla partenza. Dopo la partenza è corso avanti per ribeccarci sul percorso. Lo ritroverò in altri due punti ancora a fotografare e fare il tifo, un grande!
Verso il km 15 incontro il gruppo dei veneziani sboccati. È un quartetto capitanato da un certo D'artagnan che due anni fa aveva fatto il pacer delle 3h 30. D'artagnan guida alcuni suoi amici tra battute, commenti sui posteriori di alcune runner e ruggiti da leone (e con ruggiti...intendo dei sonori rutti). La compagnia forse non brilla per bon-ton ma di sicuro mi aiuta a non pensare alla fatica. Oltretutto D'artagnan sa il fatto suo e tiene a bada gli amici troppo inclini a strafare. L'ideale per quella che può essere la mia condotta di gara.
Per i successivi km corro assieme a loro. Il Garmin lappa km tra i 4'50 e 4'59. Continuo a correre tranquillo anche se i muscoli cominciano ad appesantirsi ed è un po' troppo presto. Cerco di non pensare alla fatica e alla distanza che mi separa dall'arrivo. Gioco con i gruppi che suonano dal vivo (danno sempre la carica) e con il pubblico. Ad un certo punto c'è un tizio che con un microfono in mano pronuncia il nome del paese di provenienza dei runners che glielo nominano. Mi avvicino e gli urlo SCAN-DO-LA-RA! E lui, da bravo, ripete alla perfezione (all'arrivo Alvin mi dice che potevo dirgli Thiene con l'H ma lì per lì non m'è venuto in mente).
Passo alla mezza in 1h 43 e rotti, in proiezione ne esce un 3h e 27, va benissimo!
Continuo dietro ai veneziani, assumo i gel che avevo portato con me ai km 15, 23 e 33 e mi distraggo il più possibile. Il passaggio a Mestre, in piazza Ferretto, è memorabile. Una folla festante accoglie i maratoneti, ad una curva c'è una vera e propria torcida che urla e fa un casino incredibile. Bellissimo. Correre coi veneziani sboccati è di grande aiuto, l'unico inconveniente è che giocano in casa, conoscono un sacco di gente che li acclama e li saluta, a me invece non mi caga nessuno.
Al km 29, all'ingresso nel parco San Giuliano, comincio ad avvertire maggiormente la fatica e decido che è il caso di concentrarmi maggiormente sulla corsa. Come si dice spesso, la maratona comincia dopo il 30º km. Così è stato per me.
Il parco San Giuliano, come sempre è un punto di svolta. Arrivi che sembri prossimo al ponte della libertà e invece, una volta entrato, pare impossibile uscirne. Una serie di curve e saliscendi, con molta meno gente rispetto ai km precedenti, si sussegue per 3 lunghi km al termine dei quali, separato da un curvone e da un cavalcavia, si presenta il (voce narrante di Fantozzi) temutissimo ponte della libertà: 5 km di strada piatta come un asse da stiro spazzata da gelidi venti contrari e costellata di corridori in avanzato stato di putrefazione.
Conscio di tutto ciò arrivo all'ingresso del ponte in condizioni molto buone. Sono stanco, certo, ma le gambe stanno bene e sento che posso spingere. D'artagnan, constatato che i suoi amici riusciranno tranquillamente a finire la gara sotto le 3h e 30, saluta e se ne va procedendo intorno ai 4'/km. Inizialmente lo seguo ma desisto subito, il suo ritmo è decisamente troppo vivace, proseguo ad un più tranquillo 4'40-4'45. Poco dopo incontro Pasteo che cammina a bordo ponte. Lo chiamo pronto a prenderlo a calci per farlo ripartire ma mi dice che il suo allenamento è finito (glielo sentirò ripetere anche ad altri che lo incitano a riprendere) ma fa in tempo ad urlarmi: "A Firenze facciamo faville!". Confermo a gran voce e proseguo lungo il ponte.
Il vento qui è davvero fastidioso, assumo l'ultimo gel e penso a ripararmi dietro a qualche runner. Il problema è che il mio ritmo è ben più veloce di tutti quelli che incontro e non riesco a mettermi alle spalle di nessuno, dovrei rallentare e non mi va. L'aumento di ritmo, unito al freddo vento contrario, costa una certa fatica, ma vedo che il mio fisico reagisce bene, ho ancora energie da spendere.
Alla fine del ponte scorgo un volto noto ma non mi riesce subito di riconoscerlo...la cosa è reciproca visto che nemmeno lui mi riconosce se non dopo aver letto "Drugo" sul retro della mia canotta. È Fatdaddy, lo saluto girandomi quando ormai è alle mie spalle, lui ed anche il temuto ponte.
Ormai manca davvero poco. Lo sforzo lungo il tratto appena trascorso si fa sentire. I muscoli delle gambe cominciano a irrigidirsi ed anche il fegato, ogni tanto, mi da qualche noia. Vorrei spingere anche un po' di più ma non mi fido, proseguo col mio ritmo.
Finalmente si entra a Venezia, al km 39 controllo il Gamin e, incredibile, il personale non è così distante, con un accelerata negli ultimi 3 km la cosa si può fare. Ci provo ma non ci riesco, un po' per il traffico che trovo sui ponti e molto perchè le mie gambe e il mio stomaco mi dicono che non è il caso.
Dopo i primi 3 ponti i restanti 12 sono una lunga battaglia. Mancano ancora 2 km e adesso mi sento molto stanco. Stringo i denti e proseguo in attesa del ponte di barche e della conseguente discesa su San Marco. Svoltato l'angolo di punta della dogana ecco che si presenta il canal grande ed il bellissimo ponte di barche, non sono molto fresco per riuscire a godermelo ma è sempre uno spettacolo. Attraversato il canale c'è il passaggio in piazza San Marco. La maratona di quest'anno prevede un giro proprio all'interno della piazza. Sono stanco ma mi impongo di guardarmi attorno, alzo la testa e la meraviglia che mi accoglie è qualcosa di indescrivibile. Si passa tra due ali di folla festante correndo davanti al campanile, alla basilica di San Marco e a palazzo ducale. Spettacolare. Quando mi ricapita ?
Usciti dalla piazza manca ancora un km e mezzo e altri 7 ponti. Non sono esattamente un fiore, gambe e, più che altro, stomaco mi fanno male ma di mollare non se ne parla. Supero i ponti, quando ormai ne mancano 3 riesco anche ad accelerare un poco. Sul rettilineo finale penso di sprintare ma sono troppo esausto per farlo, poi vedo tre corridori davanti a me, con un ultimo sforzo li posso superare e allora via con la volata. Ultimi 30 metri a cannone, supero i 3 runners subito prima del traguardo e stoppo il Garmin, 3h 24 e 59. Fantastico, sono felicissimo, grande sforzo ma il risultato è decisamente soddisfacente. Ancora di più se controllo la condotta di gara, la seconda metà di gara corsa quasi due minuti più veloce della prima.
Recuperata la volata finale mi incammino verso gli spogliatoi, trovo Alvin al ristoro (più che altro mi trova lui), ci abbracciamo e subito gli chiedo se il muro è caduto. Purtroppo non ce l'ha fatta ma per molto poco, 3h 3minuti e spicci il suo crono. Non sarà caduto il muro delle tre ore ma il tempo è veramente notevole! Complimenti vecchio, sei andato alla grande.
Poco dopo arriva anche Nino, ancora alla ricerca di zollette di zucchero, ed ho il piacere di fare la sua conoscenza.
Mi vesto e assieme ad Alvin ho il tempo per una pasta, un bicchiere di prosecco gentilmente offerto dall'organizzazione solo per noi e di apprendere della morte del pilota Simoncelli. Una brutta notizia che proprio non ci voleva anche se mi fa sempre riflettere il fatto che ci rattristiamo per la perdita di personaggi noti mentre tutti i giorni ci sono famiglie che piangono la scomparsa di illustri sconosciuti. Ma questo è un altro discorso che non mi va di affrontare qui.
Ho ancora il tempo di scambiare due chiacchiere con una bella atleta britannica che, alla sua prima maratona, ha chiuso sotto le 4h. Complimenti e non solo per la prestazione.
Ritrovo quindi Dario che ha chiuso la maratona con un ottimo 3h 44' e53, migliorando clamorosamente il suo precedente che andava ben oltre le 4 ore e Riccardo che ha terminato intorno alle 3h e 37. Da qui parte il lungo cammino che ci riporta a casa.
Una volta rientrato la prima persona che incontro è mio nonno: "Eora, cossa sito rivà?"
Secondo nonno, anche stavolta sono arrivato secondo.
Bel racconto. e soprattutto bella maratona. I complimenti te li ho già fatti ma non mi costa nulla rifarteli.
RispondiEliminaCiao.
Grande Giacomo Grande
RispondiEliminafortuna il vento soffiava contrario se no potevi arrivare secondo :) bravo drugo
RispondiEliminaBella avventura davvero la maratona, vale la pena correrla (anche) per raccontarla. Mi piace molto la filosofia del secondo posto
RispondiEliminaHai chiuso la seconda parte più veloce di 2 minuti della prima e la seconda parte, parola di Pizzolato, è ampiamente più impegnativa...vabè...Bravo!!!a Firenze ti auguro di arrivare.......SECONDO:-)CIAOOO
RispondiEliminaCiao DRugo e complimenti per la tua performance. Dire che sei stato bravo é poca cosa!!Speremo che a Firenze sia un' altra grande giornata. Arriveremo sicuramente secondi però!Ciao e ancora grande
RispondiEliminaUOMO HAI VISTO CHE GLI ALLENAMENTI DEL BRESS...!! EHEHEH GRANDISSIMO E BRAVO ADAUMENTARE NEL FINALE!
RispondiEliminaL'inglese era gnocca e il prosecco ottimo... quanto a te, inizierai a sudare per correre 42 km solo quando andrai sotto le 3:10, anche ieri eri fresco come una rosa, salute e fortuna ragazzaccio, di questo passo mi spazzerai via presto!!! (unghie da 90enne permettendo ;) )
RispondiEliminaè stato un piacere fare la tua conoscenza.
RispondiEliminadimenticavo sto ancora cercando lo zucchero
@Hal: Grazie, i complimenti fanno sempre piacere : )
RispondiElimina@Simone e Anita: Non so se parlo a Simone o ad Anita, immagino ad entrambi. Sempre un piacere incontrarvi.
@Arirun: Eh si, e pensa che se partivo un po' piu' forte magari riuscivo addirittura ad arrivare secondo ; )
@Caio: D'accordissimo. Una grande avventura bella da vivere e da ri-vivere una volta conclusa.
@teo: Sono particolarmente soddisfatto della seconda parte piu' veloce. A Firenze in effetti punto ad arrivare ancora secondo ; )
@Pasteo: Se il buongiorno si vede dal mattino a Firenze arriviamo secondi di sicuro !
RispondiElimina@Bress: Poco da fare, il tuo aiuto e quello di tutta La Fulminea sono stati preziosissimi. Ecco a che cosa serve avere una squadra alle spalle : )
@Alvin: Tutta invidia quella nei confronti delle mie unghie! : P Comunque non credere all'apparenza, sembravo fresco ma e' stata dura. Tu pensa a mantenere la condizione che hai ora che alla prossima maratona il muro crolla!
@nino: Il piacere e' tutto mio, dammi il tuo indirizzo che ti spedisco un container di zollette.
@Gigio: Mi sono dimenticato di citarti nel blog! Perdono. Grande Gigio, pacer delle 3h e 50 preciso come un orologio svissero!
Vederti sfrecciar via come una spia è stato un piacere!
RispondiEliminaOttima la medaglia d'argento... ;-)
complimenti per la "condotta di gara" esemplare.
RispondiEliminagià, bella impresa la maratona... chissà, prima o poi ci provo.
Luca (di Musano)
Grandissimo drugo , è sempre un onore correre al tuo fianco (anche se per poco visto che poi scappi via)e un piacere leggere le tue cronache
RispondiEliminaDario
@Fatdaddy: Bello ritrovare anche te. La prossima volta con scarpe e pettorale pero'!
RispondiElimina@Luca: Grazie Luca! Certo che ci devi provare. Tra l'altro, per finirne una, non ti manca cosi' tanto.
@Dario: Bravo che hai commentato. Se non commentavi ci rimanevo male.
A me piace citarti nei miei racconti...per cui vedi di continuare a correre : )