(Seconda Parte...)
La mail dice: "ci sono state delle esplosioni all'arrivo della maratona". Niente di più. Accendo la televisione e penso che si tratti di qualche petardo o cose così ma le immagini che giungono dallo schermo mi fan capire ben presto che la situazione è ben più grave.
In poco tempo cominciano a girare voci di attentato terroristico e la sensazione di euforia, che fino a poco prima mi pervadeva, scompare del tutto. Per prima cosa mi assicuro che gli amici presenti a Boston fossero sani e salvi ed al sicuro. Per fortuna è così. Da li cominciano a rimbalzare notizie contrastanti. Prima pare che siano stati ritrovati altri ordigni inesplosi, poi sembra che ci siano state altre esplosioni. Continuano ad arrivare immagini, testimonianze e una gran confusione.
Da casa la gente mi contatta preoccupata. Cerco di tranquillizzare tutti e di vivere la situazione nella maniera più razionale possibile. Mi contattano vari giornalisti, chi per email, chi per telefono. Finisco su
La Stampa e su altre
testate locali riuscendo invece a schivare l'intervista di un paio di TG locali che mi richiedevano di raccontare emozioni e dettagli che non volevo e non sapevo dare (a tal riguardo, torna sempre utile questo
capolavoro).
Da li in avanti le notizie e le sensazioni si evolvono. La paura iniziale lascia via via il posto ad un sentimento diverso. Forse è orgoglio, forse è senso di giustizia ma, alla fine, emerge sempre più evidente il sentimento della città di non lasciarsi sopraffarre da gesti di questo tipo. E di pari passo con Boston va anche il mio stato emotivo. Se, una volta appreso delle esplosioni, pensavo sarei rimasto rinchiuso in hotel per tutto il tempo, una volta vista la reazione dei bostoniani ho cambiato idea. Non c'è da aver paura. Suonerà retorico ma la realtà è che anche la paura va meritata. In questo caso, gli autori di un gesto come quello compiuto all'arrivo della maratona di Boston, non si meritano proprio un bel niente. Nemmeno la paura.
Il resto della storia lo conoscete già. Ne ho scritto
qui e
qui e, a distanza di tempo, non ho cambiato idea. L'anno prossimo si torna a Boston a correre e festeggiare la maratona più bella cui mi sia capitato di prendere parte.
Chi viene con me ?
a conferma dei sospetti, da più parti arrivano prove del false flag: ciò non toglie che la paura è stata tanta e che tu abbia fatto una gran bella gara!
RispondiEliminaps. mi piacerebbe, ma temo sia oltre le mie possibilità...
"La paura va meritata", bellissimo concetto!
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