(Prima Parte...)
Realizzato che, si effettivamente, la partenza è questa, non resta che attendere gli ultimi istanti. Il momento dello start si avvicina ed ecco che viene osservato un momento di raccoglimento in silenzio in memoria delle vittime della sparatoria di Newton. Terminato il momento di silenzio parte l'inno. Ormai al via manca davvero poco. Rimango un po' deluso per l'assenza del passaggio dei caccia ma poco male. C'è comunque un bel sole che splende e tanto mi basta.
Alle 10.00 lo starter esplode il colpo che da il via alla gara. Io e l'amico Massimiliano ci diamo l'in bocca al Lupo e partiamo. Il serpentone comincia a muoversi e, in poco tempo, mi ritrovo a passare sopra alla linea di partenza. Si aprono le danze, comincia la maratona di Boston.
Si parte in discesa, e questo si sapeva. Ma la discesa è davvero bella tosta. Trattengo le gambe e penso a fare poca fatica. L'operazione pare riuscire, osservo il nutrito gruppo di runners davanti a me dal punto più elevato in cui mi trovo, l'ondulazione della strada permette di scorgere chiaramente la massa di maratoneti che mi precedono. I primi metri si corrono in mezzo ad un boschetto e le persone che si incontrano a bordo strada sono poche. Ma è solo un attimo. Ben presto il boschetto lascia posto a case e a giardini e la presenza di persone che urlano ed incitano, da qui in avanti, è costante.
Terminata la discesa iniziale si sale leggermente per poi ridiscendere ancora. E' un continuo saliscendi, nella prima parte si scende più che salire ma, comunque, non c'è un tratto di piano che sia uno.
Lungo il percorso incontriamo una serie di paesi che non aspettano che il nostro arrivo. Probabilmente il passaggio della maratona è l'evento che attendono più di ogni altra cosa all'interno dell'anno. Sono tutti agghindati con cartelli, bicchieri d'acqua, striscioni e quant'altro.
Al km 7 incrociamo un top runner africano a bordo strada. Ritirato. Dico a quelli che mi sono attorno in quel momento: "Forza ragazzi che uno è andato, la vittoria è più vicina!". Mi risponde un urlo di entusiasmo collettivo.
Qualche km più in la mi ritrovo a ridere per un cartello di un ragazzo che recitava: "Run faster, i just farted!" che tradotto è "Corri più veloce che ho appena scoreggiato!".
E poi, attorno al km 20, comincio a sentire un vociare più forte arrivare verso di me. Ben presto il vociare diventa un urlo acuto e allora capisco, è il Wellesley College.
In poco tempo mi ritrovo in un tratto popolato di studentesse del college femminile che offrono i loro baci ai maratoneti in transito. E' il delirio. Gente che si ferma buttandosi a pesce, altri che si scontrano con quelli appena fermati. Regna il caos. Ed è bellissimo. Non puoi fare a meno di sorridere. Osservo pensando al da farsi, poi non ci penso più e mi fermo pure io per un paio di "stampini" sulla guancia. Riparto inebriato. A che ritmo sto andando? A che km sono? Ma chissenefrega corro e basta nel mezzo della maratona più bella del mondo.
Mi riprendo quasi un km dopo con il passaggio alla mezza e mi ritorna in mente quanto realizzato già al passaggio del 10° km. Sto andando forte, poco sopra i 4'/km che vorrebbe dire finire la maratona con un tempone. Ci credo, anche perchè non mi sento stanco. Sto correndo bene e mi sto divertendo.
Qualche km dopo però il motore comincia a dare segnali di difficoltà. Si accendono alcune spie ed il percorso si fa meno semplice. E' sempre in saliscendi ma adesso si sale più che scendere. Accuso di brutto. In poco tempo passo da uno stato di grazia ad uno stato di crisi. Il fianco destro, sempre lui, comincia a dolermi e capisco che o le cose girano oppure devo archiviare i sogni di gloria. Resisto più che posso ma la situazione va peggiorando. Provo a rallentare, a respirare, a rilassarmi ma non c'è niente da fare. Corro sempre più contratto, la respirazione è estremamente difficoltosa e non ho altra scelta. Dopo il km 30 mi metto a camminare.
In un batter d'occhio vengo superato da una miriade di maratoneti. Pare di essere soli, in mezzo all'autostrada, nell'ora di punta. Sfrecciano da tutte le parti ed io non riesco a reagire. Il pubblico è commovente. Mi incita, mi sostiene e prova in tutti i modi a farmi ripartire. Ogni tanto ci provo ma desisto qualche centinaio di metri più in la. Fa veramente male e, in poco tempo, mi ritrovo esausto. Le gambe paiono non essere le mie, deboli e doloranti, no, non possono essere le mie.
Alla fine realizzo quello che c'è da fare. Correre per quel che si può e godersi la maratona. Gioco col pubblico, do il 5 a chiunque. Rispondo ai richiami e agli incitamenti. Funziona. La strada passa e bene o male mi avvicino al traguardo.
Intorno al quarantesimo km decido di farmi l'ultima passeggiata prima dell'arrivo. Mi guardo intorno e, dall'altra parte della strada, scorgo un altro maratoneta che avanza in maniera scomposta. Capisco subito che è allo stremo. E' sfinito. Barcolla come
Dorando Pietri all'ingresso dello stadio alla maratona di Londra. Gli altri runners lo superano concentrati sulla loro corsa. Allora attraverso la strada, lo avvicino e gli metto un braccio sotto la spalla. Appena sente il contatto si abbandona e mi ritrovo a sostenerlo. Scorgo un poliziotto, poco più avanti, quindi sostengo il runner e lo consegno tra le braccia dell'ufficiale. Faccio gli auguri al tipo e riparto verso il traguardo e un'ovazione si leva dal pubblico nei miei confronti. Vedi ogni tanto, a tralasciare gli obiettivi cronometrici in maratona!?!
Corro gli ultimi 2 km tra pubblico e sofferenza. Sono sfinito, ho lottato con la mia condizione fisica, con la fatica e con una vocina che continuava a dirmi di fermarmi e di prendermela comoda. Imbocco il retilineo finale dopo un ennesima salita e mi porto sul lato sinistro della strada dando il 5 a tutta la fila di spettatori. Incredibile vedere come si sporgano quando vedono un runner che sta al gioco. Purtroppo proprio da quel lato avverranno le esplosioni circa un'ora dopo.
Completo anche l'ultimo tratto e finalmente taglio il traguardo in 3 ore 7 minuti e 30 secondi. Esulto. Non sono soddisfatto del tempo ma sono soddisfatto di aver portato a casa la maratona. E mi è costato molto. Ho davvero fatto una corsa di resistenza. Avanzo lungo la strada, ricevo la mantellina di stagnola e, finalmente, la tanto agognata medaglia.
Me la mettono al collo e subito la prendo in mano e la guardo. E' proprio bella. Avanzo continuando a fissarla e a studiarne i particolari. Me la gusto. E mi vien da pensare che me la sono proprio guadagnata. Ho stretto i denti, ho lottato e quella medaglia è il giusto riconoscimento per aver onorato questa maratona fino in fondo. Tra le medaglie che ho a casa so già che questa ha un posto speciale.
Il tempo di raccogliere un po' le idee ed ho già deciso che di gare belle come questa ancora non mi era capitato di correrne. Tutto quanto si dice di bello sulla Boston Marathon è pura verità. Ed il fatto che l'elevata aspettativa non venga delusa le conferisce un valore ancora più elevato.
Cammino continuando a stringere la medaglia e a sorridere soddisfatto e fiero.
Quindi vado a recuperare la mia sacca con gli indumenti. Mi cambio velocemente e vado verso la metropolitana per rientrare in albergo.
Lungo la strada la gente comincia a fermarmi e a farmi i complimenti per la maratona appena corsa. "Congrats!", "Good Job Man!" e via così. Sul vagone del treno un signore mi chiede in che tempo ho chiuso e alla mia risposta si complimenta per l'ottimo risultato. Altre persone sedute sentono il discorso e, tra di loro, si scambiano commenti sulla mia prestazione: "Hey, ha fatto 3 e 07, è un buon tempo!". Non posso fare a meno di sorridere. Inebetito ed inebriato. Mi sento il re del mondo. Se prima avevo deciso che era la maratona più bella che avevo mai corso, ora penso che è il viaggio più bello che ho mai fatto.
Vorrei rimanere in giro, con la medaglia al collo, in eterno, ma arrivo alla mia fermata e devo scendere. Rientro in camera dopo un ulteriore bagno di complimenti e qui controllo il telefono dove mi è arrivata un'email.
In un attimo tutto cambia.
(continua...)
Grande Giacomo! Non ti conosco personalmente ma ho sentito parlare di te! Sei davvero un grande! Ciao, Livio
RispondiEliminaGrazie mille Livio. Un piacere leggere il tuo complimento. Chissà, magari poi mi conosci personalmente ed il giudizio cambia :)
EliminaGran bel racconto Giacomo, sembra quasi un film! La fitta ti ha dato noie anche alla Due Rocche, lo ricordo bene.. Come ti capisco. Io sto risolvendo pian pianino insistendo sugli addominali e provando a correre forte in discesa per sottoporre tutto il tratto viscerale a fortissime sollecitazioni.
RispondiEliminaLa fitta è un problema che si presenta quando tiro troppo o quando il fisico è in condizioni precarie. Proverò a lavorare sugli addominali come hai suggerito tu. Vediamo se funziona.
EliminaNegli States c'ho messo piede solo una volta, per 3 settimane. L'ho girato in lungo e in largo e mi ha lasciato un'impressione molto positiva, soprattutto la gente. Prima o poi la correro' anch'io Boston. Bella, Dude!
RispondiEliminaLa gente è molto cordiale e gentile. Anche a me piacciono molto gli americani in questo senso. Boston va corsa, prima o poi!
EliminaSpesso per cercare il tempo o la prestazione si perdono dettagli assolutamente indescrivibili. Dopo Londra mi sono ripromesso, prima o poi, di rifare una "big" tranquillo, semplicemente per godermi appieno l'atmosfera, quindi macchina fotografica e via!
RispondiEliminaE faresti bene GianMarco. Comuqne Boston fatta bene, per uno veloce come te, dovrebbe poter dare delle belle soddisfazioni.
EliminaPoi ci torni e la fai piano :)
Infatti, l'obiettivo è quello... una volta in spinta, una volta in relax, almeno per 4 WMM su 6.
Eliminagrande Giacomo! un tempone tenuto conto che hai camminato un sacco :)
RispondiEliminaMa si infatti, non ci lamentiamo : )
EliminaNon spiana mai,secondo me non ci si rende conto del tutto di quello che vuol dire finché non si prova..
RispondiEliminaAbbiamo fatto un gran tifo e andavi talmente bene che il finale mi ha un pò stupito,stupore che è rimasto nel leggere quel tempo associato alle difficoltà che hai appena descritto..
Per me NY rimane un filo meglio come maratona-vacanza,pur riconoscendone i difetti per il nome che ha e pur avendo lasciato un pezzo di cuore a Boston,città più vivibile,intima e di grande cultura sportiva..
Complimenti Giacomo!! 😉
Racconto avvincente come del resto lo è stato per me seguirti in diretta sul sito dal pc del lavoro...Good Job Jack!!!
RispondiEliminaThanks man :) Next time we'll run together!
EliminaIl mio commento di stamattina si è volatilizzato.... :(
RispondiEliminaRicapitolando...maratona che non spiana veramente mai e solo correndola si capisce il disagio che crea..
Abbiamo fatto un gran tifo per te,andavi talmente bene che il finale mi ha un pò stupito,stupore rimasto dopo aver letto delle difficoltà che hai incontrato associate al tempo che hai comunque portato a casa..
Continuo a preferire NY come maratona-vacanza,pur con i difetti che hanno accompagnato la sua notorietà e pur avendo lasciato un pezzo di cuore a Boston,città più vivibile,intima e di grande cultura sportiva..
Ciao Giacomo e Complimenti! ;)
Curioso, anche perchè la notifica via email mi era giunta e l'avevo letto da li.
EliminaGrazie per il tifo, bello sapere che in tanti mi seguivate da casa e grazie anche per i complimenti : )
Io tra le due, preferisco Boston come maratona. Come città forse New York sta avanti ma con Boston ora mi lega un rapporto particolare.
Molto bello. Mi hai fatto riprovare certe emozioni indimenticabili... La medaglia è un elemento essenziale, altamente simbolico, come la bandiera. Bravo Giacomo!
RispondiEliminaGrazie Mariano, felice di aver risuscitato qualche emozione piacevole.
Elimina...certo che a leggere di racconti così belli e di corse così, forse il mio infortunio passa prima. Mi fai una maratona al mese?
RispondiEliminaConcordo ma soprattutto... la terza parte???
EliminaI enjoy reading an article that can make
RispondiEliminapeople think. Also, thank you for permitting me to comment!
My blog :: http://sbookinshay29.blogspot.com
bel viaggio, bella avventura, mi immagino il viaggio, l'area, la vista dell'oceano, l'arrivo, .....deve essere stato fantastico
RispondiEliminail crono a volte rimane un dettaglio
tanto dentro di noi sappiamo il nostro valore, il tempo e l'ottima prestazione ci caricano, ma ogni tanto dobbiamo accettare il fatto di essere umani, e tu l'hai fatto nel migliore dei modi!!!!